LE POSTE TASSIANE (7) — Lombardi nel Mondo

LE POSTE TASSIANE (7)

Per www.lombardinelmondo.org presentiamo “Le Poste Tassiane”, uno dei primi, e tra i più importanti, interventi dedicati alla famiglia dei Tasso di Camerata – Cornello (Bergamo), all’origine della posta moderna (italiana ed europea). Enrico Melillo, uno dei maggiori storici della Posta, segue passo passo gli sviluppi di questa casata impegnata in Italia e nell’Europa dei secoli XVI – XIX.
LE POSTE TASSIANE (7)

Postiglione tedesco (1574 circa)

Dopo la soppressione dei consiglieri-maestri dei corrieri stra­nieri, i rapporti internazionali furon governati da accordi am­ministrativi conchiusi direttamente dai sopraintendenti generali delle Poste con gli uffici stranieri. Nel 1669, epoca in cui fu conclusa una convenzione postale con l’Inghilterra, un’altra convenzione ebbe luogo con tale Grand, il quale rappresentava il luogotenente dei corrieri maggiori del re di Spagna nel Milanese. Ora ognun sa che anche nel secolo XVII i Tasso esercitavano il servizio postale nel ducato di Milano, ed è quindi logico supporre che questi ed altri accordi essi con­chiusero dalla capitale lombarda con i sopraintendenti postali esteri non compresi nella loro privilegiata giurisdizione, nell’ interesse proprio e dei principi.

A Bruxelles, pochi mesi prima di morire, presago forse dell’immatura sua fine, Francesco gettò le fondamenta d’una cappella funeraria nella Chiesa di Nostra Signora di Sablon, dove fu degnamente sepolto.

Nello stesso anno istituì una confraternita nel Tirolo, con l’obbligo di pregare il giorno della Concezione della Ver­gine per «i nobili e potenti signori di Tasso».

Fondò pure nella cappella di Battel-les-Molines una messa perpetua da celebrarsi ogni venerdì in onore della Santa Croce, e fece fondere la grossa campana della chiesa parroc­chiale di Santa Maria delle Grazie in Camerata, presso Cornello.

Non lasciò eredi; secondo il Rem, la moglie, tal Do­rotea, gli sopravvisse fin dopo il 1521.

L’imperatore Massimiliano lo creò, in vita, cavaliere dell’ordine dello «Sperone d’Oro» e conte di Palazzo. Questo titolo fu anche dato nel 1512 ai fratelli di lui, Leonardo e Gio­vanni e ai figli di Ruggero, cioè Battista, Davide, Matteo e Simone. Giovanni, nipote del suo omonimo, o, secondo i più, figlio di Raimondo, ebbe anzi, dopo il 1603, quello speciale di conte di Villamediana. Nel 1608 un altro Leonardo Tasso ebbe il titolo di barone, e più tardi altri Maestri Generali della stessa famiglia furono insigniti del titolo di principe da Leopoldo, successore di Ferdinando III; dal re di Prussia ebbero parecchi domini a titolo di benemerenza per servigi resi allo Stato e all’umanità, ed altri, a titolo d’indennità, con­sistenti in proprietà nella provincia di Posen, per avere ri­nunziato nel 1816 all’esercizio dei loro privilegi postali negli Stati prussiani.

Un suo ritratto è conservato su di un arazzo della col­lezione Spitzer, di cui si ha una eccellente riproduzione cro­molitografica. Il ricamo, di colori vivissimi, rappresenta l’arrivo dell’immagine miracolosa di Nostra Signora di Sablon, in tre episodi differenti. In ciascuno dei quali si vede il ritratto d’un uomo dalla fisonomia altera e non comune, senza barba, coi capelli bianchi, adorno di vestimenta sontuose, che con una mano rimette, in ginocchio, una lettera, cui è attaccato un sigillo, e con l’altra mantiene il vestito e 1’acconciatura dei lunghi capelli fluenti. Gli orli dell’arazzo hanno ricchi e pre­ziosi ornamenti e delle fasce tempestate di motti e di stemmi, nei quali vedonsi le armi gentilizie dei Tasso. La dedica, in caratteri gotici, messa sulla metà inferiore della bordura di sinistra, è così concepita: «EGREGIUS FRANCISCUS DE TAXIS – PIE MEMORIE – POSTARUM MAGISTER HEC FIERI FECIT – ANNO 1518» e non lascia alcun dubbio sul personaggio che presenta la lettera e che deve essere il donatore dell’arazzo, Francesco Tasso, il quale, tuttavia, come lo attestano l’anno indicato, 1518, e 1′ aggiunta «pie memorie», non 1’ha visto compiuto.i

Tutti gli agenti delle Poste e i corrieri di Francesco Tasso e de’ suoi successori erano nominati con solennità, la quale dava straordinaria importanza alla loro missione delicata. Erano sottoposti anche al giuramento, che prestavasi in forma spet­tacolosa e pubblica, in mezzo a tutto il personale presente nel luogo in cui erano accettati i nuovi agenti, che, oltre ad illibata condotta, dovevano essere laboriosi, fedeli, zelanti, pacifici, benevoli, sobri, modesti e bene istruiti delle loro funzioni e delle vie da percorrere. Erano esenti da ogni con­tribuzione fiscale e da qualsiasi carico, specialmente dall’obbligo di alloggiare le truppe. Godevano altre immunità, fra le quali una sconfinata protezione contro ogni tentativo di furto. Le loro abitazioni, i rilievi, le stazioni usufruivano di privilegi, che solo alcune alte cariche dello Stato potevano vantare. Era prescritto di portar gli stemmi regali lungo le vie postali, in cui avevan giurisdizione i Tasso. Questo distintivo ba­stava per essere immuni da qualsiasi carico e per invocare, al bisogno, aiuti e protezioni dalle autorità civili e militari. Le nomine, le punizioni, i licenziamenti, per i quali Gabriele Tasso doveva ottenere l’approvazione del governo di Innsbruck, furono, con Francesco e con parte de’ suoi successori (in ispecie con Giovanni Battista), di esclusivo diritto della Casa, diritto che egli volle avocare a sé, per conseguire più unità di direzione, maggior sollecitudine nelle controversie e nelle decisioni, più spiccata e dignitosa autorità.

 

Fine settima puntata

 

A cura di Luigi Rossi (Bochum)

www.luigi-rossi.com

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