Mitt Romney accetta formalmente la candidatura presidenziale — Lombardi nel Mondo
Mitt Romney accetta formalmente la candidatura presidenziale
Il candidato repubblicano Mitt Romney ha formalmente accettato la candidatura presidenziale repubblicana alla convention di Tampa con un discorso chiaramente diretto a tutti gli elettori delusi dalla politica di Obama, colpevole di non essere riuscito a dare una svolta decisiva alla ripresa economica americana. Un discorso che molti analisti intendono indirizzato soprattutto agli elettori dei “swing states”, gli stati altalenanti che possono decidere con i loro voti elettorali le sorti della battaglia presidenziale fissata al numero magico 270. Colorado, Florida, Nevada, Iowa, New Hampshire, Michigan, Virginia, Wisconsin, Pennsylvania e Ohio. Quest’ultimo stato è tra l’altro al centro di una delle tante controversie legali che caratterizzano l’attività politica, in quanto un giudice ha decretato che in Ohio si potrà votare anche una settimana prima delle elezioni ufficiali, fatto che tradizionalmente ha favorito l’afflusso degli afro americani e delle persone a basso reddito tradizionalmente di fede democratica.
Un colpo basso contro Romney che stava temporaneamente riprendendo punti contro Obama dopo la kermesse di Tampa, e in attesa degli sviluppi della convention democratica di Charlotte, North Carolina che inizia proprio il 4 settembre 2012, ma certamente meno pesante di quello che sta per infliggere il procuratore capo di New York, Eric Schneiderman. Schneiderman ha in corso un’indagine giudiziaria che sta indagando sugli abusi alle normative messe in atto dalle società di private equity, tra le quali la Bain Capital fondata da Romney e da cui riceve tuttora dividendi, per pagare meno tasse. Se si aggiunge che Romney continua a essere riluttante a mostrare in dettaglio il suo stato patrimoniale, se ne deduce che il momento è cruciale. D’altra parte si sa quanto gli americani siano inflessibili in questo campo. Bernard Madoff, accusato di una delle più grandi frodi finanziarie della storia americana, è stato condannato e incarcerato nel 2009 a una pena detentiva di 150 anni. Negli anni trenta il gangster Al Capone, sfuggì alle accuse di omicidio ma incastrato e condannato a 11 anni di reclusione per reati fiscali. Tutto questo non succederà a Romney, ma le probabili accuse di Schneiderman potrebbero costituire un infinito e dannoso tormentone.
Il discorso di Romney ha riguardato soprattutto la presidenza Obama. Un presidente che aveva suscitato molto interesse e molte aspettative, e che alla fine ha deluso troppe persone, ragion per cui è inutile fermarsi su quanto poteva essere fatto, occorre guardare avanti al futuro. Chi ha votato per lui ha ora la possibilità di scalzarlo. Un tentativo di entusiasmare una platea che in generale non si scalda molto per lui. D’altra parte gli altri oratori quali Chris Christie, speaker ufficiale repubblicano o lo stesso Paul Ryan, candidato alla vice presidenza, hanno parlato più dei loro risultati che del sostegno a Romney e l’intervento della moglie Ann lo ha forse reso un po’ più umano, ma non simpatico. Sono stati in realtà gli amici e colleghi d’ufficio a renderlo più familiare ma quanti lo hanno visto in TV e cambiato idea?
Una volta presa la parola Romney ha cercato di raccontare la storia della sua famiglia, della fede mormone, capisaldi dei valori americani assieme alla forza delle singole comunità, con il riferimento personale al padre che dopo 60 anni di matrimonio continuava a portare una rosa alla moglie.
La cura con cui ha preparato il suo intervento è stata diretta a bilanciare la sua autenticità e la sua apertura, un candidato che vuole essere vicino a tutti gli americani, soprattutto alle donne. A questo proposito, in seguito alle accuse rivoltegli dai democratici, ha reiterato la posizione chiave femminile in tutti i settori della politica repubblicana con la promessa di aiutare le famiglie.
Romney ha duramente attaccato i fallimenti di Obama in termini di economia e cercato di asserire la sua personalità lontana dall’amabilità del suo avversario. In una contesa che sembra impantanata e senza un vero vantaggio dei due, Romney ha continuato nel pragmatismo della sua esperienza lavorativa accusando Obama di attaccare l’economia di successo che ha ridato ricchezza all’America dopo la Grande depressione.
Secondo Romney il futuro americano deve prevedere meno norme e meno tasse per stimolare la crescita economica, fatto che potrebbe creare 12 milioni di posti di lavoro soprattutto attraverso le piccole imprese. Pur non entrando nei particolari il riferimento ai nuovi trattati commerciali, alla ricerca di nuove risorse energetiche e il rigetto della riforma sanitaria di Obama sono stati ampiamente approvati dall’assemblea.
Affermazioni naturalmente contestate dai commentatori di parte democratica.. E quando mai?
Le promesse di Romney di costruire la più grande economia del mondo per salvarla dal buio si sono allungate lungo la spiaggia del Golfo del Messico appena sfiorata dall’uragano Isaac.
“Il futuro è il nostro destino. Il futuro è a portata di mano e ci aspetta. I nostri figli lo meritano. Il nostro Paese, la pace e la libertà del mondo lo richiedono. E con il vostro aiuto ci riusciremo. Incominciamo il nostro futuro stasera.”
Dio benedica l’America.
Ernesto R Milani
2 settembre 2012
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