Da Fiume a Perth, il campo profughi di Mantova — Lombardi nel Mondo

Da Fiume a Perth, il campo profughi di Mantova

Sono tante le storie italiane che si intrecciano negli anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale attorno al campo profughi di Mantova.

Si è conclusa in questi giorni una bella mostra  dal titolo  “Trieste,un sogno tricolore 1945-1954” sulle complesse vicende delle città giuliane tra la fine dell’occupazione jugoslava (12 giugno 1945) e il ritorno dell’Italia di Trieste (26 ottobre 1954).

Un momento quest’ultimo  esaltante per i triestini ma tragico per migliaia di italiani di Fiume e della Dalmazia, cedute alla Jugoslavia e per questo costretti ad emigrare in massa,abbandonando la loro terra. In questi giorni si sta discutendo in Parlamento il riacquisto della cittadinanza italiana dei  nostri connazionali e dei loro discendenti, residenti in Croazia e Slovenia: forse si dovrebbe estenderla anche a coloro che furono costretti ad una diaspora nel resto del mondo.

Mantova fu testimone di questo dramma, accogliendo in  un campo profughi centinaia di nostri connazionali: alcuni rimasero, i più scelsero la dura via dell’emigrazione.

Racconta Andrea Licon “era l’anno 1949 quando mia madre, sua sorella assieme a mia nonna  decisero di abbandonare Fiume per rientrare in Italia.Una decisione sofferta ma necessaria per evitare guai peggiori con i partigiani di Tito che con la fine del conflitto mondiale cercavano di ripristinare il predominio sociale  perduto con l’avvento della amministrazione  italiana. Dopo aver peregrinato per qualche campo profughi attraverso l’Italia siamo arrivati in quello di Mantova allestito presso la Caserma 4° missili di Curtatone  dove io sono nato e diventato Mantovano a tutti gli effetti e da dove invece mia zia è ripartita per emigrare nella lontana Australia. Infatti non tutti gli ospiti del campo sono rimasti a Mantova, la maggior parte è solo transitata e ripartita per emigrare nel sud America e appunto in Australia che era diventata la nuova meta per gli emigranti di quegli anni”.

Tra coloro che partirono, anni fa ci scrisse Amedeo Sala da Perth, transitato anche lui per Mantova rimasta sempre nel suo cuore, pur avendo perso nella nostra città la giovane sorella morta per tubercolosi.

Egli ci scrisse che “arrivato in Australia su una nave che aveva un cadavere nel serbatoio dell’acqua potabile, appena sbarcato, fui indotto in un lavoro di bracciante nelle fogne di Melbourne. 13 anni dopo fui assunto dalla NASA per assistere nel primo allunaggio. Dalle stalle alle stelle!! Quanti emigranti hanno avuto la mia fortuna? Salutami la bella Mantova. “.

Anni fa era attivo un Circolo giuliano in città: da tempo è stato chiuso non certamente la memoria e il dolore per questa diaspora.

 

Daniele Marconcini

Presidente dell’Associazione Mantovani nel Mondo

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martedì 28 Gennaio, 2020