L’esperienza di un docente: quando studiare è vita — Lombardi nel Mondo

L’esperienza di un docente: quando studiare è vita

Da Montevideo il “racconto di Pietro Mariano Benni, direttore dell’Agenzia MISNA e uno dei docenti del Corso di Comunicazione e Giornalismo Multimediale cominciato il 12 Luglio e organizzato dalla Fondazione Italia nelle Americhe

Montevideo: “Ore “quasi 8” del mattino, quarto piano dell’ Edificio Lapido, ufficialmente riconosciuto come monumento nazionale della storica Avenida 18 de Julio, i tre chilometri del centro di Montevideo più trafficati e pieni di vita.

 

 

Nell’aula più grande della ‘Dante alighieri’, illuminata da due ampie finestre e due grandi lavagne bianche, tra libri minicomputer e immancabile mate, si è già radunato il primo gruppetto di alunni, soprattutto alunne, del Corso di Comunicazione e Giornalismo Multimediale cominciato il 12 Luglio.”. Inizia così il “racconto” della propria prima lezione Pietro Mariano Benni, direttore dell’Agenzia MISNA e uno dei docenti del Corso di giornalismo multimediale organizzato dalla Fondazione Italia nelle Americhe (vedi Aise)

 

“Disegnato nel 1930 in stile Art Deco dagli architetti Juan Aubriot e Ricardo Valabrega, l’edificio introdusse criteri di architettura internazionale e costituisce oggi una sede specialmente giusta per questo genere di studi; per molti anni, appena costruito, fu sede di un’impresa giornalistica; con l’arrivo della Dante Alighieri, gusto internazionale, tradizione giornalistica locale e cultura italiana hanno reso più che mai nobili le storiche mura del Lapido e i 24 partecipanti al corso di 700 ore sembrano percepire la particolare atmosfera che queste mura trasudano. A me capita di essere il terzo docente del corso, dopo i colleghi Pantaleone Sergi e Massimo Massimi, trattando soprattutto di giornalismo d’agenzia, cuore di qualsiasi sistema di comunicazione moderno. Devo essere sincero: arrivando dall’Italia non sapevo cosa aspettarmi dalla situazione in generale, dagli alunni e da me stesso, pur avendo già insegnato o essendo stato guest lecturer di istituzioni prestigiose come le Università Gregoriana e Urbaniana e di altri campus americani e canadesi. Ero anche un po’ preoccupato prima di cominciare. E invece mi trovo davanti un gruppo di 14 alunne e nove alunni che rappresentano uno spaccato affascinante, seducente, di umanità internazionale capace di dar subito vita a quella straordinaria “opera collettiva dell’ingegno”, come auspica una legge italiana sulla professione giornalistica, che tanto assomiglia a un’antica, nobile bottega artigiana. Una bottega in cui allievi e maestri costruiscono insieme ogni giorno, con una piena corrispondenza di “amorosi sensi”, un percorso dialettico e maieutico di conoscenza che riesce a trascendere una classica situazione docente-discenti e realizza con partecipazione, serietà ma anche allegria, un convinto tentativo di “realizzare se stessi”, come secoli fa il grande umanista Leon Battista Alberti prescriveva come dovere d’ ogni essere umano. Anche il nome dell’Avenida è di buon auspicio: il 18 luglio 1830, quasi due secoli fa, venne scritta la Carta costituzionale dell’Uruguay, luminosa testimonianza di impegno civile; studiare in questa strada, in questo palazzo, è per tutti una splendida occasione di crescita, di preziosi rapporti interpersonali a cui fa da angelo custode tutto il personale della Dante Alighieri, presente ogni giorno con grande dedizione e squisita cortesia, anche molto prima e molto dopo alunni e insegnanti. Quando ogni giorno, verso le 14, dopo sei faticose e coinvolgenti ore di lavoro comune, le lezioni finiscono, in realtà non è così facile sciogliere l’assemblea e andarsene, sentendo che il tempo insieme non è mai sufficiente ad approfondire tutto quello che si vorrebbe discutere e affrontare. Agli organizzatori e curatori dell’iniziativa va non solo gratitudine e stima ma anche il giusto riconoscimento di un’impresa difficile e speciale, portata avanti con grande impegno, in maniera generosa e pienamente encomiabile. Se le scuole del pianeta fossero tutte così, il mondo sarebbe un posto di gran lunga migliore…”

 

Fonte: (aise)

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