Italiani nel Mondo: la discussione generale alla Camera- SESTA PUNTATA — Lombardi nel Mondo

Italiani nel Mondo: la discussione generale alla Camera- SESTA PUNTATA

Massimo Baldacci, nell’anno accademico 2005-2006, presentò la tesi di laurea: Italiani nel Mondo. Il problema della partecipazione alla vita politica nazionale. L’allora neolaureando, residente in Italia ma con parenti sparsi in diversi continenti, dichiarò di “aver voluto affrontare un argomento attuale in un’ottica politica ed emotiva, incuriosito dal motivo che spinse l’on. Tremaglia a dedicare una vita ai nostri connazionali all’estero”.

Importante, nel lavoro di Baldacci, risulta lo spazio dato alla discussione politica, i lavori delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato sino all’acceso dibattito parlamentare.

“Durante la redazione”, ha ancora affermato Massimo Baldacci, “ho scoperto quanto siano stati fondamentali (e lo siano tuttora) gli emigrati italiani per il nostro Paese, anche dal punto di vista puramente economico! Troppo spesso e troppo superficialmente, noi diamo per scontata la fama mondiale di cui gode l’Italia, fatta non solo di bellezze paesaggistiche, culturali e storiche, ma anche di impegno e sacrificio di chi ha lasciato il Paese alla  ricerca di una nuova e migliore vita.”

La tesi Italiani nel Mondo. Il problema della partecipazione alla vita politica nazionale è servita senz’altro a mettere a fuoco la realtà e i diritti dell’Altra Italia (il voto, come una maggiore partecipazione alla vita politica in Patria, era richiesto dalle associazioni dei migranti già nei primi anni del 1900).

“Gran parte degli Italiani all’estero sono i migliori ambasciatori che l’Italia possa permettersi. Persone che sono state costrette o hanno deciso di lasciare il proprio Paese alla ricerca di fortuna o semplicemente di una nuova realtà in cui affermarsi, sono solo da rispettare ed onorare: molto spesso penso che amino molto di più loro l’Italia, rispetto a noi che ci viviamo quotidianamente”, conclude Massimo Baldacci.

 

 

La discussione iniziò il 7 novembre 2001 e fu sostanzialmente rapida, se si pensa che dopo solo due settimane, il testo venne approvato e trasmesso al Senato. Nonostante ciò, fu un dibattito acceso, dove non mancarono polemiche, soprattutto in merito ad alcune questioni relative a parti specifiche della proposta di legge, come già era successo durante i lavori della Commissione. (1) La prima seduta si concentrò essenzialmente sulle linee generali della C.339, rimandando alle sedute successive le votazioni degli articoli e la relativa approvazione finale della proposta nel suo insieme.

Aspetto interessante di questo primo dibattito furono le osservazioni fatte dagli on. Boato ed Intini circa l’elettorato passivo della Circoscrizione Estero e le sue dimensioni “megagalattiche”. La riunione in Assemblea si aprì con l’intervento del relatore Soda, il quale, dopo aver ricordato la tenacia del Ministro Tremaglia nella sua più che trentennale battaglia per gli italiani all’estero e ciò che essi rappresentano nella storia dell’Italia, si soffermò su l’unica questione ancora aperta, riguardante la presunta (ed invocata) incostituzionalità del testo nel suo articolo 8. Egli richiamò l’art. 48 della Costituzione, specificando che con la riforma costituzionale del 2000, il legislatore, oltre a rendere più agevole il diritto di voto, volle anche configurarne una peculiare rappresentanza politica.

Infatti, proprio l’introduzione del terzo comma di tale articolo (Circoscrizione Estero) assume un significato aggiuntivo, cioè “quello di attribuire ai cittadini residenti all’estero il diritto, non solo di votare- questo è sancito già nel primo comma- ma, altresì, quello di avere una loro rappresentanza politica eleggendo candidati residenti ed elettori all’estero. Cosa che noi abbiamo esplicitato nella legge ordinaria di attuazione di questo terzo comma.” (2) Tale terzo comma riconosce, insomma, agli italiani all’estero il diritto ad una loro rappresentanza politica in ragione della particolare condizione in cui si trovano.

Nel concludere il suo intervento, egli affermò la costituzionalità del citato articolo, con riferimenti espliciti ad altri articoli della Costituzione, con i quali fu evocato un contrasto di fondo, come ad esempio, l’art. 67, secondo il quale ogni parlamentare esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.

A parere dei sostenitori dell’incostituzionalità dell’art. 8, infatti, creando una Circoscrizione specifica, con un elettorato passivo tutelato, vi sarebbe stato il rischio, inevitabile di un legame stretto tra elettore ed eletto, vincolando quest’ultimo e, quindi, violando l’articolo costituzionale sopracitato. A sostegno delle proprie tesi, l’on. Soda disse che ciò non sarebbe potuto mai avvenire perché il principio della libertà di mandato si realizza nel momento in cui il candidato viene eletto e l’esercizio pieno delle sue funzioni non viene ostacolato dal fatto che l’eletto rappresenti una parte (cosa, quest’ ultima, ovvia in una democrazia).

Il successivo intervento fu quello del Ministro Tremaglia, il quale sottolineò come la proposta di legge non appartenesse ad alcuna parte politica, ma fosse il risultato di una larga intesa per gli interessi generali, ringraziando tutti per il lavoro svolto, dal relatore Soda all’on. Boato, auspicando una rapida approvazione del testo per porre fine ad un grave ritardo dell’Italia nei confronti dei suoi concittadini all’estero, durato, ormai, troppi anni. A seguire, intervenne l’on. Intini che si soffermò sia sui mali delle enormi dimensioni delle ripartizioni nella Circoscrizione Estero, sia, soprattutto, sul problema dell’elettorato passivo in tale circoscrizione. Per quel che concerne il primo aspetto, dopo aver esposto le proprie perplessità, il deputato socialista espresse la propria rassegnazione per il lavoro svolto, in quanto, cambiare, a quale punto, avrebbe comportato anche un intervento in materia costituzionale ed, ormai, era troppo tardi. Sul secondo punto, invece, si sarebbe potuto migliorare la situazione. Nonostante il parere, richiesto ed ottenuto dal Ministro Tremaglia, ad autorevoli costituzionalisti durante la fase di lavoro in Commissione, per Intini, il discorso sull’elettorato passivo rimaneva un “assurdo giuridico”.

Anzi, ciò avrebbe potuto portare a delle stranezze future, arrivando, magari, a dire “che in Lombardia potrà essere candidato soltanto un cittadino lombardo.” (3) Sostenendo tale norma, verrebbe riservata, in concreto, la candidatura ai “professionisti dell’immigrazione” che, hanno sì il diritto a candidarsi, ma, non necessariamente, possono essere i candidati migliori. Ciò comporterebbe l’imposizione di candidati non pienamente conosciuti, a tutto svantaggio dell’elettore che, con molta probabilità, conosce meglio un compaesano che vive nella regione d’origine o un leader politico nazionale, attraverso Tv e giornali.

Intini concluse il suo intervento chiedendo di evitare questa selezione dell’elettorato passivo, invitando a votare per l’emendamento suo e dell’on. Boato, orientato in tal senso.

In sintonia con quanto detto dal deputato dello SDI, si espresse, nel proprio intervento, l’on. Boato, definito la “coscienza critica del provvedimento” dal Ministro Tremaglia. Egli cominciò criticando l’istituzione della Circoscrizione Estero e rimarcando le proprie perplessità sull’articolo 8. In particolare, fece riferimento ad uno dei pareri espressi dai costituzionalisti, secondo il quale la norma in questione è compatibile con la Costituzione perché prevede che il candidato prescelto debba essere della stessa lingua e della stessa cultura espressa nella circoscrizione in cui viene eletto. Proprio partendo da questa considerazione, Boato si interrogò su quali fossero le lingue e le culture presenti in Europa (comprese la Federazione russa e la Turchia), in America Meridionale, in Africa, Asia, Oceania, videnziando, quindi, l’elevato numero di esse e la loro diversità.

Tutto ciò con lo scopo di sottolineare l’errore dell’istituzione di tale circoscrizione e del relativo elettorato passivo, dichiarando di non accettare limiti alla “candidabilità” per le elezioni del Parlamento italiano. (4)

La seduta si concluse con un monito del Ministro Tremaglia, nel quale si dichiarò convinto che non sarebbe stato possibile privare gli italiani all’estero dei loro rappresentanti e che, pertanto, la via intrapresa con la riforma dell’art. 48 della Costituzione rimaneva la sola da seguire.

Il dibattito proseguì il giorno dopo, quando cominciò la votazione vera e propria degli articoli. Ovviamente, il punto focale della questione rimaneva l’art. 8 ed, infatti, fino a quel momento non ci fu una discussione accesa, eccezion fatta per l’inizio dei lavori, quando gli on. Intini, Boato, Acquarone e Lettieri insistettero sulla incostituzionalità di alcune parti della proposta di legge.

Quindi, nell’esame degli articoli dall’ 1 al 7 non vennero sollevate questioni: lo dimostrò il fatto che la votazione si svolse rapidamente. (5)

Il vero confronto si ebbe sull’art. 8, centro nevralgico del provvedimento e delle relative obiezioni, in riferimento all’elettorato passivo della Circoscrizione Estero. Gli interventi in riferimento al citato articolo, riguardarono, come visto, la legittimità costituzionale dei commi 1 e 4, nonostante in Commissione fosse stato fornito il parere di autorevoli costituzionalisti per dirimere la questione.

Sostanzialmente, fra tutti gli interventi è utile ricordarne tre, vale a dire quelli critici dell’on. Graziella Mascia di Rifondazione Comunista, dell’on. Ugo Intini dello SDI e dell’on. Marco Boato dei Verdi. (6) La deputata comunista sottolineò il fatto che per definire la modifica costituzionale circa il voto degli italiani all’estero, erano state necessarie tre legislature, giustificando questa “lungaggine” con la volontà di non creare “scontri” nella Costituzione. A tal proposito, infatti, l’on. Mascia mise in evidenza come, con l’ art. 8, venissero poste in discussione questioni riguardanti gli art. 51 (libertà di accesso agli uffici pubblici ed alle cariche elettive per tutti i cittadini in condizioni di uguaglianza), 56 e 58 della Costituzione. (7) Il suo intervento si concluse con un altro riferimento, all’art. 67 della Costituzione, (8) sostenendo che la rappresentanza unitaria della Nazione verrebbe meno con l’approvazione dell’articolo in questione, così come proposto.

A riprendere i dubbi circa l’elettorato passivo, ci pensò l’on. Intini, argomentando che l’impossibilità di un cittadino residente in Italia a candidarsi nella Circoscrizione Estero, e viceversa; tutto ciò creerebbe “una riserva indiana rappresentata dai nostri emigrati residenti all’estero dove verrebbero conferiti diritti di caccia ai professionisti dell’emigrazione, ai ricchi imprenditori locali (gli unici a poter fare una campagna elettorale vera) ai burocrati dei patronati e delle associazioni.” (9)

Sulla base di queste dichiarazioni, l’onorevole espresse la propria astensione sull’articolo in esame nel caso in cui non venisse accolto l’emendamento proposto insieme all’on. Boato ed altri, finalizzato a risolvere il problema sopracitato. Fu la volta, poi, del Ministro Tremaglia il quale affermò in modo chiaro e deciso, che quello in questione non era un provvedimento qualsiasi, ma un provvedimento di attuazione delle norme costituzionali, quindi, del tutto compatibile con la Costituzione. Continuando, il Ministro aggiunse che il lavoro svolto era finalizzato a dare una rappresentanza politica agli italiani all’estero, proprio perché essi rappresentano una grande risorsa per l’Italia. (10)

“Tenete conto- disse l’on. Tremaglia- che oltre ai quattro milioni di cittadini italiani, abbiamo oltre 60 milioni di cittadini di origine italiana. Tenete conto che, nel mondo, abbiamo 329 parlamentari di origine italiana, che si sono riuniti qui a Montecitorio; tenete conto che, soltanto per quanto riguarda gli Stati Uniti, abbiamo il 15 per cento dei sindaci di origine italiana. Detto questo, non possiamo far decadere quella che è stata una grande battaglia di civiltà.” (11)

Con le modifiche costituzionali, dunque, si è voluti intervenire in modo netto per far sì che i nostri connazionali oltre confine potessero avere una propria rappresentanza contro gli interessi dei partiti che, nel caso non ci fossero state queste modifiche, avrebbero “catturato” quei 18 seggi.

La situazione circa il voto dell’art. 8 parve bloccata e di difficile soluzione, tanto che l’on. Violante (DS) chiese che venisse accantonato l’esame dello stesso articolo allo scopo di avere altro tempo a disposizione per valutare al meglio la materia e riprendere il dibattito in un’altra riunione. La proposta di Violante fu fatta propria dal presidente della I Commissione, il quale si dichiarò disponibile a convocare anche il Comitato dei nove per un parere su questo punto.

La seduta proseguì senza particolari discussioni, con le votazioni relative ai restanti articoli, (12) rinviando il seguito dell’esame dell’art. 8 alla seduta del 20 novembre. In quell’occasione, la situazione sui dubbi e le posizioni relative all’articolo in questione, rimase immutata, anche alla luce del responso del Comitato dei Nove che non pervenne a nessun accordo. Pertanto fu deciso di procedere con le dichiarazioni di voto e la votazione finale sull’intero provvedimento.

Aspetto, a prima vista, poco importante fu la richiesta (già avanzata nella precedente seduta), da parte dell’on. Boato, di votazione a scrutinio segreto sull’art. 8 nel suo complesso. (13) Questa richiesta fu fatta con l’intenzione di non far approvare le limitazioni all’elettorato passivo nella Circoscrizione Estero, invitando i deputati ad esprimersi liberamente senza condizionamenti di partito o di altro genere con la segretezza del voto.

La richiesta fu accolta dal vice- presidente della Camera, on. Fabio Mussi, sulla base del regolamento dell’Aula all’art. 49 e, (14) pertanto, cominciarono le ultimissime dichiarazioni di voto relative al singolo articolo. Il primo intervento fu del verde Boato che denunciò, a parer suo, un fatto rilevante e grave, avvenuto nei giorni precedenti la seduta, all’esterno del Parlamento. Egli fece riferimento alle dichiarazioni rilasciate alle agenzie dal Ministro Tremaglia, attraverso le quali avrebbe rivolto “minacce” nei confronti del Parlamento, qualora questo non avesse approvato l’art. 8, così come presentato, ed il provvedimento nel suo complesso. Il deputato dei Verdi, inoltre, sottolineò come, dalla seduta dell’8 novembre a quella del 20, vi fosse stata un’intensa azione di lobbying dall’esterno: il CGIE, infatti, in quei giorni, inviò ai deputati una lettera nella quale si affermava che senza l’approvazione del provvedimento in esame, sarebbe mancato il diritto degli italiani all’estero ad essere elettori ed eletti, negando la loro capacità di rappresentanza.

L’on. Boato richiamò questa situazione per far capire come i rappresentanti del CGIE fossero stati ingannati e quanto, da loro, sostenuto non corrispondesse a verità. “Chi ha informato il CGIE dicendo che, se stabiliamo- come prevede la Costituzione- che l’elettorato passivo sia attribuito alla Camera ovviamente a tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto 25 anni e al Senato ai cittadini che abbiano compiuto i 40 anni, non vi sarà per gli italiani all’estero la possibilità di essere oggetto di elezione? Ovviamente tale possibilità esiste- è ovvio- come esiste per tutti i cittadini che possiedono quei requisiti. Quindi, si è detto il falso, il falso, il falso!” (15) Egli mostrò tutta la propria contrarietà nell’utilizzare questi metodi di pressione nei confronti del Parlamento, ricordando che approvare emendamenti ed articoli, i quali permettono di rispettare la Costituzione, non avrebbe leso i diritti di nessuno, ma avrebbe rappresentato un dovere democratico e costituzionale.

La risposta alle dichiarazioni dell’on. Boato non si fece attendere; fu il Ministro per i rapporti con il Parlamento, on. Carlo Giovanardi (CCD- CDU), che ricordò come, dopo i pareri di autorevoli costituzionalisti sull’ art. 8, lui stesso, per scrupolo personale, investì gli Uffici legislativi della Presidenza del Consiglio per un’ulteriore verifica ed i risultati furono identici a quelli dei costituzionalisti interpellati, togliendo, così, ogni minimo dubbio sulla questione. Aggiunse, inoltre, che la scelta di limitare la candidatura ai cittadini italiani residenti all’estero comporterebbe molti meno rischi che non il contrario: infatti, estendere le candidature a tutti, avrebbe significato contraddire tutto l’istituto della Circoscrizione Estero, con la conseguente vittoria della partitocrazia. In conclusione, il Ministro non potè non affrontare il discorso sulle presunte minacce fatte al Parlamento dall’on. Tremaglia, riferite come tali dall’on. Boato.

L’avvertimento lanciato dal Ministro Tremaglia di sue dimissioni nel caso non fosse approvato l’art. 8, rappresentavano, disse il deputato del CCD- CDU, la passione ed il calore inconfondibili che hanno sempre contraddistinto il deputato di AN nel portare avanti la battaglia per gli italiani all’estero; pertanto, rivolgendosi a Boato, chiese di non estremizzare la situazione perché nessuno intendeva minacciare la libertà di pensiero e di voto del Parlamento. (16)

Altro intervento critico, e non poteva essere diversamente, fu quello dell’on. Intini, il quale rimarcò ancora una volta che una semplice legge ordinaria, quale si apprestava a diventare la C. 339, non poteva porre limitazioni che la Costituzione stessa non poneva. Infatti, l’art. 48 della Costituzione, disse il deputato socialista, parla del diritto di voto e non del diritto ad essere votati, quindi, questa espressione risultava incostituzionale.

“Una norma così strana,- sostenne Intini- che vieta ai cittadini italiani residenti in Italia di essere candidati, nasce da una ragione pratica: gli addetti ai lavori, professionisti dell’emigrazione, si sono già spartiti i posti. Si è pensato di ghettizzare gli emigrati italiani all’estero, di confinarli in una riserva indiana e di fornire con quest’ultima una riserva di caccia per i professionisti dell’emigrazione e per i grandi industriali italiani e i grandi ricchi che si sono fatti un nome all’estero. Questa è la ragione pratica. Vi è poi una ragione di filosofia politica che francamente non mi piace in quanto ispirata alla demagogia e al qualunquismo. Il messaggio che si lancia ai cittadini italiani all’estero è sostanzialmente questo: state tranquilli e in Parlamento candideremo voi e non i politicanti e i partitocrati italiani.” (17) Bocciati gli emendamenti presentati al fine di modificare le limitazioni all’elettorato passivo nella Circoscrizione Estero, si passò alle dichiarazioni di voto sull’intero art. 8 che fu approvato a larghissima maggioranza con l’opposizione di Verdi, SDI, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani. (18) Si giunse, così, all’ultimo atto: le dichiarazioni di voto e la votazione finale sul complesso del provvedimento. Se da un lato si schierarono in senso favorevole AN, FI, Lega Nord, CCD- CDU , DS e Margherita, dall’altro, Verdi, SDI, Rifondazione Comunista e Comunisti italiani rimasero sulle loro posizioni, esprimendo, ancora una volta, tutti i dubbi e le perplessità su determinate parti del provvedimento.

Il dibattito si aprì con la dichiarazione di voto favorevole della Margherita-Dl-l’Ulivo, a cui seguì l’intervento contrario dell’on. Graziella Mascia di Rifondazione Comunista, la quale fu piuttosto dura. “Rifondazione Comunista- disse- non si è mai associata alla demagogia che ha caratterizzato il dibattito su questo provvedimento relativo al voto dei cittadini residenti all’estero. Abbiamo scelto di non farlo perché abbiamo un’idea di società che ci porta a dire che coloro che si esprimono, che hanno diritto di voto, dal punto di vista sostanziale, che meritano di essere rappresentati in Parlamento, non sono tanto coloro che hanno un legame di sangue antico quanto coloro che vivono ogni giorno le contraddizioni ed i problemi di un paese.” (19)

Nel proseguire, il deputato comunista sottolineò come questa idea della rappresentanza “genuina” presupponesse un precedente gravissimo, rompendo il concetto unitario ed indivisibile della Nazione. Altre critiche riguardarono aspetti più specifici, come le dimensioni e le caratteristiche della Circoscrizione Estero, il voto per i cittadini all’estero con due preferenze ed il pericolo delle lobby, concludendo con un auspicio per il voto agli extracomunitari e stranieri del nostro Paese, piuttosto che andare avanti con queste demagogie. (20)

Prima dell’intervento, anch’esso contrario, dell’on. Intini, ci fu la dichiarazione favorevole della Lega Nord, nella persona dell’on. Luciano Dussin, il quale sottolineò, come logico aspettarsi, che con l’art. 8 veniva garantito il fatto che le rappresentanze territoriali avessero voce in Parlamento. Fu, poi, la volta dell’on. Ugo Intini, tra i maggiori contestatori del suddetto articolo. Nel suo discorso, annunciò subito il voto contrario dello SDI, soffermandosi sul fatto che la proposta in esame tagliava il legame tra l’emigrato e la regione d’origine, richiamando l’esempio della Liguria che, proprio in quei giorni, aveva riservato un seggio del consiglio regionale per i liguri residenti all’estero, senza vietare la candidatura dei liguri residenti in Liguria come, invece, indicava l’art. 8 della C.339. Il deputato socialista, inoltre, invitò a riflettere sul precedente creato da questa legge, poiché prima o poi ci si sarebbe dovuti porre il problema del voto per gli immigrati in Italia. “Cosa accadrà allora? Accadrà che un peruviano che abita in Italia da anni, che vi lavora, che parla italiano, che capisce la politica italiana, non potrà votare, mentre un peruviano che ha un nonno italiano su quattro, che ha chiesto il passaporto italiano- e lo ha ottenuto- non per venire in Italia, ma per andare a lavorare in Germania (come spesso avviene), che non parla italiano e che non è mai stato nel nostro Paese, potrà invece votare per il Parlamento italiano.” (21)

Intini concluse il suo intervento ricordando una stranezza della Circoscrizione Estero: il provvedimento in esame, infatti, riconosce la cittadinanza italiana (quindi, la  possibilità di votare per il Parlamento italiano), ma non quella europea, poiché nega il diritto di voto per il Parlamento Europeo, creando una situazione assurda, impugnabile di fronte alla Corte Costituzionale. (22)

A dichiarare il voto favorevole al progetto di legge, per conto dei DS, fu l’on. Vannino Chiti, il quale iniziò ricordando i motivi che spinsero gli italiani ad emigrare in tempi diversi, al fine di una maggiore qualità della vita, alla ricerca di un’occupazione, per la mancanza di libertà e di un pluralismo politico durante il Fascismo, per il semplice spirito d’avventura e per altri motivi, ma un punto èsempre stato fermo: l’amore verso il proprio Paese.

Chiti, puntando il dito contro lo Stato e le sue istituzioni, rei di aver trascurato gli italiani oltre confine, riconobbe al Ministro Tremaglia gli sforzi da lui compiuti in questa direzione, rammentando le modifiche costituzionali della passata legislatura; (23) il deputato diessino espresse, poi, voto favorevole sulla proposta in esame, anche perché convinto che i futuri rappresentanti degli italiani all’estero avrebbero fornito un enorme contributo alla politica italiana. “Essi porteranno, nel loro insieme, un contributo di forte attaccamento alle nostre istituzioni […], un contributo di equilibrio, di responsabilità, di apertura e di saggezza sulla coesistenza tra etnie, culture e religioni diverse anche all’interno del nostro Paese.” (24)

In conclusione del dibattito, ci furono gli ultimi due interventi: quello dell’on. Marco Boato per i Verdi e quello dell’on. Roberto Menia per Alleanza Nazionale. Il primo, sulla base delle votazioni sull’art. 8, ringraziò i 141 deputati che si erano opposti alla sua approvazione, confermando il totale dissenso del suo Gruppo, non sull’intera legge, ma su determinati punti, attenenti ai diritti costituzionali fondamentali come il diritto all’elettorato passivo. L’intervento del deputato di AN, invece, si indirizzò in senso esattamente contrario. L’on. Menia, infatti, espresse parere favorevole alla proposta di legge, ritenendo importanti, non i tecnicismi, ma “il significato profondo che risiede nell’essenza del provvedimento; il significato profondo, il valore spirituale di questo voto, lo stringere attorno alla vita pulsante della Nazione, milioni e milioni di italiani che vivono fuori dai confini. […] E’ l’Italia delle nuove classi dirigenti, è l’Italia che ci onora fuori da questi confini e che abbiamo il diritto ed il dovere di rendere più vicina a noi, di rendere ancora più italiana.” (25)

Conclusesi le dichiarazioni di voto, si passò alla votazione finale sul provvedimento nel suo complesso che fu approvato a larghissima maggioranza come indicato dalla tabella riportata nella pagina seguente.

 

Camera: votazione del 20 novembre 2001

Disegno di legge n. 339

Norme per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini

italiani residenti all’estero

(vedi immagine in fondo alla pagina)

 

Note:

1  I dubbi per i quali gli on. Intini e Boato espressero più di una perplessità, riguardarono l’articolo 8, con particolare riferimento al comma 1b) (“I candidati devono essere residenti ed elettori nella relativa ripartizione”) ed al comma 4 (“Gli elettori residenti all’estero che non hanno esercitato l’opzione di cui all’articolo 1, comma 3, (vale a dire la scelta di votare in Italia) non possono essere candidati nelle circoscrizioni del territorio nazionale”).

2-  Atti parlamentari, Camera dei Deputati, seduta n. 57 del 7 novembre 2001, intervento dell’on. Soda.

3-  Atti parlamentari, Camera dei Deputati, seduta del 7 novembre 2001, intervento dell’on. Ugo Intini.

4-   Per maggiori dettagli circa l’intervento dell’on. Boato, vedere gli Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, seduta del 7 novembre 2001.

5-  Riporto di seguito le singole votazioni degli articoli: art. 1, votazione nominale,presenti 348, votanti 337, astenuti 11, maggioranza 169, hanno votato sì 332, hanno votato no 5; art. 2, votazione nominale,presenti 370, votanti 354, astenuti 16, maggioranza 178, hanno votato sì 349, hanno votato no 5; art. 3, votazione nominale,presenti 375, votanti 350, astenuti 25, maggioranza 176, hanno votato sì 349, hanno votato no 1; art. 4, votazione nominale,presenti 379, votanti 352, astenuti 27, maggioranza 177, hanno votato sì 351, hanno votato no 1; art. 5, votazione nominale,presenti 385, votanti 363, astenuti 22, maggioranza 182, hanno votato sì 362, hanno votato no 1; art. 6, votazione nominale,presenti 393, votanti 348, astenuti 45, maggioranza 175, hanno votato sì 339, hanno votato no 9; art. 7, votazione nominale,presenti 403, votanti 370, astenuti 33, maggioranza 186, hanno votato sì 365, hanno votato no 5.

6-  Il totale degli interventi, in questo primo dibattito è di 8, tra cui le repliche del relatore Soda e del Governo, nella persona del Ministro Tremaglia.

7-  Per l’articolo 56 si veda la nota 24. L’art. 58 dice: “I senatori sono eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età. Sono eleggibili a senatori gli elettori che hanno compiuto il quarantesimo anno.”

8-  Art. 67 della Costituzione: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni, senza vincolo di mandato.”

9-  Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, seduta n. 57 dell’8 novembre 2001, intervento dell’on. Intini.

10-  Secondo un’indagine condotta dall’Istituto italiano cambi, risulta che l’indotto a favore dell’Italia, da parte degli italiani all’estero, sia di 191 mila miliardi delle vecchie lire in un anno.

11-  Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, seduta n. 58 dell’8 novembre 2001, intervento del Ministro per gli Italiani nel Mondo, on. Tremaglia.

12-  62 Qui di seguito le votazioni degli articoli dal 9 al 27: art. 9, votazione nominale, presenti 405, votanti 372, astenuti 33, maggioranza 187, hanno votato sì 366, hanno votato no 6; art. 10, votazione nominale, presenti 415, votanti 379, astenuti 36, maggioranza 190, hanno votato sì 373, hanno votato no 6; art. 11, votazione nominale, presenti 403, votanti 375, astenuti 28, maggioranza 188, hanno votato sì 359, hanno votato no 16; art. 12, votazione nominale, presenti 406, votanti 370, astenuti 36, maggioranza 186, hanno votato sì 361, hanno votato no 9; art 13, votazione nominale, presenti 407, votanti 369, astenuti 38, maggioranza 185, hanno votato sì 362, hanno votato no 7; art. 14, votazione nominale, presenti 405, votanti 359, astenuti 46, maggioranza 180, hanno votato sì 358, hanno votato no 1; art. 15, votazione nominale, presenti 403, votanti 366, astenuti 37, maggioranza 184, hanno votato sì 351, hanno votato no 15; art. 16, votazione nominale, presenti 404, votanti 361, astenuti 43, maggioranza 181, hanno votato sì 357, hanno votato no 4; art. 17, votazione nominale, presenti 406, votanti 368, astenuti 38, maggioranza 185, hanno votato sì 361, hanno votato no 7; art. 18, votazione nominale, presenti 410, votanti 369, astenuti 41, maggioranza 185, hanno votato sì 363, hanno votato no 6; art. 19, votazione nominale, presenti 400, votanti 359, astenuti 41, maggioranza 180, hanno votato sì 354, hanno votato no 5; art. 20, votazione nominale, presenti 413, votanti 374, astenuti 39, maggioranza 188, hanno votato sì 370, hanno votato no 4; art. 21, votazione nominale, presenti 410, votanti 375, astenuti 35, maggioranza 188, hanno votato sì 371, hanno votato no 4; art. 22, votazione nominale, presenti 406, votanti 379, astenuti 27, maggioranza 190, hanno votato sì 366, hanno votato no 13; art. 23, votazione nominale, presenti 407, votanti 377, astenuti 30, maggioranza 189, hanno votato sì 365, hanno votato no 12; art. 24, votazione nominale, presenti 406, votanti 377, astenuti 29, maggioranza 189, hanno votato sì 364, hanno votato no 13; art. 25, votazione nominale, presenti 406, votanti 371, astenuti 35, maggioranza 186, hanno votato sì 366, hanno votato no 5; art. 26, votazione nominale, presenti 411, votanti 383, astenuti 28, maggioranza 192, hanno votato sì 378, hanno votato no 5; art. 27, votazione nominale, presenti 386, votanti 356, astenuti 30, maggioranza 179, hanno votato sì 342, hanno votato no 14.

13-  Nell’intervista al Ministro Tremaglia, questo aspetto dello scrutinio segreto viene definito dal Ministro stesso come una “trappola” per affossare l’articolo nel suo complesso e privare, così, gli italiani all’estero di propri rappresentanti.

14-  Avendo per oggetto, l’art. 8 della C. 339, la disciplina della fase di presentazione dei contrassegni e delle liste per l’attribuzione dei seggi da assegnare nella Circoscrizione Estero, riguardando, quindi, direttamente il procedimento elettorale, esso era riconducibile al concetto di legge elettorale di cui all’art. 49 del regolamento e pertanto, compatibile con la richiesta di voto segreto.

15-  Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, seduta n. 65 del 20 novembre 2001, intervento dell’on. Boato.

16-  Nel suo intervento di replica, l’on. Boato riportò il richiamo al rispetto degli articoli 51.1, 56 e 58.2 della Costituzione, fatto dal Servizio Studi della Camera dei Deputati, investito della questione, come testimonianza che nel provvedimento in esame ci fossero delle incongruenze.

17-  Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, seduta n. 65 del 20 novembre 2001, intervento dell’on. Intini. Sulle stesse argomentazioni si baserà il discorso dell’on. Mascia di Rifondazione Comunista.

18-  La votazione dell’art. 8 risultò essere la seguente: votazione a scrutinio segreto, presenti 462, votanti 456, astenuti 6, maggioranza 229, voti favorevoli 315, voti contrari 141.

19-  Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, seduta n. 65 del 20 novembre 2001, intervento dell’on. Graziella Mascia.

20-  Di recente abbiamo assistito a dichiarazioni che hanno aperto la strada a questa via, seppur a certe e dovute condizioni. D’altronde, lo stesso Tremaglia, anche nell’intervista qui riportata, si è sempre detto disponibile affinché gli stranieri onesti che lavorano regolarmente e vivono in Italia possono partecipare alla vita politica delle realtà locali.

21-  Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, seduta n. 65 del 20 novembre 2001, intervento dell’on. Ugo Intini.

22-  Secondo l’on. Intini, questa situazione, creata dalla legge, rappresenta un “pasticcio colossale” dovuto al fatto che non si è voluto far votare gli italiani all’estero per corrispondenza nelle regioni di appartenenza.

23-  Il riferimento è alle leggi costituzionali n. 1 del 2000 e n. 1 del 2001, per la modifica degli articoli 48, 56 e 57 della Costituzione.

24-  Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, seduta n. 65 del 20 novembre 2001, intervento dell’on Vannino Chiti.

25-  Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, seduta n. 65 del 20 novembre 2001, intervento dell’on Roberto Menia.

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