Viaggio in Messico — Lombardi nel Mondo

Viaggio in Messico

Antonella De Bonis, ci regala alcune pagine di viaggio, il Messico. Paese che vorrebbe rivisitare per poter conoscere altri luoghi. Il Messico ha questa caratteristica, non è facile dimenticarlo e spesso ti entra dentro, il suo sole, la sua gentilezza e le sue contraddizioni, tutto è magico. ¡W Mèxico señores!

(Viaggio in Messico, 2007-2008)

Atterrata a DF, ho trascorso lí un paio di giorni piu in famiglia, con la mia amica, che altrove. Solo un’uscita “soltera”: una per andare alla casa azul di Frida Khalo e Diego Rivera, nel quartiere di Coyoacan e un’altra per correre a prenotare i biglietti del viaggio che seguiva.

 

 

La biglietteria aveva chiuso davanti ai miei occhi e lí ho incontrato una madre e figlia che avevano lo stesso problema.

Quindi ho proposto di unirci alla ricerca di un’altra biglietteria visto che, io, non avevo idea di nulla. Cosi mi hanno portata in un centro commerciale, uno molto grande. Al piano superiore vendevano stelle di natale. Faceva caldo, soprattutto.

 

Dopo di loro, al baracchino della biglietteria, il mio turno. Mi serve un ragazzo con un paio di cocchiali da vista, simpatico e paziente. Nemmeno li avevo idea. Sapevo solo che il mio volo di ritorno per l’Ecuador era il 6 gennaio.

 

Cosi, mentre il ragazzo con gli occhiali da vista mi suggeriva delle proposte tra siti ( avevo una mappa di consigli..Puebla, San Cristobal, per poi dover arrivare a Puerto Escondido, dove avrei trascorso la notte tra il 2007 e il 2008 assieme alla mia amica del DF, (la quale attualmente è sposata con un israeliano e, col figlio, tutti convertiti, abitano a Los Angeles) e un’altra che oggi abita a Verona con suo marito veronese, Marco, la loro figlia Nahui (sono una bella coppia). Stanno costruendo casa a Puerto, nel frattempo…

 

Intanto, la fila dietro di me era cresciuta e i consigli arrivavano da tutter le direzioni. Il tipo che aveva ormai finito il suo hamburgher, interviene e mi dice che a San Critobal sarei stata molto bene e che una sua cara amica e un amico, come fratello, mi avrebbero ospitata ad occhi chiusi. Quindi Tappa San Cristobal: 3 giorni, almeno. Comprai tutti i biglietti quello stesso giorno (che tutti assieme, ancora da strappare tra loro, formavano una fisarmonica rosa!), per via della temporada, cioè sotto natale, rischiavo di non trovare asientos libres (posti liberi). Dopo un compleanno celebrato con niñeras per i bambini (indigenas), cuoche…con le quali io preferivo stare, preparando brujerias di tutti i colori (motes…) e ciliegie OGM, partii dal terminal TAPO, la sera stessa. Lì cercai una cabina, e lasciai un messaggio alla tua segreteria telefonica, in Italia.

 

Fu proprio a causa della temporada natalizia, che il primo bus tardò e a Veracruz non arrivai mai in tempo per prendere il successivo. Da li i dettagli li devo risparmiare, ma vorrei poterli raccontare, ancora. Raccontar-ne tante.

 

Dormii al terminal; sognai mio padre per la prima e quasi ultima volta. Nel sogno, leggevo una lettera destinata a mia madre. Parlava di una Vicenza in bianco e nero…che danzava a ritmo di buggie buggie.

 

La Farmacia promuoveva non so cosa, con gli autoparlandi fuori e gli Ub40 che cantavano dappertutto. Chiamai Fermìn, l’amico del tizio dell’hamburgher e disse che mi

aspettava…

 

Villahermosa, Coatzacualcos, Tuzcla Gutierres…in lungo e in largo, giorno e notte, per arrivare all’alba a San Cristobal (freddo). Li, in attesa di un orario decente per svegliare Fermin, ti scrissi una email, alla quale tu rispondesti che mi invidiavi. Parlavi del Mamao, che io non ho mai assaggiato. Maledizione- Bevetti una leche de arroz con cannella, e mi passarono davnti i primi bambini chapanecos. Per me “la direi cosi”.

 

Dal Chiapas fu difficile andarsene. Circostanze, gastrointerite; un poeta colombiano 60 enne e la celebrazione Zapatista a la Garrucha. Sola. Un bus diretto a Puerto, perduto mentre stavo in clinica, con il suero (flebo). Mi hanno permesso di trascorrere la notte li.

 

La notte di San Silvestro la trascorsi in bus, dividendo uva con altre due ragazze che scesero prima di me. Io fui l’ultima, assieme all’autista. Il primo gennaio del 2008 ero a Puerto Escondido, raggiunti gli amici che, non vedendomi la notte precedente, avevano pensato mi fossi fermata chissà dove, invece. Ripartii la mattina seguente, diretta per Oaxaca ciudad, dove mi avrebbero accolta Aura, la sorella di Claudia e Nadia.

Con loro sono stata a Mitla e ho guidato l’auto. Ad Aura non piace guidare, mentre a me si. Avevamo solo un cd, dei Cramberries… Il Ritorno a Tapo, fu come arrivare al finale di una fiaba.

 

All’atterraggio, ad accogliermi una Quito grigia. Con il Messico, io non ho finito.

 

Testo e fotografia di Antonella De Bonis

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