Il ferro scende ai minimi da cinque mesi — Lombardi nel Mondo

Il ferro scende ai minimi da cinque mesi

Dopo il taglio degli investimenti annunciato da Bhp, intanto, anche la brasiliana Vale starebbe prendendo provvedimenti per resistere alla crisi: fonti dell’agenzia Bloomberg sostengono che la società abbia avviato il processo per la cessione dei suoi asset nel petrolio en el gas, tutti in Brasile, che potrebbero fruttarle un miliardo di dollari.

Le preoccupazioni che hanno convinto Bhp Billiton a ridimensionare la sua strategia di investimento (si veda il Sole 24 Ore del 17 marzo) trovano un riscontro concreto non solo al London Metal Exchange, dove le quotazioni di molti metalli sono ai minimi dell’anno, ma anche sul mercato del minerale di ferro, la materia prima che negli ultimi anniha generato i maggiori profitti per le grandi minerarie.

Sul mercato spot cinese – che viene ormai preso a riferimento in tutto il mondo, anche per i prezzi delle forniture di lungo periodo – il minerale di ferro è sempre meno caro. Dopo una discesa che prosegue ininterrottamente da sette giorni, secondo lo Steel Index il minerale con una concentrazione del 62% costa ora 133,60 $/tonnellata, un prezzo cui non scendeva da cinque mesi. Rispetto al record di 191,90$/tonn, raggiunto il 16 febbraio 2011, si tratta di oltre il 30% in meno: una discesa importante, anche se non ancora sufficiente a intaccare in modo significativo i ricchissimi margini di profitto dei produttori australiani.

I ribassi sembrano essere destinati a continuare: secondo gli analista di Deutsche Bank, è probabile che si scenda sotto 120 $/tonn, perché i prezzi dell’acciaio sono in declino a livello globale e in modo particolare in Cina, dove l’industria siderurgica produce in forte eccesso rispetto alla domanda.

Contando forse su una ripresa della domanda in primavera, periodo in cui l’edilizia accelera, le acciaierie cinesi hanno addirittura accelerato il passo nel mese di aprile, spingendo la produzione giornaliera oltre 2 milioni di tonnellate per la prima volta nella storia. Tanto i consumi locali, quanto le esportazioni, tuttavia, sono rimasti deboli, come testimoniano le quotazioni dei future sulle billette a Shanghai, scese questa settimana ai minimi da novembre.

Con ampie scorte di minerale di ferro nei magazzini dei porti, i cinesi hanno poco interesse ad approvvigionarsi ulteriormente. Le loro importazioni già lo scorso mese sono calate al minimo semestrale di 57,69 milioni di tonnellate (-8% rispetto a marzo, anche se in rialzo del 6,5% da aprile 2011) e gli acquisti sembrano essere ancora più scarsi in maggio.

Fra i trader circola voce che le acciaierie cinesi abbiano ricominciato a chiedere ai fornitori il rinvio di carichi, come già facevano l’autunno scorso. Di certo le offerte spot vengono molto spesso ignorate, anche sulla nuovissima piattaforma di scambio approntata dalla China Steel & Iron Association (Cisa) per incrinare lo strapotere delle grandi minerarie.

Dopo il taglio degli investimenti annunciato da Bhp, intanto, anche la brasiliana Vale starebbe prendendo provvedimenti per resistere alla crisi: fonti dell’agenzia Bloomberg sostengono che la società abbia avviato il processo per la cessione dei suoi asset nel petrolio en el gas, tutti in Brasile, che potrebbero fruttarle un miliardo di dollari.

Di Sissi Bellomo

Fonte: Il sole 24 ore

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martedì 28 Gennaio, 2020