Nostra intervista in esclusiva a Paolo Malena — Lombardi nel Mondo
Nostra intervista in esclusiva a Paolo Malena
Martedì scorso a Milano, presso la Sala Bauer della Società Umanitaria, si è svolta la presentazione del volume del professor Giorgio Cosmacini “La forza dell’idea” – Medici socialisti e compagni di strada a Milano 1890-1980, presente l’autore insieme a Paolo Malena, Carlo Tognoli (ex sindaco di Milano nel 1976-1980), Arturo Colombo (storico) e Franco D’Alfonso (assessore al Comune di Milano). Il volume, sorta di fil rouge nel campo degli interventi sociosanitari della Milano di primo novecento, lega le teorie e le pratiche della medicina sociale con le idee e i valori umanitari del socialismo. Un leitmotiv attraverso cui la medicina sociale di quel periodo si è via via trasformata nel socialismo medico promosso da una Milano solidale, pronta a stringere a sé cittadini meno abbienti, bambini poveri, anziani emarginati e i malati cronici. Ne furono protagonisti alcuni illustri esponenti di quella classe medica che, impegnati anche nella lotta contro le malattie dell’arretratezza sociale, non esitarono ad assumere ruoli di rilievo nella vita della città quali fondatori di istituzioni mediche di riferimento ma anche consiglieri comunali e sindaci.
A margine dell’incontro abbiamo intervistato Paolo Malena che, forte della pluriennale esperienza maturata nel campo dell’assistenza non-profit del Terzo settore, ben conosce il significato del volontariato al servizio della società.
D: Segretario Malena, abbiamo ascoltato un interessate resoconto degli interventi sociosanitari svolti dalle amministrazioni socialiste nell’arco di novant’anni a Milano; il tutto attraverso le biografie di Edoardo Bonardi, Giuseppe Forlanini, Angelo Filippetti, Paolo Pini, Francesco Scotti, Virgilio Ferrari, Felice Perussia, Giulio Alfredo Maccacaro e altri illustri medici e socialisti che, a vario titolo nel solco della tradizione del socialismo medico, hanno ricoperto significativi ruoli anche nell’amministrazione della città. Quali sono le sue sensazioni al riguardo?
R: Guardi, sarà un caso ma proprio qualche giorno fa la mia attenzione è stata attratta da un ritaglio di giornale che mi ha indotto ad alcune riflessioni. Così, a ben ragione, pensavo che tutta la storia della sinistra italiana non fosse da interpretare come un percorso unico all’interno della storia del partito comunista ma che tra le conquiste più importanti nel campo dei diritti dei lavoratori, un ruolo davvero significativo è stato quello svolto dalla sinistra socialista attraverso i suoi ministri, i suoi giuslavoristi e sindacalisti così come nel settore sociosanitario attraverso illustri medici e professori. Ecco perché nessuno dovrebbe mai dimenticare quanto il socialismo riformista ha fatto per la storia del nostro Paese. La cancellazione di ogni pur minimo riferimento che ricordi la tradizione socialista italiana, se non proprio una damnatio memoriae è senza alcun dubbio una deprecabile rimozione culturale figlia dell’incapacità di comprendere quanto sia stato importante il riformismo socialista nella storia italiana. Dobbiamo ringraziare il professor Giorgio Cosmacini per aver tratto dall’oblio le straordinarie biografie e la storia umana e politica di tante personalità, medici socialisti e compagni di strada, artefici di quel socialismo medico che per circa un secolo ha contrassegnato in senso democratico e progressista la storia della nostra città e per riflesso del nostro Paese. Personaggi come Anna Kuliscioff, Edoardo Bonardi, Giuseppe Forlanini, Paolo Pini, Angelo Filippetti e gli altri citati nel volume, possono essere a buon diritto considerati i precursori di una particolare visione della scienza medica che guarda al malato ed alle sue condizioni di vita, senza con ciò trascurare la malattia.
D: E ad oggi, quale eredità ci hanno lasciato?
R: In campo sociosanitario, basti pensare come nel 1966, Giulia Filippetti, figlia di Angelo, sullo slancio riformista ereditato dal padre, sia riuscita a fondare a Milano una realtà come il Centro di educazione matrimoniale e prematrimoniale che oggi è riconosciuto come uno dei primi consultori laici autogestiti. Non asserisco ciò perché ho avuto l’onore e il piacere di conoscere Giulia personalmente, bensì, e questo è un dato di fatto, perché dal 1890 in poi ed anche dopo il 1978, il Parlamento attraverso la legge 833 varò la prima riforma organica del Servizio Sanitario Nazionale che, nelle attività sanitarie ed ospedaliere, sancì il passaggio della governance dai Comuni alle Regioni quali enti titolari della potestà legislativa e amministrativa in materia, ponendole così al centro del sistema. Sono grato all’amico e compagno di strada, Carlo Tognoli che ha citato come fiori all’occhiello delle amministrazioni comunali a guida socialista gli esempi dei dispensari antitubercolari, la medicina scolastica, il servizio epidemiologico, la lotta all’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e dell’abitato, le molte iniziative e i servizi antidroga svolti attraverso i CAD e i SERT, la medicina del lavoro, l’assistenza farmaceutica, i servizi d’igiene mentale nell’età evolutiva, la profilassi delle malattie infettive, la medicina preventiva, l’educazione sanitaria, i servizi socio assistenziali per i minori e gli anziani. Anche nel campo assistenziale, dove invece i Comuni hanno mantenuto anzi rafforzato i loro compiti e poteri, vorrei ricordare i primi Centri sperimentali di assistenza domiciliare agli anziani istituiti e avviati nel 1973 proprio dall’allora assessore Tognoli. Per rimanere nel solco dell’integrazione dei servizi sanitari e socio assistenziali e della continuità delle cure, bisogna dunque rendere merito al socialismo medico che fin dai primi del Novecento ha attraversato e permeato la società milanese, facendo evolvere l’assistenza sanitaria da un livello solo caritatevole al più alto, dignitoso e inalienabile livello del diritto dell’individuo ad essere considerato, ascoltato, curato e assistito senza discriminazione di sorta. Sono anche questi i semi di quel socialismo riformista che ancor oggi ci fanno capire che è proprio la “forza dell’idea” che muove il Mondo, in questo caso verso il sistema della sicurezza sociale percepita come irrinunciabile dimensione di solidarietà a cui oggi non possiamo sottrarci.
D: Tra i semi del riformismo socialista che ha citato, quale è per lei quello che non vorrebbe mai andasse perduto?
R: Sono tutti importanti ma se proprio devo scegliere, il mio pensiero corre a quello dell’impegno sociale. Un impegno che attraverso il Forum della Solidarietà svolgo oramai da oltre quindici anni insieme al presidente Michele Colucci e numerosi altri volenterosi. Un seme, punto di riferimento importante nel panorama delle associazioni e organizzazioni non-profit del Terzo settore, in particolare nell’ambito sociosanitario, socio assistenziale e, in particolare delle malattie rare. La solidarietà infatti è di grande supporto nell’opera dei medici perché riesce a realizzare l’integrazione dei servizi sanitari e dei servizi sociali. Ciò è sempre constatabile sul campo, soprattutto attraverso l’esempio dello Sportello Malattie Rare che abbiamo attivato nel 2009 all’interno della Fondazione Irccs Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano presso il Dipartimento materno-infantile e salute del bambino della clinica Mangiagalli, dove abbiamo realizzato e validato un modello d’intervento che in modo globale prende in carico la disabilità grave non solo della persona ma di riflesso anche della famiglia.
D: In conclusione d’intervista: a proposito di solidarietà?
R: Bhè, mi lasci pensare! Sulla solidarietà mi vengono subito in mente le belle parole di Norberto Bobbio nella sua Lettera al Volontariato: “ … il mercato regola i rapporti di scambio tra chi offre e chi domanda, tra chi dà e chi riceve. Ma per chi non ha nulla da offrire o da dare? Che cosa hanno da dare o da offrire i vecchi non autosufficienti, gli handicappati, i malati cronici, i malati di mente e, allargando i confini del nostro Paese, i poveri di tutto il mondo, coloro che costituiscono il pianeta dei naufraghi?” E qui mi fermo … perché sono tanti gli spunti offerti da questo ennesimo e pregevole lavoro del professor Cosmacini che già nel titolo ci ricorda le parole pronunciate dall’avvocato socialista Enrico Gonzales innanzi al feretro di Anna Kuliscioff: “… è la forza dell’idea a muovere il mondo”.
Maurizio Pavani
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