“Repubblica di La Boca” o Cinque Terre? — Lombardi nel Mondo
“Repubblica di La Boca” o Cinque Terre?
Sulla storia del suggestivo quartiere che volle divenire la “Repubblica Indipendente di La Boca”, abbiamo già parlato a lungo in puntate precedenti.
Oggi vogliamo scoprire l’origine dei colori delle facciate, molto simile a quella di Manarola, una delle Cinque Terre della Liguria.
Tenuto conto il fatto che La Boca e’ un quartiere fondato dai “xeneixes” o “zeneizi”, cioè, genovesi recatisi in Argentina sulla fine del XIX secolo, potrebbe esistere un rapporto più che stretto anche su questa particolarità.
Vale la pena dire che la zona in cui oggi si trova La Boca fu il posto scelto da Pedro de Mendoza per fondare –per la prima volta- Buenos Aires nel 1536.
All’epoca della Colonia spagnola, La Boca era una zona di baracche dove venivano confinate gli schiavi neri.
Poi funzionarono i saladeros (cappannoni in cui veniva salata la carne da esportare) e concerie di cuoio.
La Boca quindi, era il principale porto di Buenos Aires anche se molto limitato dalla poca profondità del Riachuelo.
Essendo la porta di entrata dei battelli dell’immigrazione italiana, a fine del XIX secolo, cominciarono ad arrivare molti genovesi che diedero al posto la sua fisonomia attuale.
Questi emigrati si raggruppavano in “Conventillos” (abitati collettivi) e –secondo alcuni storici- dipingevano le loro case con resti di pittura scartati da marinai e pescatori.
Come la pittura di un solo colore non era sufficiente, a volte una sola casa veniva verniciata a diversi colori.
Nell’origine del quartiere i colori delle facciate non erano cosi intensi ma più appastellati. Molto piu simili a quelli di Manarola.
Sarebbe stato il pittore Benito Quinquela Martín -abitante del quartiere- a reinterpretare la tradizione cromatica del posto.
Fu proprio lui a proporre l’utilizzo di colori più vivi e variati sulle facciate, comprese quelle della Scuola-Museo, la Scuola d’Arti Grafiche, il Lattario Municipale, l’Asilo e l’Istituto Odontologico infantile, tra l’altro.
I “conventillos” erano costruiti appositamente a due piani poi ricoperti in lamiere sinusoidali verniciate a colori intensi e brillanti da essere individualizzati facilmente da loro abitanti.
Nel 1870 la Boca aveva già la sua fisonomia caratteristica e nel 1895 era la seconda sezione della Capitale dello Stato.
Su una popolazione di 38.000 abitanti, 17.000 erano argentini, 14.000 italiani, 2.500 spagnoli e il resto di altre nazionalità.
“Cinque Terre” è il nome di un tratto di costa della Riviera Ligure di levante, situato in Provincia della Spezia e compreso tra Punta Mesco e Punta di Montenero, nel quale si trovano cinque borghi: Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore.
Cinque Terre e’ una delle aree mediterranee naturali più incontaminate della Liguria e della costa Tirrena.
Lungo cinque miglia di costa rocciosa racchiuse da due promontori, cinque paesini arroccati su speroni di pietra in minuscole insenature, sono i gioielli della costa ligure.
Per la loro storia e la loro posizione geografica, poco accessibile, le Cinque Terre non hanno subito un’espansione edilizia massiva.
La viticoltura, tipica della zona, ha contribuito a creare un paesaggio unico al mondo con i tipici muri a secco, caratteristici delle colline sul mare cristallino con baie, anfratti ed incantevoli spiaggette tra gli scogli.
Le Cinque Terre sono ormai un Parco Nazionale e, dal 1997, dichiarate Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco.
L’uso del colore nelle facciate costituisce certamente una delle caratteristiche peculiari del paesaggio costruito di Cinque Terre.
Questa raffinata tecnica decorativa costituisce una particolare forma di espressione artistica che sovrapponeva ad un’architettura reale povera un’architettura finta tanto più ricca quanto la fantasia dell’operatore lo consentiva e permane, seppur con variazioni legate alle caratteristiche tipologiche e decorative locali nelle Cinque Terre.
Oggi e’ in corso uno studio della coloratura come identità del luogo. La Dott.ssa Arch. Simona Bassi facente parte della squadra multidisciplinare, dice: “Per affrontare la complessità della tematica è stato necessario ampliare il campo d’osservazione, oltre lo studio dei comparti edilizi dei centri storici, analizzando attentamente non solo gli edifici delle varie marine, su cui è stato elaborato il progetto particolareggiato, ma più in generale, osservando e studiando con cura l’ambiente naturale e il paesaggio antropico, in particolare l’edilizia popolare rurale, dove ancora si conservano gli intonaci originali e, più in dettaglio, le architetture storiche con facciate decorate o dipinte, testimoni per eccellenza, dei linguaggi cromatici in uso sul territorio, dei materiali localmente fruibili e delle tecniche esecutive proprie delle maestranze tradizionali. Un posto di primo piano è stato quello dedicato al parco litologico esistente, avendo constatato scientificamente “come tutti i minerali utilizzati per la realizzazione delle malte, possano essere ricondotti a litotipi locali”.
La mancanza di testimonianze precise sull’origine del colore della Riviera Ligure, fa necessario lo sviluppo di questi studi dettagliati a fine di capire la nascita di questa particolarità cromatica culturale ed ambientale che attrae cosi fortemente ai turisti e non solo.
Per arrivare a comporre la tavola completa e corretta dei colori delle Cinque Terre, è stato necessario sperimentare non solo le combinazioni pertinenti agli originali antichi, ma testare anche soluzioni alternative più recenti.
“La preparazione in laboratorio di modelli, realizzati utilizzando le polveri ricavate dalla macinazione degli inerti locali, -dice la Dott.ssa. Bassi- ha consentito di effettuare un’ulteriore selezione cromatica, distinguendo all’interno di una stessa gamma di pigmenti naturali, quelli applicabili a fresco, quelli adatti alla tempera e quelli affini alla calce. I colori tradizionali, applicati nella decorazione murale sia a fresco che a secco, con calce o con tempera, sono stati successivamente comparati con tinte ottenute da prodotti commerciali moderni, valutandone a fondo gli esiti ed i risultati ottenuti”.
La Boca e Manarola, cosi distante una località dall’altra, con una caratteristica culturale ed ambientale comune: il colore delle facciate.
Un filo conduttore lega per forza Cinque Terre e Buenos Aires: gli emigrati genovesi che, da anni, hanno trovato posto nel mondo al di qua dell’Atlantico.
Emigrati “zeneizi” che portavano negli occhi le ultime immagini colorate della sua amata terra nell’allontanarsi la nave dal porto di Genova verso l’America sconosciuta e, soprattutto, lontana.
Jorge Garrappa Albani – Redazione Portale Lombardi nel Mondo
www.lombardinelmondo.org – jgarrappa@hotmail.com
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