Dalla Nuova Zelanda, il racconto di un’italiana — Lombardi nel Mondo

Dalla Nuova Zelanda, il racconto di un’italiana

Un piacevole e gustoso racconto che ci proviene da una nostra amica della Nuova Zelanda che traccia differenze e similitudini con la sua vita in Italia.

Il cappuccino, piacevole intermezzo di lavoro, qui e’ stato dichiarato fuori moda. Al bar si beve: mokaccino: caffe’ e cioccolato o frappuccino: caffe’, latte e fragola. Il profumo delle brioche appena sfornate del “prestinee” sotto casa e’ nel mio personale elenco delle “cose da non perdere” quando torno a Milano. La pasta e’ anzitutto un elemento di accompagnamento al tradizionale arrosto o un elemento decorativo nella cucina fusion – fusione di ricette di culture diverse. Il nome stesso di pasta – noodle – indica sia la pasta italiana sia i vermicelli di riso cinesi. La pizza, sinonimo del “made-in-Italy” nel mondo, non evoca certo le serate con gli amici nella pizzeria con il crepitante forno a legna. Viaggiando attraverso paesi e culture diverse e’ stata stravolta fino ad essere irriconoscibile: dalle Hawai arriva la versione con prosciutto e ananas, quella locale ha agnello e menta e quella suppos-to-be italiana salame e spaghetti in scatola.

Anche I ritmi e I rituali sono diversi. Di questi mi manca soprattutto l’aperitivo. Il prosecchino sorseggiato al tavolino in una pigra mattinata domenicale o il Campari frettolosamente consumato in piedi al Bar sotto l’ufficio, sono frammenti della mia vita Italiana. E anche se Luna Rossa ha fatto innamorare del Bel Paese tutti I neozelandesi, il divario culturale resta. Prendiamo ad esempio un invito a cena. Anzitutto nell’invito e’ implicito che ciascun ospite contribuisca con una pietanza a sua scelta. Il che quantomeno garantisce che si mangera’. Difficile poi e’ raccapezzarsi tra le diverse formule di invito: c’e’ l’afternoon tea, una merenda sostenuta, o supper, una cena leggera, o dinner una cena piu’ formale. La differenza nella realta’ e’ piu’ soggettiva di quanto si pensi, con la conseguenza che ci si puo’ ritrovare a sorseggiare te’ con pasticcini quando hai portato le lasagne.

Chi, come me, ha scelto di lasciare l’Italia oggi e’ per lo piu’ motivato dal desiderio di una vita diversa, piu’ semplice. In questo la Nuova Zelanda rappresenta l’eccellenza. In una nazione estesa quanto l’Italia ci sono poco piu’ di 4 milioni di abitanti (e 60 milioni di pecore). Viviamo su due lunghe isole molto lontane dal resto del mondo eppure geograficamente molto simili al nostro Stivale. Ed e’ proprio cosi’ che mi sento, sempre in bilico tra quello che c’e’ di simile e quello che c’e’ di diverso tra le mie due nature. Quella nativa, latina, passionale esuberante e quella acquisita pseudo Britannica, ordinata e controllata. Mi piace pensare che come emigrante del nuovo millenio posso permettermi il lusso di avere il meglio delle due.

Raffaella Delmonte – Auckland

Raccolto da Eugenio Marino

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