In giro per l’Europa con due dottorati — Lombardi nel Mondo

In giro per l’Europa con due dottorati

Rossella Zaffino ha studiato Fisica teorica e dopo il dottorato di ricerca è andata a Parigi, con una borsa di studio, per indagare sugli anioni-scusate se è poco-“non abeliani”. Nonostante Parigi, tutto quello non faceva per lei; così decide di spostarsi ancora, per andare a vivere a Barcellona.

Rossella Zaffino ha studiato Fisica teorica e dopo il dottorato di ricerca è andata a Parigi, con una borsa di studio, per indagare sugli anioni -scusate se è poco- “non abeliani”. Nonostante Parigi, tutto quello non faceva per lei; così decide di spostarsi ancora, per andare a vivere a Barcellona.

 

Intervista di Luca Guzzardi

 

Da quanto tempo vivi in Spagna?

 

Tre anni ad agosto: il 13 esattamente, sono precisa!

 

Cosa ti ha spinto inizialmente?

 

Vivevo a Parigi e a Barcellona viveva il mio amore. Il mio lavoro era assolutamente teorico e da tempo mi era entrata la curiositá per il campo medico-biologico, per cose piú vive! Così ho cercato di far coincidere la motivazione personale con l’opporturnitá di dare un taglio diverso ai miei studi.

 

Cosa hai fatto per soddisfare le tue nuove curiosità?

 

Ho cercato tra i corsi post laurea a cui potevo accedere come fisico, quelli che mi avrebbero potuto dare un insight nel campo biomedico. Mi sono immatricolata ad un master in ingegneria biomedica dell’universitá di Barcellona; si trattava di 18 esami più un progetto, una tesi, finale. Un totale di 120 crediti di formazione europea… pfuuffffff… e in principio senza una borsa di studio… insomma, un poco kamikaze… da masochisti!

 

Dopo il master cos’è successo?

 

Bueno… durante il master ho capito che non sarei mai diventata una di questi ingegneri che lavorano nel campo biomedico tra ospedali, aziende hi-tech e assessoramenti e fanno un sacco di soldi!! Ho scelto di fare il progetto finale nel laboratorio di nanobioingegneria dell’istituto di bioingegneria di Catalunya: una fondazione all’interno di un consorzio pubblico-privato legato all’universitá di Barcellona. Finito il progetto mi hanno proposto di continuare il lavoro con una borsa PhD; ora sono a metá del primo anno del mio secondo PhD: in nanoscienza e nanotecnologia, questa volta!

 

Ti senti ancora masochista come tre anni fa?

 

No, al contrario, ci è voluto un poco, ma sembra che il mio cammino assuma una coerenza che quando incominciai il master non sospettavo. Al mio lavoro di teorico si è aggiunta la parte sperimentale, che ho scoperto mi affascina moltissimo, e le mie hamiltoniane, che prima parlavano di strane particelle dotate di statistiche esotiche, adesso “semplicemente” parlano di acido desossiribonucleico, DNA, la molecola della vita!

 

La cosa divertente è che in tutto questo il mio amore se ne é andato verso il sud! Quando dici…la vie!

 

Fin quando non hai ottenuto la nuova borsa di dottorato come ti sei matenuta?

 

Il primo anno, ringraziando i tempi biblici dei meccanismi di finanziamento delle borse di studio -la mia borsa a Parigi era di una fondazione privata italiana- mi sono mantenuta con l’ultima tranche della borsa parigina, poi gli aiuti della generalitat di Catalunya.

 

Torniamo al PhD. Forse sarai un po’ più grande rispetto a molti tuoi colleghi: quali sono i tuoi punti di forza? E quali le debolezze?

 

La veritá che non sono poi cosí grande rispetto a molti; per lo piú sono persone sui 28-30 anni che stanno finendo il loro primo dottorato. Direi che nel mio punto di forza sta anche la mia debolezza: sono piú disincantata rispetto ad alcuni meccanismi, soprattutto competitivi, che si instaurano quando si è stressati dall’idea di dover tirare fuori risultati per la famosa tesi di dottorato. Non mi sento di dover dimostrare niente piú del dovuto, sono assolutamente fuori da questa specie di sentimento di vocazione allo schiavismo di molti dottorandi; il fatto è che non è detto che questo atteggiamento premi, anzi puó molestare. Forse ho meno paura di loro del dopo… chissá se perché io sono tornata indietro!! …ma non è vero!

 

Cambiamo argomento, parliamo della vita in Spagna; oltre Barcellona

dove sei stata?

 

Hombre….adesso comincio ad avere qualche soldo… negli anni passati qualsiasi occasione è stata buona per tornare a Paris! J’aime Paris! Un pó in Catalunya, Girona, Cadaques, Figueres, non molto… In effetti ho una specie di relazione amore/odio con Barcellona e forse con la Spagna in generale, ma è un fatto personale…

 

C’è qualcosa che ti fa essere felice lì dove sei?

 

Non so se c’è qualcosa di speciale… quando vivi lontano da casa è strano restare così come tornare, penso che alla fine ti abitui alla tua routine e non al posto; comunque non considero l’idea di tornare in Italia. Mi piace quello che faccio e, a meno di colpi di testa, i miei futuri spostamenti saranno nella stessa direzione, certo non sono il tipo che se ne va a Novosibirsk per vocazione scientifica, sia chiaro!

 

Com’è il cibo a Barcellona?

 

Il prosciutto e il pane e pomodoro de puta madre. La mensa parigina era piú soddisfacente di quella catalana, per la veritá…e costava pure meno! Mi piace la pasta, la pizza, il caffé ed il caciocavallo mi mancano l’origano nostrano, la mozzarella, le merendine… hasta le merendine! Qui non si possono guardare! Mi manca entrare in un bar la mattina e sentire l’odore buono dei cornetti e del caffè piuttosto che delle crocchette fritte e delle acciughe annegate nell’olio che ti guardano male! Non c’hanno dei criteri di civiltá basici! …Ma almeno per lavorare non devi essere nessuno!

 

Barcellona è il simbolo della vita loca. Qualcosa da raccontare ci sarà?

 

Appunto… ma si puó dire che il master me lo sono fatto di festa e grazie alle anfetamine??? ahahahhaah scherzo! Mooolta festa…Adesso sono un poco piú casalinga perché é arrivato un cagnolino, ma in genere usciamo il venerdí e torniamo a dormire domenica notte! Frequento case occupate e free party, sono povera e anticlub! Ogni tanto faccio uno strappo per qualche artista che lo merita.

 

Lo spagnolo è entrato di peso anche nel tuo italiano… perchè tanto basta aggiungere una “s” alla fine di ogni parola, vero?

 

Ogni volta che pensi che sia cosí sbagli, invece quando non hai il coraggio di provare basta davvero aggiungere una s o mettere una dal posto della t come “en privado”. Qua si parla anche il catalano, sebbene nessuno lo pretende dagli stranieri. Sicuro che l’italiano mi esce sempre peggio e questo mi dispiace: parlavo e scrivevo bene!

 

Dopo tre anni di Barcellona ed uno di Parigi hai nostalgia di casa?

 

Si sempre, ma vorrei avere i miei cari qui con me, non il contrario… non lo so…non mi ci riesco a vedere a casa, e poi, a questo punto, il mio lavoro davvero non lo potrei piú fare!!

 

Grazie Rossella per il tuo tempo; intervistarti è stato davvero un piacere.

 

 

http://www.italiansinfuga.com/2011/03/23/in-giro-per-leuropa-con-due-

dottorati/?awt_l=56q6U&awt_m=1bBrh8NAUPH3bG

 

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