La voce d’Italia ,Venezuela: gli italiani dimenticati alzano la voce — Lombardi nel Mondo

La voce d’Italia ,Venezuela: gli italiani dimenticati alzano la voce

Caracas: “Abbandonati dalla nostra stessa Madrepatria”. La dichiarazione di Marco Pattipaglia, dell’Associazione Campani in Venezuela, potrebbe da sola riassumere le reazioni dei rappresentanti delle associazioni italiane residenti all’estero

Caracas: “Abbandonati dalla nostra stessa Madrepatria”. La dichiarazione di Marco Pattipaglia, dell’Associazione Campani in Venezuela, potrebbe da sola riassumere le reazioni dei rappresentanti delle associazioni italiane residenti all’estero.

 

Come prevedibile, sono quasi tutti concordi ad alzare la voce contro la Finanziaria 2009 e gli effetti drammatici che essa avrà sulle comunità italiane all’estero: una cancellazione del 66% dei finanziamenti (50 milioni di euro) rispetto ad una Finanziaria 2008 pari ad 83 milioni di euro. Le vittime principali? L’assistenza ai più bisognosi e la promozione della lingua e della cultura italiane, che rientrano pienamente nei diritti che la Costituzione riconosce a tutti i suoi cittadini e quindi anche a quelli residenti all’estero”. I tagli agli italiani all’estero previsti dalla Finanziaria 2009 sono al centro dell’articolo di Monica Vistali pubblicato su La voce d’Italia, giornale diretto da Mauro Bafile, edito a Caracas, in cui la Vistalli racconta come “le associazioni italiane preparano il contrattacco”.

“I rappresentanti delle associazioni, che s’informano attraverso le pagine della “Voce” ed Internet, lamentano di essere stati e di continuare ad essere lasciati all’oscuro da chi, ritengono, abbia il dovere di metterli al corrente. “La notizia relativa alla nuova Finanziaria l’abbiamo avuta dai mezzi d’informazione, non dal Comites”, ci dicono Mario Chiavaroli del Centro Italo Venezolano di Caracas, Franco Lualdi della Casa d’Italia di Caracas, Guido Lisi dell’Associazione Laziali nel Mondo, Gabriella Marcacci dell’A.C. Abruzzesi in Venezuela, Paolo Gozzo della Casa di Sicilia, Renzo Scutieri dell’Associazione Marchigiani in Venezuela e Biagio Ignacchiti dell’Associazione Assolucana Lucani in Venezuela, il quale denuncia di essere stato informato dalla regione Marche poichè “né Comites né Cgie si sono fatti sentire”. “È compito del Comites – ci dice Franco Lualdi – muoversi verso il mondo dell’associazionismo, non il contrario. Per quanto ci riguarda – continua – ci avrebbe fatto piacere essere informati, o per lo meno considerati dal Comites anche perch la nostra é l’associazione italiana più antica del Venezuela”.

Anche Pattipaglia ammette di tenersi aggiornato “attraverso il giornale perchè il Comites non ci ha ancora detto nulla, anche se stiamo in riunione permanente”. Stessa cosa per Mario Chiavaroli che, nonostante sia generalmente in contatto con il Comites, ammette che “la comunicazione è superficiale perchè loro non informano tanto”. “Ora – dichiara Guido Lisi – tutte le Associazioni aspettano che arrivi una telefonata chiarificatoria perchè tutta la questione è un vero disastro e il futuro che ci si prospetta è nerissimo. Noi cerchiamo di tenerci costantemente informati e seguiamo attentamente la questione – continua – ma non si capiscono bene le ragioni di questi tagli: il Governo vuole che gli italiani all’estero mantengano un contatto con la Madrepatria ma poi elimina i mezzi perchè questo avvenga. Non ha senso”.

Ad essere pesantemente decurtato nel bilancio del Ministero degli Affari esteri sarà, tra gli altri, il capitolo destinato all’assistenza diretta, attraverso cui si aiutano i connazionali in difficoltà. “È gravissimo quello che sta accadendo – dichiara Franco Lualdi della Casa d’Italia – soprattutto perchè le fasce più colpite saranno proprio quelle che più necessitano questi fondi”. “Non possiamo continuare ad operare con efficacia alle condizioni cui ci hanno costretto”, ci dice in tono duro Marco Pattipaglia. “Ci stanno abbandonando. L’anno scorso abbiamo avuto 100 milioni dal Governo per i nostri assistiti, cui noi abbiamo aggiunto quasi il doppio. Quest’anno abbiamo ricevuto solo 30 milioni. L’anno prossimo probabilmente non avremo nemmeno quelli. Noi aiutiamo centinaia di famiglie ed abbiamo veramente bisogno di un contributo governativo: non possiamo fare tutto noi! Ad esempio – continua – come associazione eravamo forniti di un ambulatorio medico in affitto. Ora per evitare il costo mensile ne stiamo costruendo uno a ridosso della nostra sede. Ma cosa ne faremo se non avremo i fondi necessari per curare le persone? Dovremmo chiudere le porte in faccia ai bisognosi dopo 23 anni di lavoro?”. A fargli eco Biagio Ignacchiti: “Bisogna scrivere a chi di dovere, alla Regione e al Ministero degli Affari Esteri, per dire che qui la situazione è urgente”, ci dice. “In Italia credono che gli italo venezuelani stiano bene, ma non è vero: noi, come Associazione, assistiamo ben 52 famiglie, il Consolato più di 800. Sono nuclei veramente disagiati, che hanno davvero bisogno del nostro aiuto perchè come fonti di sostentamento hanno solo i sussidi della regione e del Consolato”.

“Dovremmo metterci tutti d’accordo”, propone il laziale Lisi, “ed organizzare una riunione generale tra tutte le associazioni per far sentire la nostra voce, che del resto è la voce di tutti gli italiani residenti all’estero. Con queste voci dobbiamo formare un coro per reclamare quello che è giusto e gridare al Governo italiano che quello che sta facendo è una sciocchezza, una cosa da pazzi. La situazione – prosegue – non è affatto buona: non manderanno soldi, lo sappiamo tutti. E chi pagherà tutto questo se non la povera gente e le centinaia di anziani che veramente non hanno un centesimo? Il Consolato nell’ultimo anno ha lavorato veramente bene e ci ha aiutato molto. Ha contribuito perchè fossero comprate protesi, pagati gli ospedali e le cure mediche. Con noi è sempre stato disponibile e ci ha accolto a porte spalancate. Ma come potrà continuare a mantenere questo livello senza finanziamenti e sostegni?”. Concorde Pattipaglia: “Da qualche anno il Consolato stava funzionando davvero bene dal punto di vista dei servizi, ora la qualità peggiorerà ed invece di progredire si tornerà indietro”.

Oltre ai più bisognosi c’è da pensare ai giovani, ai nuovi migranti, alle terze e quarte generazioni. È impossibile mantenere livelli accettabili di promozione della lingua italiana, e della sua immagine nelle sedi governative estere, utilizzando cifre irrisorie. La decurtazione drastica delle risorse finanziarie, indispensabili per portare avanti qualsiasi politica in modo efficace, oltre a procurare danni diretti a coloro che magari non si vedranno più erogare un sostegno o un servizio, rischia di essere vissuta come una lacerazione che peserebbe sul futuro dei rapporti tra le “Italie” disperse nel mondo e il nostro Paese.

“Cosa ne faranno i nostri figli, ed ancor di più i nostri nipoti, della loro italianità se non sapranno neppure dire “Sono italiano”? – commenta il campano Pattipaglia – e come potranno sentirsi legati all’Italia se non ne conosceranno la lingua? Sarei stato comprensivo se dai 2000 alunni che abbiamo oggi fosse stato necessario scendere a 1500. Ma così no, un taglio totale è inammissibile. Anche i giovani sono d’accordo. Lo hanno dimostrato nella Conferenza Mondiale di Roma”. Concordi anche Mario Chiavaroli, che si vedrà ridurre il già esiguo apporto governativo di 4000 Euro che riceveva per il settore cultura, e Renzo Scutieri: “I tagli colpiranno tutto ciò che riguarda la lingua e la cultura italiane, perchè io i disagiati non li posso lasciare senza aiuti. Sono loro, le frange più disagiate della comunità italo venezuelana, cittadini che discendono dalle nostre regioni, che avranno la priorità. Anche se sicuramente, con i tagli della Finanziaria, potremmo aiutare meno persone rispetto ad oggi. Però dispiace per tutto ciò che riguarda le attività culturali che avevamo creato o programmato: il gemellaggio Italia – Venezuela per quanto riguarda i gruppi folkloristici, l’educational tour, le borse di studio per i giovani… tutte cose che saranno difficili da realizzare o portare avanti”.

“I giovani sono il fiore all’occhiello dei nostri connazionali all’estero”, ci dice in tono amaro il laziale Lisi. “Per questo mi dispiace che Comites e Cgie non ci abbiano notificato nulla riguardo alla prossima finanziaria. Quello che sappiamo, infatti, lo abbiamo appreso per conto nostro dai mezzi d’informazione. Anche per quanto riguarda la Conferenza mondiale dei Giovani Italiani e di origine italiana nel mondo – continua – non abbiamo ricevuto nessun invito. Eppure ai nostri giovani, molti dei quali sono preparati, con una laurea, sarebbe piaciuto poter partecipare. Io non sono contro nessuno, addirittura mi chiamano il “bonaccione” dell’Associazione, ma credo che avrebbero dovuto metterci al corrente della situazione”.

Probabilmente la crisi in cui versa l’Italia gioca un ruolo importante nella predisposizione della Finanziaria 2009. Questo però non giustifica il suo orientamento drastico. Come ci dice Pattipaglia “associazioni e Consolato operano in una direzione importante e dato che tutti fanno qualcosa è importante che anche il Governo faccia la sua parte. Sappiamo che in Italia c’è crisi – ammette – e ci sono tanti problemi, anche economici, da affrontare. Infatti non pretendiamo di tornare agli splendori degli anni passati. Ma un taglio che si avvicina al 70% è inaccettabile. La brutta situazione in Italia è una croce che dobbiamo portare tutti insieme, residenti e non residenti, non possono addossare a noi tutto il peso. Dobbiamo reclamare a gran voce, perchè ci stanno lasciando senza braccia per operare in modo accettabile. Avrebbero dovuto cercare di ridurre il sostegno a settori meno bisognosi o trovare altre fonti di finanziamento, ed invece istruzione, corsi, sussidi agli indigenti: tutto ridotto ai minimi termini. Abbiamo faticato e costruito tanto, noi ed il Governo, ed ora sembra tutto un buco nell’acqua, ci dobbiamo fermare perdendo così il lavoro fatto in ben 23 anni d’attività”.

Di fronte alla gravità dei tagli, bisogna ora pensare al futuro. È necessaria una decisione seria rispetto ai connazionali nel mondo e ci si deve misurare sulla effettiva volontà di riservare uno spazio adeguato alle politiche che li riguardano. È essenziale cooperazione e compattezza tra i vari enti. Come ci dice Pattipaglia “l’unica via di scampo è l’unione di tutte le forze, perchè il danno si ritorcerà su tutti: dai consolati ai Comites alle associazioni. Dobbiamo costruire un unico fronte e rivendicare all’unisono quelli che sono i nostri bisogni ed i nostri diritti. È necessaria una sinergia – prosegue – tra tutti i soggetti politici e sociali veramente interessati al benessere degli italiani all’estero, ed un dibattito vero, capace di coinvolgere e sensibilizzare in modo da arrivare a provvedimenti concreti. È la prima cosa a cui penseremo con l’inizio del prossimo anno”, conclude.

Concorde ad una sinergia a lungo termine anche Renzo Scutieri: “La situazione è davvero drammatica. Alcune associazioni hanno una consistenza maggiore e quindi il danno che subiranno non sarà così tragico, ma le associazioni piccole come la nostra saranno letteralmente falcidiate dai tagli. Quello che ora dobbiamo fare è analizzare bene la situazione associazione per associazione, poi trovarsi tutti insieme con l’obiettivo di stilare un singolo documento di denuncia”. La costituzione di un fronte unico di protesta è anche la prospettiva dello scettico Mario Chiavaroli, convinto che “non siamo ascoltati in Italia. La finanziaria, con tutte le ripercussioni ed i contraccolpi che comporta, ci viene imposta dall’alto senza che prima ci sia stata la benchè minima consultazione.

È una decisione già presa senza prenderci in considerazione”.

Controcorrente ed ottimista Gabriella Marcacci dell’ A.C. Abruzzesi in Venezuela: “Noi non riceviamo aiuti governativi e ci autofinanziamo per tutto ciò che riguarda le nostre attività culturali. Per quanto riguarda gli italo venezuelani che necessitano assistenza, posso dire che nella mia esperienza non ho visto molti bisognosi. Mi è capitato solo due volte di notificare situazioni d’indigenza al Comites, ma queste persone non sono state accettate. Quello che secondo me è importante – continua – è il sostegno alle attività culturali, come i corsi di cucina, i gruppi di ballo folkloristici, i viaggi nella regione Abruzzo che doniamo ad alcuni dei nostri ragazzi perchè conoscano la loro terra. Anche se, purtroppo, spesso sono sempre le stesse persone a beneficiarne. Forse i soldi dovrebbero essere investiti in modo diverso, ad esempio per portare in Venezuela cuochi o poeti della madrepatria che possano trasmettere ai giovani la nostra cultura. Questo aspetto psicologico dell’italianità è ciò che deve essere promosso dalle associazioni, che nascono con questo scopo”.

Anche per quanto riguarda il futuro, la presidente Marcacci è speranzosa: “I nostri rappresentanti hanno sempre agito bene e lottato dirigendosi nella direzione giusta. Basti pensare alla questione del voto. Sono sicura che faranno lo stesso anche questa volta. Anche se… se i soldi non ci sono, non ci sono!”. Fortunati anche i soci di Casa Sicilia in quanto, come ci dice il Presidente Paolo Gozzo, “anche se ci sono associazioni importanti che beneficiano dei sussidi per poter aiutare e sostenere i nostri connazionali residenti all’estero noi, come associazione, non penso che verremo toccati dai tagli in quanto non riceviamo sostegni dal Governo italiano”.

 

Di Monica Vistali  

Fonte:(aise)

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martedì 28 Gennaio, 2020