Storia dei migranti pugliesi a Milano — Lombardi nel Mondo
Storia dei migranti pugliesi a Milano
La “Grande” Milano compie il suo ennesimo miracolo: accogliere e offrire lavoro agli emigranti pugliesi di buona volontà. L’esempio di Dino (Berardino) Abbascià tramandato ai giovani conterranei che scelgono Milano come loro città adottiva. Ne parliamo con Agostino Picicco, coordinatore delle Presidenze di Facoltà dell’Università Cattolica, che muovendo dal legame di amicizia, offre una sua qualificata testimonianza
I pugliesi a Milano sono circa 85.000 e rappresentano una presenza visibile, stimata, operosa. La storia di Dino Abbascià, così come è avvenuto per altri pugliesi che a Milano hanno trovato lavoro, inserimento e affermazione, segue un leitmotiv che dalla metà degli anni Cinquanta vede un uomo costretto a distaccarsi dalla famiglia per venire a lavorare nella metropoli lombarda.
Ne parliamo con Agostino Picicco, coordinatore delle Presidenze di Facoltà dell’Università Cattolica, che muovendo dal legame di amicizia, offre una sua qualificata testimonianza nel libro Non molliamo, ragazzi! Dino Abbascià amico carissimo, con la prefazione di Carlo Sangalli e le Testimonianze di Camillo de Milato, Erminio De Scalzi, Antonio Mazzi, Michele Emiliano, Francesco Spina, Livia Pomodoro, Albano Carrisi, Giovanna Mavellia, Donatella Prampolini, Maria Luisa De Natale, Patrizia Danova, Giuseppe Selvaggi.
Il primo impatto con la capitale morale d’Italia, avviene come per tutti gli emigranti in Stazione Centrale: “Com’è grande!”, è l’esclamazione, mix di stupore e incredulità, che accompagnerà le visioni di piazze, strade, viali, corsi, monumenti, svincoli autostradali e ferroviari. Poi, gli inizi a 13 anni come garzone in un negozio di frutta e verdura. La paga? Vitto e alloggio e pedalare! Il tempo libero è quello della domenica pomeriggio, incollati alla radio con “Tutto il calcio minuto per minuto”. Qualche lira si rimedia la sera vendendo gelati al cinema Pacini. La tenacia al lavoro, valorizza il coraggio e l’intelligenza. La predisposizione all’attività commerciale e l’inventiva applicata al lavoro iniziano ben presto a emergere e nel breve periodo di soli tre anni, Dino, sovraintende un negozio con due dipendenti in via Canonica. Tra i primi accorgimenti adottati vi è l’illuminazione a giorno del negozio. Sa che la luce attira i clienti, incuriosisce, dà sicurezza, rende atmosfera.
Nella Milano degli anni sessanta, la famiglia si ricongiunge e agli inizi del decennio successivo, nascono le prime attività in proprio: il negozio di via Pacini 17 e l’esercizio di via Porta Nuova, ovvero la “boutique della frutta” che si trova di fronte all’Ospedale Fatebenefratelli. Studio e determinazione, implementati da nozioni sul marketing, sui mercati internazionali, leggi sanitarie e sindacali, sono le vie della strategia aziendale: eliminare i prodotti che non sono redditizi per dedicarsi alle primizie e frutta esotica da esporre nel negozio; ben presto i prodotti vanno a ruba!
Nel mentre Milano corre verso il futuro, le esigenze della clientela evolvono: “La sciura Maria è diventata … la dottoressa Maria e ne sa molto di più”. Nel periodo della Milano da bere, fornisce prodotti di pregio a consumatori e aziende. I complimenti e le pacche sulle spalle come imprenditore, si aggiungono a quelli che riceve come rappresentante e consigliere di Confcommercio Milano e componente della giunta nazionale e della consulta del presidente Carlo Sangalli: “Dopo che uno ha lavorato tanto si accorge di aver creato qualcosa”. Questi successi, uniti all’intraprendenza, lo consacrano Cavaliere della Repubblica e imprenditore di spicco a cui riconoscere il merito di essersi “fatto da solo”.
Ancor oggi questa realtà imprenditoriale rende la Puglia orgogliosa per questo suo figlio esemplare, sempre impegnato in prima persona nell’associazionismo e nell’aiuto verso popolazioni anche lontane, come per i bambini del Kenia ai quali ha donato una scuola costruita “mattone su mattone” proprio con le sue mani.
Amicizia, riproposizione delle proprie origini, inserimento sociale e professionale, attività culturali e di volontariato hanno costituiscono ed ancora oggi rappresentano gli impegni e le caratteristiche imprenditoriali e umane di Dino Abbascià, declinate anche sul versante dell’Associazionismo regionale pugliese.
Agostino Picicco vive a Milano dove lavora come coordinatore delle Presidenze di Facoltà dell’Università Cattolica. Ha vissuto a Giovinazzo (Bari) gli anni dell’adolescenza, partecipando attivamente all’associazionismo cittadino. Ha conseguito la laurea presso l’Università Cattolica di Milano e, successivamente, l’abilitazione professionale di avvocato e di giornalista pubblicista. Ha operato nella direzione di collegi universitari milanesi. Collabora come giornalista per riviste locali. Partecipa con ruoli di responsabilità alla vita di diverse aggregazioni sociali, in particolare coordina le attività culturali dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano. È componente del Consiglio Generale della Fondazione don Tonino Bello. Per Ed Insieme ha pubblicato i volumi Meridione ed emigrazione (2002), A Sud l’orizzonte si è schiarito (2003), L’amicizia: un’avventura meravigliosa (2006); I roghi accesi dal maestro (2008); Nel riverbero di cento ideali (2012); Ti voglio bene (a cura, con Giancarlo Piccinni) (2013); La semplicità delle piccole cose (2014); Vita da social (2015); Non molliamo, ragazzi! (2016). Per le Edizioni Messaggero Padova i volumi Padre Agostino Gemelli (2005), Armida Barelli (2007), Ludovico Necchi (2010). Per le sue pubblicazioni ha ricevuto l’attestato di Paladino delle Memorie.
Maurizio Pavani
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