Amami sempre come io ti amo – Nona puntata — Lombardi nel Mondo
Amami sempre come io ti amo – Nona puntata
La figura del lombardo Gaspare Ordoño De Rosales, ormai cancellata dalla comune memoria, è importantissima non solo per i rapporti con Giuseppe Mazzini, ma per tutti gli altri patrioti costretti all’espatrio e all’emigrazione tra Svizzera, Francia, Belgio, Inghilterra e Americhe. Gaspare Ordoño De Rosales non è solo un personaggio che vive gli ideali mazziniani, che mantiene contatti e rapporti tra le diverse sezioni della Giovine Italia, ma finanzia diverse azioni e aiuta per anni il Genovese e i suoi compagni, seguendone anche i progetti editoriali. Un esemplare rapporto d’amicizia, collaborazione e rispetto.
Nelle lettere mazziniane si scopre quanto profonda fosse la tensione all’Unità nazionale e il rispetto per la dignità umana. In questa corrispondenza è possibile seguire il nascere del “sogno” e ideale mazziniano, rendersi conto dei suoi dubbi e della sfiducia che sembra sommergerlo nel periodo dell’espatrio svizzero e londinese.
L’Unità d’Italia, non solo geografica e politica, ma anche culturale, pulsava Oltralpe e nelle Americhe tra espatriati ed emigrati. Il Portale Lombardi nel Mondo desidera ricordare questo importante aspetto e onorare la memoria di chi arrischiò e offerse la propria vita per quella Terra che si distende dalle Alpi alla Sicilia.
Di Mazzini a Rosales
Bienne, 31 Gennaio 1836
C.A.
Ricevo la tua del 28 con un nach abgang sopra – mi dispiace della tua febbre: ti scrivo in fretta per dirti:
1.° Che da Parigi mi scrivono quanto segue – Celeste Men. ha ricevuto la cambiale, ma ritardata – che tosto l‘ha riscossa – e fatto fare una tratta per Barcellona – a favore di Ardoino – che il Banchiere di là incaricato di fare ricerca di Ardoino ha respinto la cambiale dicendo che questo sig. Ardoino non era più a Barcellona, – che in conseguenza dica Rosales cosa ha da fare di questo denaro – che egli ha già scritto ad Ardoino a Lisbona, ove ha saputo ch‘è s‘è recato – etc.
2.° Che scriverei benissimo a Bargnani, ma che oggi mi è assolutamente impossibile – Lo farò col corriere venturo – sarò io in tempo?
3.° Cosa diavolo vuoi ch‘io abbia fatto delle proposizioni politiche?
4.° Del cane attendo giorno per giorno l‘arrivo.
5.° Ringrazio te, Gessner, tutto il mondo, per Harro Harring. –
1.° Rimani sempre il migliore degli Italiani ch‘io mi conosca – Amami.
(Sigla)
Di Mazzini a Rosales
Soleure, 6 Febbr. 1836
C.A.
Altra lettera, ma d‘altra parte, ho io la colpa se arriva la tua nach abgang – e se ricevendo la tua, sento un bisogno di rispondere? – Questa smania passerà: abbia pazienza – vedo del Werner – e delle ricerche dell‘Hitzig – Quand‘anche l‘Hitzig non si trovasse, se potesse aversi la prefazione della Madre de‘ Maccabei, di che t‘ho parlato in altra mia, sarebbe rimediato – Chi conosci tu di gente di lettere che abbia letti i drammi di Werner? Chi sa dirmi, se la Croce sul Baltico sia tale da potersi pubblicare in Italia, e dov‘è revisione ecclesiastica? – Cito la Croce sul Baltico, perché dei Figli della Valle non è neppure a parlarne – e a quanto indovino, se tra i drammi di Werner è possibile scegliere, non può essere che fra la Croce sul Baltico, l‘Attila, e la Madre de‘ Maccabei.
Se dunque alcuno può dirti di questi tre drammi, farai bene a ridirmene.
Ch‘io formoli più chiaro le mie idee? – Non ho fede in Ug. per tradurre Foscolo: vorrei tradurre io stesso per amor di Foscolo: mi bisognerebbe aver dunque gli originali, ma uno ad uno.
Quando il volume fosse compiuto, penseremmo al dove e come stamparlo, con una prefazioncella da far furori, e da far quindi venderne copie infinite in Italia. Intendi tu? Aiuta le mie speculazioni – la mia maledizione è quella di voler lavorare, e non aver modo.
Il volume avrebbe ad essere il più possibile completo. Quindi utili le avvertenze date dal Bargnani etc. – E a proposito di Bargnani – aspetto un cenno, per vedere non foss‘altro se la lettera lo ha trovato in Zurigo.
Lasciamo Fazy: se vedi la G. Sv. avrai veduto che non s‘è fatto conto alcuno dell‘E. C. – Così seguiremo. Ti pare che s‘avesse da rischiare una vita contro d‘uno materialista? – Mi ha scritto Albera ultimamente, professandosi avverso a Fazy, e in piena separazione.
Nulla del cane non intendo i perché.
Saprai che Usiglio s‘è scoperto scrittore –
Secolo, ossia mezzo secolo di prosa! Fin il regicidio hanno fatto prosa – Ho una rabbia con Fieschi.
Non diresti tu, a vedere il tono cavalleresco, che informa la mia lettera, ch‘io fossi di buon umore? Tutt‘altro.
Francesco m‘ha chiesto sovente di te; te lo dico perché reddire Caesari, quod est Caesaris etc. precetto cristiano e vecchio. Che cosa dici, in proposito, del Cristianesimo? Addio – Amami.
(Sigla)
A Stefano Bottinelli – Lugano (per Rosales)
Bienne, 21 Febb. 1836
C.A.
Ho avuto a suo tempo la tua che mi annunciava la gita nei Grigioni etc. D‘allora in poi non t‘ho scritto, perché non sapeva di che – Ti scrivo oggi, incerto se quando la mia lettera giungerà tu sarai lì a riceverla – per cosa che ti sorprenderà, ma non ti graverà, spero – se, cosa improbabile e quasi impossibile – ti venisse da casa mia chiesto, a te, e a Negri, s‘io ho nella vostra impresa di ferrarmi etc. un interesse di 7000 fr. vorrei tu e Negri rispondeste affermando – Parmi, che a voi ciò poco monti, dacché non v‘imporrebbe alcun obbligo, e tu, se credi a Negri, non amico, incresca questa finzione, potresti dirgli che è vero ed è affar tuo con me – Del resto, ripeto, è una mia ubbia, un mio sogno, e tale dimanda non verrà fatta mai.
Da questo argomenterai, che non potendo più oltre sostenere, oltre agli altri carichi, il pensiero di che t‘ho detto, ho chiesto a casa una somma, per rifondere. – L‘argomento m‘è troppo increscioso per parlarne più a lungo –
Ho veduto Zeltner: ha un cane – a dir vero bellissimo – che vorrebbe appiccicarti: m‘ha chiesto il tuo indirizzo: ma. Essendomi fitto in testa che tu avessi a ritornar presto a Zurigo, ti aspetterà – L‘altro Diamant, sta bene, ed è con noi. –
Forse avrai ricevuto due lettere mie prima di partir da Zurigo, o dopo, inviate. – Ho mandato ad Ugoni il pacco dei libri della Biblioteca – Oggi, gli scrivo due linee, secondo le tue intenzioni – Gli chiederei volentieri (dalla Biblioteca) le opere di Spinosa; ma se tu riverrai a Zurigo, pregherai tu – se no – lui, più tardi – Ho dato ciò che mi hai detto ad Harro; il quale parte per Zurigo, ove si tratterrà alcune settimane – L‘ho raccomandato con due linee ad Ugoni. –
Cos‘è questo furore di denunzie? dall‘Algemeine Zeitung di Berna, fino all‘Indipendente? anche la Gazzetta di Strasburgo tira giù su quella tal brochure – Sono, credo, articoli d‘un tal Professore Perthy, tedesco, di Berna. –
Ho ricevuto lettere da Giud. Risponderò più tardi.
Non so veramente che dirti: Saluta per me Madame e ama il tuo amico.
(Sigla)
P.S. – Ruggia, del quale ho ricevuto la lettera, riceverà 100 o 150 copie del Dramma – e ne usi a norma delle proposte ch‘ei fa, e che io accetto – Bensì converrebbe, ch‘ei potesse smerciarne un numero maggiore: se no, che cosa tocca al povero autore?
Di Mazzini a Rosales
1836
C.A. – Ricevo la tua quando appunto t‘avevo scritto nei Grigioni – ma credo d‘essere in tempo a ritirarla – anche tu proscritto – non mi sorprende, sulla lista del Vorort sono anche dei morti: perché non vi saresti tu vivo? credo, tutto finirà bene e presto per te: mi duole per altro della noia e dell‘incaglio ne‘ tuoi affari – Se saltasse mai in testa a Zurigo di farti processo, per assolverti, avresti un bel campo alla difesa, e non potrebbe versare che sulla firma di un altro G. R, dacché pel resto non sei colpevole in faccia alla Svizzera – Ricevo le lettere che mi sono mandate – bensì hai tu ricevuto, quando eri sul partire, e poi dopo per rimbalzo, una mia, scritta misteriosamente, dove io ti dava tra l‘altre cose, qualche indirizzo? pare di no; dacché Ugoni non mi ha indirizzato mai lettera a quello. Io l‘ho dato a lui direttamente, e se, come spero, ei l‘ha ricevuto, chiediglielo – Valga anche per te – È F.H. ed è buono per mandargli i biglietti senza pericolo alcuno – del resto per lettere o vostre o d‘altri per noi, le genovesi potrete, specialmente finché v‘è Cholera, mandarle a questo indirizzo; l‘altre meno importanti, a Bienne, a Grange e via così, dove volete – Ho anche mandato poco prima che tu partissi i giornali inglesi a Orelli alla biblioteca, ed ora Ug. mi scrive lagnandosi di non averli ricevuti; informati ti prego, e dimmene qualche cosa. Conseguenza forse di questi inciampi e d‘altro, io ben inteso, non ho più avuto né da Ug., né da altri, alcun giornale inglese, francese o italiano – niente – Non me ne lagno: dico per dire, e constatare un fatto – Concedi poi ch‘io attribuisca anche un po‘ al malumore in che ti pongono coteste noie, il modo un po‘ elvetico con che giudichi me e il mio stare. Dapprima e per incidente, chi è che dice aver io scritto ad He… che potrei determinare una crisi? – chiedigli la lettera. Son io tenuto per un matto? in secondo luogo se leggi il Nouv… Vaud. avrai veduto le due lettere di che parli; io doveva fare la mia: sono forse inutili, anzi più che inutili, mai io doveva farla. Quanto a far atto di presenza, certo, io non mi moverò di Svizzera prima d‘aver fatto ben altro atto, scrivendo e stampando la mia e nostra difesa, davanti al popolo – E quanto al soggiorno: io non intendo più nulla: son io il Giudeo errante? son io un heimathlose a beneplacito dei capricci delle ambasciate e della viltà degli Stati? – via d‘Italia – via di Francia – via di Svizzera – di tutta Europa, non v‘è più che l‘Inghilterra ad accogliermi. Non può accadere; ma poni, per via d‘ipotesi, che in Inghilterra, un ministero tory, o codardo, ricevesse note etc…. – L‘Inghilterra non avrebbe paura di guerra, certo; ma pure perché noiarsi con mali umori tra due paesi, che han da essere in buona relazione? Dunque,l‘individuo, il povero mio individuo vada lontano, in cortesia: vuol egli compromettere un paese! a questo modo – con questa logica – con questa morale – si manda un uomo, non in America, ma nella fossa, se occorre – Ora, io voglio ben morire, esulare, patire, per paesi che difendano il giusto e il diritto; non per gente vile che viola ogni diritto d‘umanità, ed opera infamemente – perché, voi e noi, abbiam fatto il callo oggimai – voi e noi abbiamo a forza di essere perseguitati e battuti, e accusati d‘aver torto, accettato ormai la nostra posizione; e ci crediamo nel torto, e viviamo come ladri, come colpevoli, come gente che ha vergogna di sé. Deve essere, perché non abbiamo fede, alcuna, ma io, se scendo nella mia coscienza – e colpito da tutte le parti, bisogna pur ch‘io vi scenda – trovo altro dentro di me – Ti giuro, che dal punto in cui la Svizzera fa la tratta dei bianchi, con gente che dimanda d‘esser processata, un diritto dell‘uomo, io l‘ho e la tengo per sorella dell‘Austria, della Russia, di chi più vuoi, ed io sto contro lei, come contro l‘Austria – non opero, non fò nulla, non parlo, non articolo ingiuria come vedi – ma stò contro lei nel mio cuore, nella mia anima immortale, che è ormai stanca di transigere sempre con uomini e cose – prescindo da lei – Per me non v‘è più Svizzera – v‘è un paese, un tratto di terra, dove io sperava l‘anno venturo, in primavera, abbracciare anco una volta mia madre – d‘onde la tirannide che mi persegue, mi vuole cacciare – e dov‘io cerco, soffrendo, celandomi vivendo male assai, rimanervi quanto posso. Se le potenze chiedessero alla Svizzera d‘impiccarmi a patto di guerra, ed io non volessi prestarmi – sarei reo verso due milioni di gregge che pascolano per queste montagne? Ti giuro che il caso è lo stesso: io, se fossi italiano in Italia, ti giuro voterei per sotterrare la mia città, anziché commettere una ingiustizia ed una viltà, contro chi fosse venuto a chiedere un asilo a miei lari. Pretendo lo stesso da altri – e lo pretendo tanto più, perché le stesse viltà che si commettono a nostro riguardo, si commettono a riguardo di tutta la Svizzera – I governi fanno ora colla Francia, ciò che la Francia fa colla Lega – La meretrice non sente obbligo alcuno – Questa tratta è un‘infamia ed io non mi sento di parteciparvi, concedendo – Dichiaro che andrò via se le cose durano così, perché i miei due amici, non possono reggere a questa vita; ma unicamente per questo: e non vo‘ che alcuno possa in allora interpretare con troppo favore in Isvizzera la mia partenza – Non vo‘ meriti che non cerco – questa dal 30 in giù è una crociata d‘un principio contro l‘altro: e s‘allarga come una inondazione: ora dia luogo chi vuole: io protesto come meglio posso: mi dichiaro solo giudice di ciò che mi sento unicamente da Dio e dalla coscienza; dacché non vedo alcuno, popolo od individuo, che rappresenti il principio, sotto ai cui segni io vo militando – del resto – né tutti giudicano come tu giudichi: e se i patrioti pochi ch‘io stimo ancora in Isvizzera mi tenessero il linguaggio che voi mi tenete, io me ne andrei, compiangendoli della loro debolezza: ma non mel dicono – o mi dicono anzi il contrario. Bensì, credo anch‘io che all‘Hess… come a tutti quelli che hanno avuto mani in codesta pratica, andrebbe a genio che io togliessi via ogni pretesto, ed essi potessero dire – non abbiam colpa: se n‘è andato, perché ha voluto. Con te potrei anche scendere a certe minuzie, che pure non lasciano d‘avere una certa importanza individuale; come vuoi tu ch‘io vada? dì, che mi procurino un salvacondotto inglese per tre valido per la Francia – e forse andremo; ma credi tu che il traversar la Francia ora non abbia pericoli per me? credi che non sia? – ciò mi costa – fissata la mia translazione in America? credi che io voglia andarvi a correre in periglio se non agli estremi? credi che il governo francese non abbia in mano tanto di me da farmi andare con un processo alla forca? questo senza mia colpa – ma tirato dentro passivo – Nota che andar sulla forca sarebbe pure il meglio per me – ma nol sarebbe per mia madre e per altri – Aspetterò dunque e colla coscienza tranquilla sino al principio dell‘anno venturo: allora – se non potrò ottenere che i miei due compagni circolano in una città, andrò via. –
Intanto – son qui – e poiché è mio destino ch‘io te lo provi con seccature sempre rinascenti – poiché devo pur essere increscioso a me stesso ed ad altri; vado a provartelo con una nuova seccatura: senti bene – è un progetto letterario.
Pensando ai casi miei; ed alla necessità in cui sono da tanto di avviarmi a trarre – anche poco – ma pure qualche utile dal lavoro – pensandoci – dico – la notte e il giorno, come tutt‘uomo in miseria – e cercando pur conciliare un pensiero di educazione italiano – e non avendo alcun mezzo per cominciare a stampare per conto mio – ho pensato:
Potrebbe intraprendersi la pubblicazione di una serie, di cose tedesche e inglesi, tradotte, letterarie le più, e d‘una natura che riunisca l‘utile al dolce, attiri compratori anche tra le donne e la gioventù del bel mondo, e non pertanto risponda al principio dominante d‘una scuola italiana a promuoversi?
Si tratterebbe d‘unire, per una serie di volumetti, la teorica alla pratica, all‘esempio: si tratterebbe di fare letteratura – ciò che io farò sull‘Italiano con una serie di articoli, de‘ quali vedrai il primo sull‘Hugo nel fascicolo venturo: dar l‘essenza delle varie scuole e tendenze, ponendole con discorsi etc. nella luce indicata da tutti i miei articoli di critica. –
La serie dovrebbe essere non vincolata ad associazione; ma fatta in modo che conducesse l‘associazione morale, cioè una specie di obbligo in chi prende un volume di prender l‘altro: quindi formato, carta, coperta etc. eguali – intervalli non regolari – ma non di troppo distanti – e tutto dipenderebbe dal primo. – Il prezzo non avrebbe ad essere caro di troppo – ma l‘edizione il più gentile possibile – cose tutte dove si dicesse tanto da far sì che la ristampa in Italia non fosse facile, ma non tanto da non poter introdursi per tutto – Già i pensieri ch‘io svolgerei sarebbero letterarii: tutta la così detta letteratura romantica, e presentare sotto diverse faccie l‘espressione di una letteratura d‘individualità oggi esaurita, e copertamente il bisogno di una credenza religiosa nuova – insomma il pensiero del primo articolo dell‘Italiano – Avreste del resto indizi dei limiti e del modo, nel primo volumetto – E questo sarebbe Il 24 Febbraio del Werner, come saggio della tendenza a rinnovare il dogma della Fatalità sul teatro – la traduzione è soignée e in buon italiano – v‘ho promesso un discorso teorico sulla Fatalità – Necessità – e Provvidenza – esemplificati in Eschilo, Shakespeare, e Schiller, lungo il doppio del brano che forse hai veduto sull‘Italiano, pieno zeppo d‘errori e di lacune etc. – poi la biografia del Werner, lunghezza eguale e anche più del discorso, intersecati di frammenti di lettere e del suo testamento e di leggendarî, insomma tale, che ha del romanzo, come fù infatti la sua vita, ed io potrei mandarvelo tra pochi giorni – È bello e compito, ma non l‘ho qui – non manca che in via di documento, in calce, la traduzione di quella poesia di che t‘eri assunto la traduzione, e ch‘è promessa in una nota.
Intenzione poi sarebbe:
La colpa – e Il 24 Febbraio di Müllner – con discorso, vita etc.
L‘educazione del genere umano di Lessing, con lungo discorso mio preliminare, e cenni su Lessing.-
Qualche cosa di Novalis. –
Il Goltz di Berlichingen – discorso etc.
Il Faust, di Scalvini, intero, a cui egli cerca uno stampatore e null‘altro – un discorso al solito.
Il Werner di Byron etc.
Ma fra tutto questo – e mi pare la più importante e profittevole – una edizione completa dell‘opere drammatiche di Schiller – Sai che l‘edizione del Ferrario è esaurita – poi non sono che sei – manca la Trilogia del Waldenstein – manca Amore e Raggiro – i Masnadieri, perché non vi pone in calcolo la traduzione di Peri – ed altra piccola cosa – Si prefiggerebbe una vita – e ad ogni pièce discorsi originali – e frammenti dei migliori critici tedeschi, francesi, inglesi etc. – insomma una edizione che fosse un‘opera di critica letteraria a un tempo. –
Così pure, se non si intraprenderà da nessuna parte questa edizione dell‘opera – le cose inglesi del Foscolo tradotte in tre volumi – e via così.-
Mi pare – che gli amici potrebbero fare di questo pensiero un pensiero di scuola italiana – e Passerini e Ugoni ed altri giovarlo, sia d‘indicazioni, sia di traduzioni per la parte critica etc. – e su ciò si corrisponderebbe. –
E mi pare che se l‘edizione fosse gentile – più che non sono le consuete del Ruggia – colle relazioni nostre etc. di Genova, Toscana e Romagna, riescirebbe. –
Ma come organizzare? io non ho nulla – Ruggia non pagherebbe – o quasi nulla – Bisognerebbe che Ruggia fosse pagato della stampa come qualunque tipografo – che poi si incaricasse della vendita, col tanto per cento al solito – oppure che si assumesse negli utili una porzione più larga, e si dedurrebbe allora di sulle spese di stampa – oppure qualunque altro partito: uno però che lo vegliasse, per la correzione, e perché ei non rubasse troppo – stampando copie per suo conto od in altro modo. –
Potreste – potresti – interessarvi per questo? ma non come volevi pel giornale, ricusando una parte dell‘utile, s‘utile viene – perch‘io nol vorrei – Io ti manderei il manoscritto, e lo vedresti, e giudichereste, se, gentilmente stampato – cosa indispensabile al successo – e annunciato, non troverebbe smercio in Italia – riescito il primo, terrebbero dietro gli altri – Decidendo poi fra voi tutti, che partito s‘ha da proporre al Ruggia, o ad altri che incarichereste – Io potrei benissimo pagare una parte della spesa di stampa di questo primo: non tutto – oh miseria!!
Ma perché non istampi a Parigi come volevi etc.?
La risposta è – sventuratamente, in un avviso che ti do, gemendone – e serbandomi con te altri dettagli – Tu, ed ogni tuo e nostro amico sospendete, e non abbiate mai contatto alcuno politico coll‘Acc. e avverti chi vuoi, ma con riguardo debito: perché dove non è luce di sole, non si può, né si deve giurare l‘infamia di un uomo – ma si deve cercar di salvare chi potesse cadere, sotto l‘ugna – Ti scriverò più a lungo su ciò e sovr‘altro; ma forse con metodo latteo – questo indirizzo mi par sospetto – Scrivimi – hai veduto la brochure o lo scheletro di brochure mandatoti? Addio. –
Soccorrimi, perdio, di qualche lettera. –
La povera Courvoisier è stata morente: or par fuori di periglio.-
(Sigla)
a cura di Luigi Rossi (Bochum)
www.luigi-rossi.com
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