L’apporto storico e culturale italiano in Costa Rica
(San Josè di Costa Rica). L’Ambasciata d’Italia in Costa Rica ha organizzato un seminario ed una esposizione denominata “L’apporto degli Italiani in Costa Rica”, con cinque tematiche che verranno approfondite in futuro, grazie allo sviluppo di un progetto che si basa sul materiale storico e culturale raccolto in questi ultimi anni.
La tavola rotonda introduttiva aperta dal Dr. Diego Ungaro, Ambasciatore d’Italia e promotore di questa iniziativa, si è svolta nella splendida cornice dell’antica carcere, oggi Museo del los Niños, luogo storico e culturale tra i più importanti e riconosciuti del Paese.
“La parte del nuovo mondo nuovamente ritrovata”: è con questo lemma che si è iniziato il percorso storico della presenza italiana in Costa Rica, iniziato nell’epoca coloniale con l’arrivo del navigatore genovese Cristoforo Colombo, giunto sulle coste caraibiche del Paese nel suo quarto viaggio, nel 1502.
Gli esploratori italiani, di solito al seguito delle spedizioni spagnole, hanno contribuito notevolmente a far conoscere le nuove terre e permesso alla Costa Rica, all’America Centrale e Latina in generale, di essere identificati e conosciuti nei diversi paesi europei. Tra questi ricordiamo il mercante fiorentino Francesco Carletti, celebre per le prime descrizioni del cacao, e il giurista napoletano Giovanni Francesco Gemelli Carreri, uno dei primi europei a fare il giro del mondo e a descrivere “le cose più ragguardevoli vedute nella Nuova Spagna” e raccolte nel suo libro Viaje a la Nueva España, pubblicato nel 1699.
Tra questi anche alcuni “lombardi” hanno scritto il loro nome nelle pagine della storia antica del piccolo paese centroamericano. Girolamo Benzoni da Milano, giunto in Costa Rica nel 1543 al seguito della spedizione del “conquistador” Diego Gutierrez, e Pietro Martire d’Anghiera, anch’egli milanese che, seppur non avendo mai messo piede in Costa Rica, ha rielaborato le informazioni giunte dal Nuovo Mondo nel suo “De orbe nuovo” pubblicato nel 1526.
Di rilevante importanza anche la cartografia italiana della Costa Rica e del Centro America, che annovera vere e proprie opere d’arte dell’epoca, principalmente provenienti da Venezia (Alessandro Zorzi e Giovan Battista Ramusio), da Firenze (Alberto Cantino, autore del primo planisfero), da Genova (Battista Agnese, autore di 71 atlanti tra carte nautiche e portolani). Tra tutti questi “capolavori” cartografici non possiamo dimenticare la famosa carta – non più esistente – dell’umanista fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli, spedita a Cristoforo Colombo nel 1474 e che avrebbe motivato il navigatore genovese ad intraprendere le sue esplorazioni.
L’arrivo della prima immigrazione italiana, che potremmo definire “patriarcale” giunge a suolo costaricense a partire del XVII secolo, con la prima colonia insediatasi nella Valle Centrale e ancor’oggi spina dorsale dello sviluppo umano, di orgine europea, del Paese. Artigiani, commercianti, imprenditori, letterati e uomini di scienza che hanno scritto il loro nome nelle pagine della storia della Costa Rica e tra questi spicca certamente il luogotenente e braccio destro di Garibaldi, l’ufficiale garibaldino Giovan Battista Culiolo – detto Giovanni Leggero – che partecipò con valore ed onore alle battaglie della Guerra d’Indipendenza nel 1856.
Riconoscere il significato storico e culturale della presenza e dell’apporto iniziale di questi personaggi è riconoscere il legame che da sempre unisce Italia e Costa Rica nei vari trascorsi anche sociali.
Qui fattore rilevante, e seconda tematica del progetto, è la immigrazione di fine ottocento con l’arrivo degli operai per la costruzione della ferrovia, la maggior parte mantovani provenienti dalle cittadine di Sermide e Ostiglia, e loro “ribellione lavorativa” sfociata nel primo sciopero organizzato in Costa Rica, conosciuto storicamente come “la Helga de los Tùtiles” (lo sciopero dei “Tutti lì”, dal soprannome dato agli italiani nel 1888-89).
Oggi questo episodio possiamo quasi considerarlo come l’inizio dell’organizzazione sindacale e sociale degli operai in Costa Rica, delle loro rivendicazioni e dei loro diritti nel settore del lavoro.
Molti sono anche i lombardi e discendenti di mantovani che hanno altresì contribuito alla nascita, nel 1890, della Società Filantropica, oggi Associazione Italiana di Mutuo Soccorso, ed alla costruzione del Mausoleo degli Italiani, presente nel Cimitero Generale della capitale San Josè e riconosciuto come monumento nazionale.
La terza tematica riguarda l’immigrazione della piccola imprenditorialità artigianale proveniente da Morano Calabro, piccolo paese dell’entroterra calabrese. Una rilevanza per lo più numerica, giunta in Costa Rica tra la fine dell’ottocento e gli anni immediatamente precedenti la Prima Guerra Mondiale.
In questo periodo, a puro titolo personale ed al di fuori delle tematiche della mostra, inserirei la storia di un mantovano, Iginio Marchini da Sermide, giunto in Costa Rica nel 1897 al seguito dei genitori e che, tornato in Italia, partecipò alla Prima Guerra Mondiale al fianco del cappellano militare Giuseppe Angelo Roncalli, divenuto successivamente Papa Giovanni XXIII, il “Papa buono”. Ferito a Caporetto, Marchini fu fatto prigioniero dai tedeschi e spedito in campo di concentramento in Germania. Riuscito a fuggire , nel 1920, tornò in Costa Rica dove aprì una delle prime macellerie italiane “La Triestina” ed una delle prime fabbriche di insaccati del Paese.
Sicuramente tra i fatti rilevanti nello sviluppo umano e culturale della Costa Rica si inserisce inoltre la colonizzazione agricola italiana di San Vito di Coto Brus, iniziata nel 1951 con l’arrivo di 111 famiglie italiane, nella zona sud del Paese, da parte della SICA (Società Italiana di Colonizzazione Agricola) diretta dal Comandante di Marina Vito Sansonetti. Le famiglie italiane si insediarono in una zona selvaggia di 10.000 ettari, ricoperta di foreste tropicali, concessi dal governo costaricense per la sua colonizzazione. Famiglie provenienti da differenti regioni italiane, anche dalla Lombardia.
La quarta tematica si rivolge alle ideologie politiche costaricensi del XIX secolo iniziate negli anni ’30 con il comunismo (poco propenso però all’internazionalismo), seguito dal solidarismo, alla fine degli anni ’40, e sfociate poi nella rivoluzione del liberazionismo.
In tale contesto la comunità italiana – maggiormente a cavallo delle due guerre – tende ad aderire sia al regime fascista, con la creazione della Casa del Fascio, che alla tradizione anarchica, che a quella di ispirazione socialista con gli emigranti di Morano Calabro.
Ciò porta ad una “scissione” netta della nostra comunità, tanto che nelle cerimonie pubbliche gli italiani sfilano in due gruppi distinti tra fascisti ed anti-fascisti.
L’ultima tematica, la quinta, si rivolge all’apporto italiano nel campo della scienza e della tecnologia. Il contributo italiano in campo scientifico ed in quello dell’insegnamento universitario è documentato fin dal XIX secolo ed è riconducibile a singole personalità.
Dalla fine degli anni ’30 fino agli anni ’70 molti studenti costaricensi si trasferiscono a studiare in Italia in varie università principalmente del Nord, tra cui Milano e Bologna. Diritto, medicina, architettura ed ingegneria erano le carriere a cui si rivolgevano i giovani studenti, i quali – nella loro maggioranza – si sono poi successivamente sposati con ragazze italiane che hanno portato in Costa Rica.
Tra questi spicca oggi il Dr. Alfio Piva, neo eletto alla vice presidenza della Repubblica della Costa Rica, che nel 1970, allora giovane studente di medicina veterinaria, si laurea a Milano. Figlio di discendenti mantovani – di Ostiglia – è oggi forse l’esempio più fulgido del legame culturale tra i due paesi.
Oggi con il miglioramento delle università costaricensi, l’intescambio universitario riguarda settori della specializzazione medica (pediatria, oncologia), della biologia, della geologia e della vulcanologia, del diritto agrario ed ambientale.
Sicuramente questo progetto di rivalorizzazione dell’apporto storico e culturale italiano in Costa Rica è solo l’inizio di un più ampio progetto a futuro con la creazione di un archivio che “protegga” nel tempo questa memoria storica-culturale rivolta principalmente alle nuove generazioni di figli e nipoti dei discendenti di italiani stabilitisi nel Paese.
Di Giovanni Girardi, Redazione Costa Rica
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