Più Europa, meno disunita: la proposta della Polonia per battere la crisi
Unificazione delle cariche di Presidente della Commissione Europea e del Consiglio Europeo, aumento dei poteri della Commissione ed elezione diretta degli organi dell’Unione Europea mediante liste uniche a livello continentale sono le tre proposte avanzate dal Ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, per battere la crisi e rilanciare l’UE a livello globale.
Il Capo della Diplomazia polacca e stato invitato all’incontro degli Ambasciatori tedeschi nella giornata di sabato, 26 Agosto, ed ha colto l’occasione per esprimere le proprie convinzioni in merito alle riforme necessarie all’Europa per riprendere un ruolo guida nel Mondo.
Secondo Sikorski, la soluzione alla crisi non sta nella disgregazione dell’Unione Europea, bensì nell’implementazione del processo di integrazione interno al Vecchio Continente. Tra le priorità da realizzare, oltre alle riforme politiche riguardanti la Commissione Europea ed il sistema elettorale del Vecchio Comtinente, Sikorski ha identificato anche la necessità di un’unione bancaria e finanziaria.
La posizione di Sikorski, che in passato si e speso a più riprese a favore dell’implementazione del processo di integrazione europea, testimonia la vena fortemente europeista del Governo cristiano-democratico polacco. Nonostante la crisi dell’Euro, e la mancata appartenenza di Varsavia alla moneta unica UE, esso vede nell’unita del Vecchio Continente l’unica possibile soluzione per rilanciare l’Europa in campo internazionale.
Oltre che per il sostegno del processo di integrazione europea, la Polonia ricopre un ruolo di primo piano per altri due motivi. Il primo e legato al sostegno fornito al processo di allargamento dell’Unione Europea ad Ucraina, Moldova, Georgia e Bielorussia: Paesi dell’Unione Europea che per motivi geopolitici non appartengono all’UE nonostante culturalmente e storicamente appartengano di diritto all’Europa.
In secondo luogo, Varsavia possiede nel suo territorio un ampio giacimento di gas Shale, il cui sfruttamento consentirebbe all’Unione Europea di soddisfare il suo fabbisogno energetico senza più dipendere dalle forniture della Russia.
Tuttavia, lo sfruttamento dei giacimenti shale e contrastato da due fattori. Il primo e legato alle tecnologie necessarie per l’estrazione di questo tipo di oro blu, ubicato a profonda profondità: necessari sono infatti macchinari provenienti dagli USA – dove lo shale e sfruttato normalmente – molto costosi, e, prima ancora, studi sul campo parecchio approfonditi.
Il secondo fattore contrastante lo sfruttamento del gas shale e legato alla protesta ambientalista, che si oppone ai lavori di ricerca per presunti danni all’equilibrio geologico del Paese in cui e ubicato il giacimento.
Secondo indiscrezioni provenienti da fonti molto accreditate, i movimenti che si schierano contro lo sfruttamento dello shale sono appoggiati politicamente dalla Russia, che mal sopporta la possibilità di perdere il proprio monopolio sulla compravendita di gas in Europa.
Anche a Varsavia c’e chi e contrario all’indipendenza energetica Ue
Di recente, posizione contraria allo sfruttamento dello shale e stata assunta dal partito radicale polacco Movimento di Palikot. Esso, a livello europeo, collabora con il movimento verde, ed ha deciso di sostenere la protesta ambientalista per un mero calcolo di politica interna, orientato all’incremento dello spessore politico che, oggi, vede questa forza partitica fortemente anti-tradizionalista sostenuta dal 10% degli elettori in Polonia.
A Varsavia, favorevoli all’estrazione del gas non-convenzionale restano tuttavia tutte le altre forze politiche, dalla coalizione di Governo – Piattaforma Civica e Partito Contadino – all’opposizione conservatrice – Polonia Solidale e Diritto e Giustizia – che vedono nella presenza del giacimento shale in territorio polacco una possibilità unica per garantire all’Unione Europea l’indipendenza energetica.
Matteo Cazzulani – http://matteocazzulani.wordpress.com/