Italiani nel Mondo: le cifre dell’Italia nel mondo – DECIMA PUNTATA — Lombardi nel Mondo

Italiani nel Mondo: le cifre dell’Italia nel mondo – DECIMA PUNTATA

Massimo Baldacci, nell’anno accademico 2005-2006, presentò la tesi di laurea: Italiani nel Mondo. Il problema della partecipazione alla vita politica nazionale. L’allora neolaureando, residente in Italia ma con parenti sparsi in diversi continenti, dichiarò di “aver voluto affrontare un argomento attuale in un’ottica politica ed emotiva, incuriosito dal motivo che spinse l’on. Tremaglia a dedicare una vita ai nostri connazionali all’estero”.

Importante, nel lavoro di Baldacci, risulta lo spazio dato alla discussione politica, i lavori delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato sino all’acceso dibattito parlamentare.

“Durante la redazione”, ha ancora affermato Massimo Baldacci, “ho scoperto quanto siano stati fondamentali (e lo siano tuttora) gli emigrati italiani per il nostro Paese, anche dal punto di vista puramente economico! Troppo spesso e troppo superficialmente, noi diamo per scontata la fama mondiale di cui gode l’Italia, fatta non solo di bellezze paesaggistiche, culturali e storiche, ma anche di impegno e sacrificio di chi ha lasciato il Paese alla  ricerca di una nuova e migliore vita.”

La tesi Italiani nel Mondo. Il problema della partecipazione alla vita politica nazionale è servita senz’altro a mettere a fuoco la realtà e i diritti dell’Altra Italia (il voto, come una maggiore partecipazione alla vita politica in Patria, era richiesto dalle associazioni dei migranti già nei primi anni del 1900).

“Gran parte degli Italiani all’estero sono i migliori ambasciatori che l’Italia possa permettersi. Persone che sono state costrette o hanno deciso di lasciare il proprio Paese alla ricerca di fortuna o semplicemente di una nuova realtà in cui affermarsi, sono solo da rispettare ed onorare: molto spesso penso che amino molto di più loro l’Italia, rispetto a noi che ci viviamo quotidianamente”, conclude Massimo Baldacci.

 

 

Gli italiani nel mondo rappresentano un enorme risorsa per il nostro Paese ed i numeri confermano le grandi potenzialità delle collettività italiane all’estero. I circa 4 milioni di nostri connazionali oltre confine sono sparsi in tutti in continenti: la maggior parte si concentra in Europa con 2.246.227 iscritti all’anagrafe consolare; seguono le Americhe con 1.564.833 cittadini italiani; l’Oceania che vede la presenza di 133.680 italiani; poi, l’Africa con 55.686 presenze ed, infine, l’Asia, sul cui territorio risiedono 25.977 nostri connazionali. (1)

A fronte degli italiani residenti oltre confine, ci sono 60 milioni di oriundi sparsi, figli, nipoti o pronipoti di italiani emigrati anni addietro alla ricerca di una nuova vita e stabilizzatisi nei Paesi d’arrivo. Una categoria molto importante è quella degli imprenditori (ai quali si aggiungono i circa 60 mila ristoratori italiani) che, con la loro fatturazione annua di circa 8 miliardi di euro, rappresentano un impero economico ed una grandissima opportunità per l’Italia, in termini di immagine nel mondo. Le cifre non si fermano qui: come non ricordare i 395 parlamentari di origine italiani, già ricevuti a Montecitorio e prossimi ad un nuovo incontro; oppure il 15 % dei sindaci degli USA, originari del Bel Paese ed ancora i molti missionari italiani, riunitisi per un convegno nel febbraio 2005.

Ci sono poi, i 93 Istituti di Cultura per la promozione della lingua italiana; le 71 Camere di Commercio; gli 84 Ospedali italiani, le 390 testate giornalistiche, le centinaia di radio e TV. (2)

Insomma, esiste un “Sistema Italia” che, se ben valorizzato, come sembra possa accadere con l’approvazione, oltre che del diritto di voto, anche di molti altri diritti per gli italiani all’estero, sarebbe capace di offrire enormi possibilità in termini di scambi culturali, politici ed economici al nostro Paese.

 

Conclusioni

 

Quattro milioni gli italiani all’estero, 60 milioni gli oriundi, 395 i parlamentari di origine italiana, 93 gli Istituti di cultura, 71 le Camere di Commercio, 84 gli ospedali italiani nel mondo, 3400 le associazioni italiane oltre confine, 390 le testate giornalistiche, centinaia le radio e le TV: questi sono solo alcuni numeri di quel “Sistema Italia”, come lo ha più volte definito il Ministro Tremaglia, che rappresenta la realtà italiana oltre i confini nazionali. Un’ enorme ricchezza per il nostro Paese, in passato, così come al giorno d’oggi: gli italiani all’estero rappresentano l’Italia nel mondo, sono gli ambasciatori della nostra cultura, delle nostre tradizioni, della nostra storia.

Lo Stato italiano, nel 2001, ha definitivamente concluso il suo lungo cammino verso la democrazia, dando il voto ai propri cittadini sparsi in tutti i continenti. Un voto proposto già dal lontano 1955 ed arrivato solo 46 anni dopo, a causa di rinvii e pregiudizi: il 20 dicembre 2001, con l’ultima votazione del Senato, gli italiani all’estero potranno dire la loro nella politica nazionale, eleggendo 18 propri rappresentanti nella Circoscrizione Estero.

Quella data rappresenta la linea di confine tra un’Italia chiusa ed incapace di aprirsi ai suoi cittadini all’estero ed un’Italia moderna che, in piena globalizzazione, riconosce “i suoi figli della diaspora”, dando loro voce nel Parlamento Nazionale. Un successo per tutti ed in particolar modo, per il Ministro Tremaglia che, da sempre, si è impegnato per questa “battaglia di civiltà”: una battaglia lunga, tormentata e ricca di delusioni, ma che, alla fine, ha premiato l’ostinazione e la passione con le quali il deputato di Alleanza Nazionale l’ha portata avanti. Riconoscenza e rispetto, dunque, all’attuale Ministro per gli Italiani nel Mondo, il quale, nel corso di questa lunga marcia è riuscito a creare un ampio consenso attorno alla sua proposta, superando ostilità e scetticismo, da sempre presenti verso un provvedimento portato avanti dalla Destra italiana. Questo pregiudizio fu, in qualche modo, riconosciuto dal senatore del PDS, Migone, nel 1993 in occasione della bocciatura al Senato, in seconda lettura, della Riforma Costituzionale che avrebbe istituito le Circoscrizioni Estere. Il senatore ammise le responsabilità della sinistra per il mancato voto agli italiani all’estero, attribuendone la causa alla convinzione che tale voto sarebbe stato un “voto di destra”.

Per oltre 40 anni le forze politiche italiane hanno considerato la questione “italiani all’estero” solo da un punto di vista elettorale e ciò ha impedito che per le nostre comunità oltre confine potesse essere fatto qualcosa. Una grave responsabilità, quella del Parlamento italiano, che solo con la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio è venuta meno, permettendo l’approvazione delle necessarie riforme costituzionali e della legge ordinaria (459/2001), (3) per garantire alle collettività italiane all’estero una propria ed autonoma rappresentanza.

Anche quest’ultimo aspetto è il risultato dell’instancabile lavoro del Ministro Tremaglia, il quale è riuscito a coinvolgere un’ampia maggioranza nella direzione di una rappresentanza “tutelata” per gli italiani all’estero. La famosa battaglia sull’articolo 8 ha visto accesi dibattiti e qualche “trappola” (come la richiesta di scrutinio segreto per tale articolo), ma alla fine il Parlamento ha saputo dare una risposta chiara e decisa in questo senso. A tal proposito, è interessante ricordare i numeri, fonti attendibili di verità: 465 Sì, 35 No e 12 astenuti alla Camera dei Deputati; 185 Sì, 1 No e 10 astenuti al Senato. Gli italiani all’estero, grazie a questa grande maggioranza, avranno 18 rappresentanti, scelti tra le loro comunità.

Credo che questo sia un aspetto importante della legge: i partiti italiani, con i loro giochi (pre)elettorali, non potranno interferire sulla scelta di tali rappresentanti che, appunto, proverranno direttamente dalla realtà italiana all’estero. Questa la motivazione principale che ha spinto il legislatore costituzionale ad istituire la Circoscrizione Estero con la modifica dell’articolo 48 della Costituzione e questa la volontà confermata dal Parlamento italiano. A garanzia di tale scelta, il Ministro Tremaglia, in sede d’esame del disegno di legge, chiese (ed ottenne) alcuni pareri di autorevoli costituzionalisti per togliere ogni dubbio circa la costituzionalità o meno del tanto contestato articolo 8.

Nonostante l’esito favorevole di quest’ultimi, ci fu chi mise in dubbio la loro legittimità, arrivando a definirli “servili”, solo perché richiesti dal Governo e, quindi, secondo i contestatori, accondiscendenti. La realtà dei fatti dimostrò,però, quanto largo fosse il consenso sul provvedimento nel suo complesso, arrivando in tempi rapidi all’approvazione. Approvazione, ripeto, avvenuta con grave ritardo nei confronti degli italiani all’estero e che, secondo molti, non potrà che essere un trampolino di lancio verso il riconoscimento di nuovi diritti e nuove iniziative.

E’ da tener presente che il voto ha provocato un meccanismo tale da aprire una finestra sull’“altra Italia”, attraverso il potenziamento delle reti di informazioni, degli Istituti di Cultura, degli scambi culturali, politici ed economici. Ci sarebbe da meravigliarsi se fosse vero il contrario: il voto non può che rappresentare un punto di partenza e non di arrivo. Dal 2006, in Parlamento siederanno, quindi, 18 rappresentanti di questa consolidata realtà dell’Italia all’estero, i quali porteranno un contributo notevole per ciò che riguarda i diritti (e doveri) delle comunità italiane oltre confine e non solo.

Molti, nel dibattito parlamentare, ad esempio, hanno auspicato che essi possano portare un contributo di maggiore sensibilizzazione per una nuova politica di solidarietà e di accoglienza nei confronti di quanti sono venuti in Italia in cerca di una vita diversa. Lo Stato italiano ha imboccato questa strada sulla quale dovrà insistere perché, finalmente, è risultata evidente l’enorme potenzialità rappresentata dagli emigrati italiani: partiti in periodi difficili per una vita migliore, con il lavoro e tanti sacrifici, hanno saputo conquistarsi quel rispetto che, troppo superficialmente, noi, oggi, diamo per scontato.

Aver sancito il diritto di voto, non deve significare aver raggiunto l’obiettivo finale, ma, come ha ricordato più volte lo stesso Tremaglia, a tale conquista deve, necessariamente, seguire tutta una serie di iniziative volte a garantire la tutela di molti altri diritti per i connazionali all’estero e a rafforzarne il legame con l’Italia. Su questa linea si sta muovendo il Ministero per gli Italiani nel Mondo e, sono convinto, sulla stessa strada dovrà proseguire chi prenderà il posto di Tremaglia, di sinistra, centro o destra che sia. Il lavoro compiuto non consente di poter tornare indietro o, addirittura, di sopprimere il dicastero per gli italiani nel mondo, come, già oggi, qualcuno vorrebbe. L’importanza di questo istituto è fondamentale e lo sarà ancora di più in futuro, quando comincerà la vera integrazione delle “due Italie”. Ciò non sta a significare che tutto quello che è stato fatto sia intoccabile, anzi, credo che sia giusto apportare delle correzioni e dei miglioramenti, a cominciare, magari, dalla Circoscrizione Estero: partire dai dubbi di chi si oppose alle sue dimensioni, durante la discussione parlamentare, per arrivare a trovare soluzioni che possano garantire una migliore rappresentanza, anche in termini numerici, aumentando, perché no, i seggi spettanti agli italiani all’estero.

Condivido quanto espresso da alcuni parlamentari durante il dibattito e cioè il fatto che si debba porre l’attenzione sul senso politico della legge, con tutte le sue implicazioni, e non concentrarsi eccessivamente sui tecnicismi, certamente non perfetti e migliorabili. Ciò che conta, quindi, è il significato profondo del voto agli italiani all’estero: con l’approvazione di tale diritto, si è innescata una reazione a catena che porterà al riconoscimento di altri diritti, che rafforzerà il legame tra i nostri emigrati e la Madrepatria e che aprirà una finestra su questa incredibile realtà.

Il risultato raggiunto, oltre a rappresentare un traguardo storico, deve essere un punto di partenza, dunque, per nuove proposte che possano dar vita ad un nuovo corso per l’Italia ed i suoi cittadini sparsi nel mondo.

 

Note:

1-  Dati ufficiali del Ministero degli Affari Esteri, aggiornati al 7 dicembre 2004. Per ulteriori informazioni, visitare il sito www.esteri.it/ita/4_29_190_96_154.asp

2-  Le cifre sono state fornite direttamente dal Ministro per gli Italiani nel Mondo, on. Mirko Tremaglia, nell’incontro svolto a Roma per l’intervista riportata al cap. 3.

 

3-  Ovviamente una parentesi, in questi anni di completo abbandono da parte delle istituzioni italiane nei confronti degli italiani all’estero, è rappresentata dall’approvazione della Legge sull’AIRE nel 1988. Ma, considerato che da quel momento sono dovuti passare 12 anni per vedere riformare la Costituzione, è facile comprendere come il periodo di svolta nella politica verso le collettività italiane all’estero sia rappresentato dalla prima riforma costituzionale del 2000.

 

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