Se questi sono uomini che lasciano morire in mare altri esseri umani. — Lombardi nel Mondo

Se questi sono uomini che lasciano morire in mare altri esseri umani.

Parla l’On. Jean-Léonard Touadi, parlamentare del PD. “Smettiamola ormai con la retorica del mar mediterraneo spazio di dialogo e d’incontro tra le civiltà. E’ diventato per volontà di alcuni, per omissione di altri, un gigantesco cimitero a mare aperto. La questione non è più solo politica. Investe direttamente la cosiddetta civiltà e il silenzio assordante degli onesti ai quali non basta il lamento.”

Sono stato a Lampedusa all’inizio di Agosto. L’Isola è stupenda, stupefacente di bellezza e di vitalità. Dietro l’aeroporto pieno di turisti in quell’inizio di Agosto, a Calla Francese per la precisione, c’è la porta, il memoriale che ricorda i morti migranti in mare. Un piccolo segno voluto fortemente dagli amici dell’associazione Amani di Milano, insieme a cantanti e artisti noti, per togliere a tutti noi il pretesto di dire che non sapevamo. Che non sapevamo che il mare del dialogo e dell’incontro delle culture, il mar mediterraneo è diventato un gigantesco cimitero a cielo aperto che inghiotte ogni anno migliaia di candidati sfortunati all’immigrazione, la cui unica colpa è quella di essere nati nella parte sbagliata del mare.

Non possiamo dire che non sapevamo che il deserto del Sahara, luogo straordinario e struggente di fascino, culla della nostra umanità, uno dei siti dove la nostra specie ha compiuto la straordinaria evoluzione dalla condizione di scimmie antropomorfe alla condizione di homo sapiens sapiens. Il Sahara, uno dei siti dove siamo nati ( a proposito bisogna che qualcuno spieghi a Bossi le sue origini africane!) è diventato un luogo di morte dove le ossa insabbiate degli umani (candidati sfortunati all’immigrazione che hanno l’unico torto di essere nati nella sponda sbagliata del mare) si confondo con quelle dei cammelli.

La tragedia dell’immigrazione e dei morti che provoca è la cifra della nostra sofferta contemporaneità. Un “segno dei tempi” che deve scuotere le coscienze e risvegliare le azioni. La costruzione dello spazio euro-africano, un dover-essere della storia e della geografia, si farà sui cadaveri imputriditi della giovane popolazione africana. Giovane e decisa a tutti cosi a garantire per sé e per i propri familiari condizioni di vita decenti fuggendo dalla guerra, dalle carestie oppure attratti dai miraggi luccicanti del banchetto degli altri che si proiettano sulle pareti della loro miseria e dello loro irrilevanza nei processi di globalizzazione.

Ad ottobre si aprirà a Roma il Sinodo della Chiesa cattolica sulla “Chiesa in Africa”. Sono sicuro che se Gesù fosse vivo (e per i credenti è vivo) avrebbe celebrato il Sinodo non tanto nelle ovattate stanze vaticane ma sul molo di Lampedusa. Una vera e propria “messa sul mondo” letta e interpretata come “segno dei tempi” da gridare profeticamente per restituire vita e vita dignitosa all’Africa crocifissa dalla globalizzazione senza solidarietà e dagli usurpatori locali che si comportano con i re della costa nel XVI secolo, cioè lucrando sulla pelle degli schiavi venduti e portati nelle Americhe. Oggi gli schiavi si offrono da soli perché non hanno nulla da perdere. Hanno da perdere solo la certezza di una morte prematura. Infatti, spesso, i migranti incontrati ripetono quel maledetto detto africano che recita che “il cadavere non teme la morte”. Loro si sentono come morti che camminano, in cerca di speranza. E noi che ci sentiamo vivi e pigramente sazi non ci sentiamo morti insieme a loro se permettiamo che i loro corpi giacciano sotto il mare senza sepoltura. Qualcosa di noi muore con loro. E non possiamo pensare di costruire un’Europa unita, prospera e felice camminando sui corpi e respirando l’aria putrida della morte dell’altro, che prima o poi sarà la nostra morte. La morte della civiltà, anche di quella cosiddetta padana.

 

On. Jean-Léonard Touadi

Parlamentare del PD

 

email stampa@touadi.com

http://www.touadi.com/

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