“Il racconto di Nadia”, il nuovo romanzo di Amilca Ismael. — Lombardi nel Mondo

“Il racconto di Nadia”, il nuovo romanzo di Amilca Ismael.

E’ uscito, edito dal Gruppo Albatros, il nuovo romanzo dell’autrice mozambicana, varesina d’adozione. Una piena riconferma del suo talento di raccontatrice. Amilca, la regina delle storie, ritorna in Mozambico, sua terra di origine.

E’ tornata, Amilca la regina delle storie. Che anche in questa seconda opera ci ha colpito. Dopo aver raccontato in “La casa dei ricordi”, con affetto e intensità il valore e la ricchezza delle vite dei nostri anziani, ormai chiusi in una casa di riposo, con l’occhio di una donna attenta alla dignità, Amilca ritorna in Mozambico, la sua terra di origine. Lo fa, metaforicamente, con un viaggio in aereo tra Maputo e Lisbona, dove Nadia, la protagonista della narrazione, racconta la propria vita alla giovane Elisa, compagna di viaggio.

 

Un romanzo dalla tela fitta il cui filo Amilca dimostra di saper dominare, mostrando i conflitti interiori di una madre cattolica che, per amore dei propri figli, accetterà di vivere all’ombra del marito mussulmano e di una seconda moglie. Le vite di Nadia, dei suoi genitori, dei loro avi, di fratelli e sorelle, si snodano sullo sfondo della storia del Mozambico e della sua capitale. Dagli orrori della schiavitù, fino all’indipendenza nel 1975. Dalla dominazione portoghese, alla guerra civile. Fino al trattato di pace che venne firmato proprio in Italia, dalle due fazioni FRELIMO e RENAMO grazie all’intervento della Comunità di Sant’Egidio, a Roma.

 

Un mondo che appare forse lontano dalla vita di una provincia soffocante come quella varesina, ma che ci fa toccare, con mano, le ingiustizie vissute soprattutto dalle donne africane, basti ricordare non a caso, la campagna NOPPAW che chiede un premio Nobel per le protagoniste della vita quotidiana e dell’attività politica e sociale del terzo continente. Intanto, come abbiamo ricordato in queste pagine Amilca Ismael è stata eletta “Donna dell’anno”, proprio per il suo impegno sociale dalla vicina Svizzera. Ed è diventata il simbolo di una integrazione possibile, di quella generazione di “stranieri di nome ma italiani di fatto” che solo i più ostinati si impuntano a non vedere.

 

Concludiamo precisando che “Il racconto di Nadia” non è solo un esempio di letteratura della migrazione. E’ uno sguardo necessario che ognuno di noi dovrebbe compiere sul passato, sulle proprie origini. “Ogni persona è una matita posta tra le mani di Dio, uno strumento docile del quale il Signore si serve per scrivere la sua storia” diceva Madre Teresa di Calcutta. Amilca ha questo dono, ci auguriamo che possa proseguire sempre con maggiore consapevolezza in questo viaggio, senza smettere mai di raccontarci le sue storie. E le nostre.

 

Per informazioni sulle prossime presentazioni del libro potete visitare il nuovo blog dell’autrice: http://amilcaismael.wordpress.com

 

Rosy Battaglia

 

www.varesenotizie.it

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