Fossa Virgilio: una valle su Plutone dedicata alla Guida di Dante — Lombardi nel Mondo
Fossa Virgilio: una valle su Plutone dedicata alla Guida di Dante
Lombardi nel mondo sì, ma non solo: da oggi, anche su quello che, per ora, è considerato il pianeta più remoto del sistema solare. Così sanziona la decisione della Unione Astronomica Internazionale -IAU- di dedicare a Virgilio una Fossa (valle) su Plutone: una decisione che, oltre al poeta mantovano, riguarda altre importanti figure, sia umane che artificiali, alle quali un concorso interno alla Unione ha conferito il privilegio di una denominazione sull’ultimo pianeta del Sistema solare.
Organizzato al fine di conferire nomi ufficiali alle località geografiche di Plutone che la sonda New Horizons ha fotografato nel 2015, il concorso interno, al quale hanno partecipato anche personalità del programma per ricerca di vita nello spazio SETI, ha sancito come Virgilio abbia meritato l’intitolazione di una valle per via del suo ruolo, fittizio, nel guidare Dante nella Commedia attraverso l’Inferno ed una parte del Purgatorio.
Oltre alla nomina di per sé, che certifica l’alto grado di fama di cui il poeta mantovano, così come la cultura italiana in generale, tuttora gode a livello internazionale, l’intitolazione di una Fossa a Virgilio sottolinea il ruolo fondamentale, troppo spesso poco studiato, che la Guida di Dante ha avuto, grazie al Sommo Poeta, nello studio dell’astronomia in periodo medievale. Dante, poeta eclettico molto legato all’astronomia, nella Commedia descrive infatti costellazioni e fenomeni astronomici molto complessi per l’epoca per bocca dell’autore dell’Eneide.
È Virgilio, infatti, che nel Canto VIII del Purgatorio spiega a Dante la conformazione del cielo australe, in particolare della collocazione circumpolare nell’Emisfero meridionale della Croce del sud, della stella Achernar e delle Nubi di Magellano -galassie satelliti della Via Lattea, ergo il primo oggetto extra-galattico mai descritto in una opera medievale!
Li occhi miei ghiotti andavan pur al cielo,
pur là dove le stelle son più tarde,
sì come rota più presso a lo stelo.
E ‘l duca mio: «Figliuol, che là sù guarde?».
E io a lui: «A quelle tre facelle
di che ‘l polo di qua tutto quanto arde».
Ond’elli a me: «Le quattro chiare stelle
che vedevi staman, son di là basse,
e queste son salite ov’eran quelle».
L’interpretazione “astronomica” dei versi di cui sopra è stata, e per certi versi è ancora, spesso tacciata dai commentatori tradizionali come fantasiosa. Ad essa, infatti, è preferita una lettura più “filosofica”, secondo la quale la Croce del sud ed il complesso astronomico Achernar-Nubi di Magellano descritto da Dante e Virgilio sarebbero rispettivamente una rappresentazione delle quattro virtù cardinali e delle tre virtù teologali. Tuttavia, tenendo conto di come Dante sia sempre molto preciso nell’affrontare appunti di carattere astronomico nella sua Commedia, l’interpretazione “astronomica”, che testimonia come Dante abbia avuto accesso alla conoscenza del cielo australe ben prima che i navigatori del Cinquecento avessero riportato l’esistenza della Croce del Sud e delle altre costellazioni australi, appare molto più verosimile.
A verifica della precisione con cui Dante tratta di questioni di carattere astronomico nella Commedia, sempre per bocca di Virgilio, vi è anche la spiegazione, nel Canto IV del Purgatorio, della rotazione apparente delle costellazioni dello zodiaco attorno ai poli e, con essa, della simmetria del cambio delle stagioni nell’emisfero boreale e in quello australe.
Se Castore e Poluce
fossero in compagnia di quello specchio
che sù e giù del suo lume conduce,
tu vedresti il Zodïaco rubecchio
ancora a l’Orse più stretto rotare,
Sarebbe Virgilio, dunque, stato premiato dalla IAU per avere permesso a Dante di riportare una conoscenza astronomica dettagliata di cieli lontani in un momento particolarmente buio, il Medioevo, della storia della Civiltà occidentale? L’ipotesi, seppur non confermata espressamente dalla IAU, non è peregrina.
Certo è che, a proposito di Medioevo, ad essere stato premiato con una nomina di una località su Plutone è stato anche Ash-Sharif Al-Idrisi: geografo arabo che, nel secolo X, diede un contributo fondamentale alla cartografia dell’epoca. Meritevole, come gran parte della cultura araba del tempo, di avere colmato il “buio” culturale provocato dall’Inquisizione e dall’oscurantismo religioso, ad Al-Idrisi è stata dedicata una catena montuosa ubicata tra due delle aeree pianeggianti più vaste di Plutone: la Terra Voyager e la Pianura Sputnik.
Un riconoscimento anche per USA ed URSS per la corsa allo spazio
Proprio la dedica delle due aeree più vaste di Plutone a due dei progetti che, più di tutti, hanno segnato la storia dell’esplorazione umana dello spazio rappresenta un ulteriore atto di riconoscenza nei confronti di un aspetto positivo che la guerra fredda ha portato all’umanità: la corsa allo spazio e l’avvio della sua colonizzazione.
Lanciato dall’Unione Sovietica nel 1957, lo Sputnik, primo satellite spaziale della storia, ha dato il via ad una lunga serie di lanci di missioni spaziali con i quali l’umanità ha saputo vincere la gravità del proprio pianeta, la Terra. Ereditiera della tradizione dell’URSS, l’Agenzia spaziale della Federazione Russa, la Roscosmos, è tutt’oggi un attore fondamentale per la colonizzazione di nuovi mondi extraterrestri.
L’altro grande attore, e motore, dell’esplorazione dello spazio è l’Ente Spaziale statunitense NASA, al quale appartiene la missione Voyager. Costituita da due sonde lanciate nel 1977, la missione Voyager ha permesso ad artefatti umani di compiere un primo viaggio di esplorazione di tutti i pianeti del Sistema solare finora conosciuti, fornendo all’umanità foto preziose di pianeti e lune ancor oggi utilizzate nei principali manuali di astronomia.
Oltre a Virgilio, Al-Idrisi, Sputnik e Voyager, ad essere premiati con una nomina geografica su Plutone sono anche altre personalità di spessore. Tra essi, è lecito citare Clyde Tombaugh, astronomo statunitense a cui, nel 1930, si deve la scoperta di Plutone dal Lowell Observatory, in Arizona.
Di Matteo Cazzulani
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