LE GRANDI INTERVISTE: Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera — Lombardi nel Mondo

LE GRANDI INTERVISTE: Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera

Prendendo spunto dall’affermazione del Papa, “siamo alla vigilia di una terza guerra mondiale”, Christian Flammia intervista Antonio Ferrari sulle inquietudini del nostro tempo, le prospettive per l’Europa con una conclusione su Expo 2015 di Milano

Buongiorno Antonio, vorrei iniziare dalle parole di Papa Francesco:

1) L’ affermazione del Papa in cui diceva che “siamo alla vigilia di una terza mondiale” oggi è ancora più attuale ?

Sì, sicuramente. Quel che vediamo e ascoltiamo ogni giorno ne è la conferma più fedele. I conflitti si stanno moltiplicando; molti Stati si stanno disgregando, e l’ultimo esempio è lo Yemen. Il terrorismo cresce d’intensità, anche se pare non sia più importante il numero degli estremisti pronti ad uccidere e a morire essi stessi, quanto la capacità di colpire all’improvviso, alla cieca, quasi singolarmente o con pochi complici. Ecco perchè la difesa e la protezione di luoghi e persone è praticamente impossibile. Papa Francesco aveva parlato di “una terza guerra mondiale a tappe”. Visione straordinariamente vera. Mi pare che tra queste “tappe” si colga anche un crescente degrado umano. Se è vero quel che abbiamo ascoltato, persino l’atto di togliersi la vita non è più un gesto singolare, disperato ed estremo, ma l’egoismo porta il suicida a trascinare nel baratro anche centinaia di innocenti. Davvero orribile. Sarebbe bene riflettere su questa catastrofe di valori.

 

2 ) Cosa sta succedendo in Medio Oriente ? La situazione pare ormai fuori controllo ..

E’ un vero disastro. Se volessimo tracciare un grafico mediorientale, vedremmo che in crescita vi sono soltanto disgregazione e instabilità. Il conflitto tra israeliani e palestinesi, che è la madre di tutti i problemi della regione, e tutti lo utilizzano come pretesto, non si risolve. Anzi, il processo di pace è davvero congelato nell’egoismo delle parti. Eppure, sia Israele sia i palestinesi (penso a tutti i palestinesi, i laici di Ramallah e i fondamentalisti di Hamas a Gaza) avrebbero tutto l’interesse a riprendere il negoziato e a rilanciare la speranza di veder realizzati i due Stati – Israele e Palestina – che vivano l’uno accanto all’altro in pace e sicurezza. In particolare, questa scelta è urgente soprattutto per Israele perchè, come sostengono i più celebri demografi israeliani, tra qualche decennio vi sarà uno Stato ebraico con una maggioranza arabo-musulmana. Quindi uno Stato binazionale, che non credo convenga neppure al governo che sta varando il vincitore delle ultime elezioni, Benjamin Netanyahu. Questo, lo ripeto, resta il problema numero uno. Il resto del Medio Oriente è una regione sgretolata. La Siria squassata dalla guerra civile, incendiata negli ultimi tempi dalle brutali violenze dell’Isis; l’Irak indebolito dallo strapotere dello Stato islamico che in realtà è un “Non Stato”; l’Egitto tiene con il pugno di ferro di Al Sisi, ma l’Alto Sinai è un focolaio di estremismo; la disgregazione libica, arrivando al Nord Africa, è sotto gli occhi di tutti. La Tunisia era l’unico Paese dove la “primavera araba” poteva dirsi quasi realizzata. Purtroppo lo spaventoso attentato dell’inizio di marzo al museo del Bardo l’ha fatta ripiombare in un baratro di paura. E se ci allontaniamo di poco, allargando l’orizzonte del Medio Oriente, ecco lo Yemen, dove si disegna, sinistro, lo scenario di una guerra feroce tra sunniti e sciiti. Una fase davvero drammatica, e speriamo sia solo una fase. Anche se, onestamente, il rischio di un ulteriore peggioramento è molto alto.

 

3) Come vede la situazione in Europa ? C’e’ una minima possibilità di ripresa?

Beh, sì. Nonostante le troppe Cassandre, lo scenario si sta stabilizzando nell’Unione europea. Il massiccio intervento della Bce di Mario Draghi, il deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro (che favorisce le esportazioni), e la discesa – almeno finora – della bolletta energetica sono elementi che favoriscono indubbiamente la potenziale ripresa. Resta la Grecia, ma anche sulla Grecia il nuovo scenario diventa meno drammatico. Quello tra Atene e i vertici europei è un matrimonio, magari svogliato e stanco, ma indissolubile. E poi il rischio-contagio, in caso di uscita della Grecia dall’eurozona, è troppo alto.

 

4) A pochi giorni dall’avvio di Expo 2015, se la sente di fare un appello per la città di Milano e i per suoi cittadini?

Non mi chieda appelli. Non ci credo. Non ne ho mai fatti, perchè sono soltanto un’inutile passerella di vanità. Un caro amico e grande collega, il compianto Marco Nozza, storico inviato del “Giorno”, negli anni ’70, durante gli anni del terrorismo e della notte della Repubblica, aveva coniato una battuta irridente: “Strano Paese, la nostra Italia. C’è chi fa l’appello e chi fa la pelle”. Per risponderle, posso solo esprimere la speranza che l’Expo sia per l’Italia e per Milano una concreta, straordinaria opportunità. Quando c’è da metterci la faccia per davvero, l’Italia dà quasi sempre il meglio. Quasi sempre però…..Mi viene in mente una battuta di Ennio Flaiano: “Siamo il Paese del diritto, ma soprattutto del rovescio”.

a cura di Christian Flammia

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