Scola ai milanesi: «Ho bisogno di voi per svolgere il mio compito nella gioia»
FOLLA IN PIAZZA DUOMO – Ad accogliere il nuovo arcivescovo, 30mila persone in piazza e ottomila in cattedrale, tra cui il presidente della Regione Roberto Formigoni, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il prefetto Gianvalerio Lombardi e il presidente della Provincia Guido Podestà. Il generale comandante del presidio militare ha ricevuto l’arcivescovo e lo ha affiancato nel passare in rassegna il picchetto d’onore. Il cardinale Scola, attraversando piazza Duomo, tra due ali di fedeli, è salito al Duomo insieme al vicario generale monsignor Carlo Redaelli, il moderator Curiae Gianni Zappa, e i due segretari arcivescovili, don Luciano Capra e monsignor Gabriel Richi Alberti
TETTAMANZI E IL PASSAGGIO DI CONSEGNE – Sul sagrato l’arcivescovo è stato accolto dal suo predecessore, cardinale Dionigi Tettamanzi, e con lui, al suono delle campane, ha fatto il suo ingresso in cattedrale. L’applauso più caloroso è arrivato nel momento in cui i due cardinali si sono salutati. In cattedrale, il cardinale Tettamanzi ha consegnato a Scola il pastorale di San Carlo. Nel passaggio del pastorale Tettamanzi ha ricordato le parole che gli disse il cardinale Carlo Maria Martini nel settembre del 2002, in analoghe circostanze: «Vedrai come sarà pesante». «E diceva la verità – ha proseguito -, ma si sono rivelate in questi anni altre verità», come quella della «presenza del Signore che sostiene e conduce con potenza», per cui «non è il vescovo che porta il pastorale ma il pastorale che porta il vescovo».
«NON PERDERE DI VISTA DIO» – In Duomo, il nuovo arcivescovo ha voluto ricordare una caratteristica della piazza che ospita la cattedrale: «Quando, all’inizio degli anni Sessanta, chiamato dal Cardinale Colombo ad occuparmi della Fuci, ho cominciato a venire in Duomo, mi colpì la consuetudine dei milanesi a riversarsi verso sera in piazza Duomo. Si formavano decine e decine di capannelli che discutevano dei più svariati argomenti. Il ricordo di questa usanza si è sedimentato in me come una felice espressione di democrazia sostanziale che nasce dal basso e si sviluppa nel confronto e nello scambio. Veramente l’io è sempre in relazione, e dalla relazione cava il sorprendente alimento per la sua crescita. Ora i tempi sono diversi, ma il valore di questo stile democratico rimane inalterato». Poi, in chiusura dell’omelia, l’appello alla città: «In ogni caso questo è l’augurio che mi viene spontaneo per la nostra Milano, metropoli illuminata, operosa ed ospitale: non perdere di vista Dio».
LA PARTENZA DA MALGRATE – La grande giornata del nuovo arcivescovo di Milano era iniziata alle 14, quando è stato accolto dai fedeli del suo paese natale, Malgrate, il luogo dove è cresciuto, a due passi da Lecco. Applausi, abbracci e strette di mano sul sagrato della chiesa di San Leonardo, dove è stato battezzato e da dove ha inizia il suo viaggio verso la «cattedra» di 144esimo successore di Sant’Ambrogio. A porgere il benvenuto è stato, tra gli altri, il parroco del paese lecchese, don Luciano Capra, che ora lascerà la parrocchia di San Leonardo per trasferirsi in Curia a Milano, in quanto è stato scelto dal Cardinal Scola come segretario personale. C’erano anche i parenti e i nipotini del nuovo arcivescovo.
LA VOCAZIONE – «La mia vocazione è nata da bambino. Facevo il chierichetto e con i miei amici cercavamo sempre un modo per restare inginocchiati meno tempo possibile; poi, un giorno, durante una visita in parrocchia del cardinale Schuster, lo vidi stare immobile in ginocchio per un’ora. È stato allora che ho capito cosa volesse dire partecipare nella vicinanza all’affetto di Cristo», ha raccontato il cardinale rispondendo alle domande dei ragazzi dell’oratorio. «La prima volta che sentii la chiamata di Dio fu in IV elementare, quando durante una lezione – ha ricordato Scola – sentii parlare un fratello consacrato che raccontava della sua missione in Africa. Confidai alla mia mamma che mi sarebbe piaciuto diventare sacerdote». «La seconda volta – ha aggiunto Scola – fu al Politecnico quando sentii nel cuore l’inclinazione a Dio e l’orientamento vocazionale ebbe il sopravvento anche davanti al matrimonio. Allora ne parlai con il cardinal Colombo e poi percorsi questa strada».
«CITTÀ DA SEMPRE ACCOGLIENTE» – Applausi, commozione e tifo da stadio da parte dei ragazzi dell’Azione cattolica hanno accolto Scola, poco prima delle 16, nella basilica di Sant’Eustorgio, dove furono battezzati i primi cristiani milanesi, tradizionale luogo di ingresso del nuovo arcivescovo. All’interno della basilica si è tenuto un momento di preghiera con quasi 200 catecumeni, provenienti da tutta la Diocesi, che si stanno preparando al Battesimo. «Quest’assemblea di fedeli, anche grazie alla vostra presenza, esprime visivamente il volto della nostra amata terra: Milano, la terra di mezzo, da sempre crocevia di incontro con l’altro. Spesso doloroso, talora violento ma, per finire, sempre accogliente», ha detto Scola nel suo primo intervento ufficiale a Milano. «Come ogni vera relazione d’amore il rapporto con Cristo domanda sacrificio. Ce lo testimonia il significativo gesto del dono della terra benedetta, memoria dei martiri, che ricorda all’Arcivescovo la natura della sua missione. La testimonianza è il nostro martirio quotidiano. A questo Voi siete chiamati da subito, non occorre attendere», ha detto Scola. Il testo dell’intervento era già scritto, ma una frase Scola ha voluto ripeterla due volte: «Il vescovo è preso a servizio, è preso a servizio – ha ripetuto – del popolo santo di Dio». Uscendo, il cardinale si è fermato a salutare telecamere e fotografi («fate bene il vostro lavoro») e a stringere le mani alle decine di persone assiepate dietro le transenne, tra cui molti giovani dell’Azione cattolica che lo hanno salutato agitando striscioni e gridando «Ola ola Angelo Scola».
PISAPIA: «LAVORARE INSIEME» – Scola è stato accolto sul sagrato di Sant’Eustorgio dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia, con il quale si è intrattenuto in conversazione per qualche minuto. «Sono molto contento di aver potuto dare il benvenuto al nuovo arcivescovo: sono certo che sarà un cammino in comune nell’interesse dei più deboli e degli emarginati per rendere più ricca la nostra città», ha detto Pisapia, che era accompagnato dalla moglie Cinzia. «Dalle parole che ci siamo detti – ha aggiunto – sono certo che sarà un rapporto molto costruttivo e dialogante, con anche le differenze che ci saranno e ci potranno essere, ma sicuramente superabili dalla volontà di ambedue di trovare il punto d’incontro e di confronto il più unitario possibile».
Fonte: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_settembre_25/scola-ingresso-arcivescovo-duomo-omelia-malgrate-eustorgio-1901634098796.shtml
27/9/2011
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