Il mio viaggio americano – Parte Seconda — Lombardi nel Mondo
Il mio viaggio americano – Parte Seconda
Il Delta del Mississippi è la regione a forma ellittica che parte dal Peabody Hotel di Memphis si stende lungo i fiumi Mississippi e Yazoo e finisce a Catfish Row a Vicksburg, Mississippi. Per antonomasia è la terra del cotone, anche se recentemente sono state introdotte le coltivazioni della soia, del riso e del granoturco. Lo si confonde spesso con il delta del fiume Mississippi che si trova invece quasi 500 chilometri a valle nei dintorni di New Orleans, Louisiana. L’eccezionale fertilità del Delta, dovuta alle cicliche esondazioni del Mississippi, ha favorito ai primi dell’800 la produzione di cotone. L’utilizzo della manodopera afro americana soggetta a schiavitù cambiò radicalmente dopo la Guerra civile e i piantatori di cotone dovettero fronteggiare un mutato mercato del lavoro che richiedeva altre braccia. Austin Corbin, un finanziere di New York fu il primo a impiegare lavoratori italiani nella sua piantagione di Sunny Side, Arkansas. Fallita in parte questa esperienza, i piantatori importarono centinaia di marchigiani ed anche emiliani in Mississippi e Louisiana. Nel 1905 circa trecento persone della provincia di Mantova, soprattutto di Sermide, furono reclutate per lavorare il cotone. I loro discendenti sono ancora sparsi lungo il Delta. La loro vicenda è stata ampiamente descritta dall’autore di quest’ articolo.
Questa premessa per spiegare alcuni motivi del viaggio che ha per tema gli italiani in mezzo al cotone, anche lombardi.
E’ stato facile trovare l’albergo Harra’s di Tunica lungo la Old 161 South. Lo stato del Mississippi, forse il più povero di tutti, ha dato il via libera alle case da gioco, che brillano da lontano e facilitano il raggiungimento della meta, nuove stelle polari multicolori. Prezzi modicissimi, colazioni a prezzi assurdi che possono coprire anche pranzo e cena, merenda inclusa. Non mi piace giocare. Ho fatto un giro in mezzo alle migliaia di slot macchine già affollate alle sette di mattina, ma non ho subito l’ansia della manovella perché ormai si fa quasi tutto con le card e il rumore sincopato tribale amico che ti fa sperare di trovare le tre ciliegie e il tintinnio delle monetine non esiste. A dire il vero anche il fiume è lontano. L’albergo in realtà è a Robinsonville, ma Tunica è la contea. Facile per chi ci vive, ma una volta capito può andare bene. La cosa che colpisce subito è la vastità e la mancanza di traffico. Sarà forse sulla 61 South o magari sulla nuova Interstate 55 South. Qui sulla Old 61 South poche macchine. Una breve sosta a Robinsonville e Bowdre. Qui lavorarono le famiglie Bassi, Avanzi, Poletti, Mantovani,Guidorzi, Furini, Galvani, Bertolani, ma se ne sono perse le tracce.
Piove in un paesaggio che a poco a poco diventa meraviglioso. E’ fine ottobre. Piante di cotone dappertutto. Bagnato e danneggiato dalla pioggia. Si vede. La fibra è bagnata e molte capsule sono chiuse e penso proprio che non si schiuderanno. Continua a piovere in questa pianura deserta dove il bianco sovrasta tutto, dove il ciglio della strada è tinteggiato di batuffoli. Mi rendo conto che gli agricoltori saranno neri di rabbia, ma non posso fare a meno di sentire l’emozione per essere partecipe per un momento della storia legata a queste piante. A milioni verso Rosedale. Direzione Cohoma County sulla 1 South. Qui nel 1880 il signor Sessions ingaggiò per la prima volta lavoratori italiani. E’ rimasto soltanto un cimitero con qualche lapide scheggiata. Molti marchigiani. In giro dappertutto soltanto cotone, per chilometri. La strada è antica, larga per i nostri standard, ma non troppo. Località note, citate da Mary Grace Quackenbos nella sua indagine governativa sullo stato degli italiani nelle piantagioni del Sud : Lula, Gunnison, Alligator. A parte Tunica, che ha una piazza ordinata e ben tenuta simile ai common del New England, gli altri insediamenti sono dilapidati, sembrano delle ghost town, città fantasma create dalla meccanizzazione agricola che ha decisamente azzerato il bisogno di braccia. Negozi chiusi, case semi-diroccate, casupole diroccate. Senso di abbandono. Più in là, lungo la strada, un cimitero casuale con fiori colorati finti. Tunica con le sue imponenti dimore neoclassiche dai colonnati bianchi come il dei suoi campi. Nonostante l’inclemenza del tempo il cotone viene raccolto e portato nei gin dove la fibra è separata dal seme. La prossima destinazione è Rosedale. Chiese e chiesette cristiane di battisti afro americani costellano la strada. Innumerevoli. Con i campanili stretti ed allungati. First Baptist, Friendship Missionary Baptist Church, King Solomon Baptist Church, New Jerusalem Baptist Church, New Hope Baptist, Pocahontas Baptist Church, Mount Hebron Baptist Church.
Prima di arrivare a Rosedale, soprannominata pomposamente la città del Delta dell’amore fraterno, mi fermo ad ammirare uno dei tanti bayou, i rami paludosi tipici del Mississippi che hanno un fascino speciale dovuto alla vegetazione e al colore dell’acqua derivato dalla decomposizione della flora circostante, dove vivono i pesci gatto simbolo della cucina locale.
Continua a piovere. Ecco Rosedale, Mississippi. Popolazione 2.330. Luoghi di culto : 17
Assemblee di Dio : Assembly of God, Gods People in Unity Assembly of God.
Chiesa Battista : C A Burke Missionary Baptist Church, Eastern Star Baptist Church, First Baptist Church, Mount Hebron Baptist Church, Pleasant Green Baptist Missionary Church, Riverside United Baptist Church, Trinity Southern Baptist Church.
Chiesa Cattolica : Sacred Heart Church.
Chesa di Cristo : Rosedale Church of Christ.
Chiesa Metodista : Bethel African Methodist Episcopal Church, Gunnison United Methodist Church.
Nondenominazionale : Bible Way Assembly Church, Gospel Temple Church, Lively Stone Church, Mount Hebron Church.
La fotografia allegata è di un bayou. E il cotone, e le chiese? Arriveranno. Pazienza.
Rimando tutto alla prossima puntata. Sto ancora pensando a tutte quelle chiesette, molte sulla strada principale, aperte soltanto di festa, a due passi dal fiume e dal cotone.
Ernesto R Milani
Ernesto.milani@gmail.com
20 novembre 2009
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