Artisti lombardi nel mondo: Lawrence Ferlinghetti — Lombardi nel Mondo
Artisti lombardi nel mondo: Lawrence Ferlinghetti
Lawrence Ferlinghetti è quasi novantenne e assomiglia a uno dei tanti personaggi dei suoi versi. Ma Lawrence è italo americano, niente a che fare con gli italiani che hanno varcato l’oceano che hanno affrontato la nuova vita senza trattini in mezzo alla loro classificazione etnica. Niente di personale ovviamente, ma soltanto una precisazione. Loro erano gli italiani. Quelli che descrive Gary Mormino nella sua prefazione di Immigrants of the Hill ( Gli Immigrati del quartiere della Montagna di St. Louis) che lui nipote di immigrati non comprendeva, ma che lo ispirarono a cercare
Nelle sue radici per raccontare la loro vicenda umana in America.
Ferlinghetti, poeta e pittore di lontane origine bresciane, è noto soprattutto per il suo impegno anticonformista di casa nel suo negozio di libri , City Light Book-Store, nella zona storica italiani di North Beach di San farcisco prossima alla cattedrale di St. Peter and Paul. Ginsberg, Kerouac tanto per fare un esempio sono parte del suo impegno letterario.
Il Ferlinghetti che sembra lontano dalle sue radici emerge invece in questo canto dedicato a quella miriade di italiani che non hanno trovato cantori della loro fatica quotidiana, dei loro pensieri, delle loro idee. Gente che ormai se n’è andata. Quelli erano loro. Adesso ci sono gli italo americani, ma per loro ci saranno versi di altro genere.
I vecchi Italiani che Muoiono
Per anni i vecchi italiani sono morti
in tutta l’America
Per anni i vecchi italiani dai cappelli di feltro sbiaditi
hanno preso il sole e sono morti
Li avete visti sulle panchine
del parco di Washington Square
i vecchi italiani con le scarpe nere a stivaletto
i vecchi con i vecchi cappelli alla tirolese
con i nastri macchiati
continuano a morire
giorno dopo giorno
Li avete visti
ogni giorno a Washington Square San Francisco
La campana lenta
suona il mattino
nella chiesa di Pietro e Paolo
nella chiesa di marzapane sulla piazza
verso le dieci del mattino la campana lenta suona
dentro le torri di Pietro e Paolo
e i vecchi ancora vivi
stanno seduti al sole in fila
sulle panchine di legno del parco
a osservare le processioni che entrano ed escono
funerali il mattino
sposalizi il pomeriggio
campana lenta il mattino Campana veloce il pomeriggio
dentro una porta fuori dall’altra
i vecchi stanno seduti coi loro cappelli
a guardare l’andirivieni
Li avete visti
quelli che danno da mangiare ai piccioni
e tagliano il pane raffermo
col pollice e il temperino
quelli con i vecchi orologi da tasca
quelli con le mani nodose
e le sopracciglia cespugliose
quelli con i pantaloni sformati
con cintura e bretelle
i bevitori di grappa con i denti come il frumento
i piemontesi i genovesi i siciliani
con l-odeore d’aglio e salsiccia piccante
quelli che adoravano Mussolini
i vecchi fascisti
quelli che adoravano Garibaldi
i vecchi anarchici che leggevano L’Umanità Nova
quelli che adoravano Sacco e Vanzetti
Ormai se ne sono andati quasi tutti
Se ne stanno seduti ad aspettare il loro turno
a prendere il sole davanti alla chiesa
sulle cui porte è incisa una frase che sembra incompleta
dal Paradiso di Dante
sulla gloria di Colui
che muove tutto…
I vecchi aspettano
che sia finita
che il loro glorioso periodo sulla terra
sia finito
la campana lenta continua a suonare
i piccioni girano impettiti
senza nemmeno pensare di volare
l’aria troppo pesante di pesanti rintocchi
i carri funebri neri presi a noleggio si fermano
le limousine nere con le tendine nere
che proteggono le vedove
le vedove dai lunghi veli neri
che sopravviveranno a tutti loro
Le avete viste
Madre di terra, madre di mare
Le vedove escono dalle limousine
I familiari in lutto scendono con l’abito rigido
le vedove salgono allora adagio
gli scalini della cattedrale
veli a rete tirati giù
appoggiate pesantemente su braccia di stoffa scura
Le loro facce non sono prostrate
Sono soltanto distaccate
Sono sempre le matriarche
che sopravvivono a tutti
i vecchi dagos che muoiono
nelle Little Italy di tutta l’America
i vecchi dagos morti
portati via nel sole del mattino
che non porta il lutto per nessuno
Uno ad uno Anno dopo anno
vengono portati via
La campana
non smette mai di suonare
I vecchi italiani con facce rugose
scaricati dai carri funebri
dai portatori a pagamento
in giacconi da lutto mafiose & occhiali scuri
I vecchi morti sono portati via
nelle loro bare nere come piccole imbarcazioni
Entrano nella chiesa vera
per la prima volta da molti anni
in queste barche nere scolpite
pronte per essere traghettate
I preti vi armeggiano intorno
come per mollare gli ormeggi
Gli altri vecchi
ancora vivi sulle panchine
osservano tutto con il cappello addosso
Li avete visti seduti là
ad aspettare che la palla delle bocce smetta di rotolare
ad aspettare che la campana
smetta di suonare
ad aspettare che la campana lenta
finisca di suonare
di raccontare la storia incompleta del Paradiso
come si vede in una frase incompleta
sulla facciata di una chiesa
come si vede nella faccia di un pescatore
su una barca nera senza vele
che fa l’ultimo viaggio
Ernesto R Milani
Trad. dall’inglese Ernesto R Milani
Ernersto.milani@gmail.com
Document Actions