Dalle pampas in Vaticano. Mostra a Roma — Lombardi nel Mondo
Dalle pampas in Vaticano. Mostra a Roma
L’allestimento, organizzato da Artifex, è il risultato di una selezione di opere appartenenti a collezionisti argentini, molte delle quali lasceranno il Paese per la prima volta.
Nella zona meridionale dell’America del Sud, un cavallerizzo leggendario, il gaucho, ha forgiato la sua personalità nelle pampas rioplatensi durante il XVIII secolo. Il gaucho aveva abilità eccezionali e godeva della sua libertà nella pianura infinita. Era solito mangiare arrosto di carne bovina, fumare tabacco e bere mate amaro, ma soltanto tra conoscenti. Lastarría ha osservato sui gauchos che per loro era molto facile macellare una mucca, perché tutti avevano un cavallo, boleadoras, un laccio e un coltello. Lavoravano unicamente per comperare il tabacco che fumavano o la yerba (erba Mate) del Paraguay che bevevano in generale senza zucchero, tutte le volte che potevano durante la giornata.
Dal XVIII secolo, i bovini e i muli divennero un bene strategico, ma con usi diversi: i primi per il consumo umano, i secondi per essere utilizzati nei giacimenti andini e in quelli di pietre preziose brasiliane, dove c’era una notevole necessità. Abile senza paragone nei lavori col bestiame, il gaucho diventò quindi una manodopera imprescindibile. Senza le sue capacità lo sviluppo economico della regione sarebbe stato diverso. Tuttavia, il gaucho è sempre stato emarginato dal sistema economico e sociale: da una parte, a causa del suo disinteresse per il lavoro e la sua recalcitranza verso le regole, dall’altra, come conseguenza dell’ingiusta organizzazione sociale dell’epoca. Le caratteristiche della sua personalità hanno fatto sì che gli abitanti urbani dei territori attuali di Argentina, Uruguay, del sud del Brasile e del Paraguay venissero chiamati gauchos con connotazione offensiva. Molti viaggiatori stranieri hanno però esaltato la cortesia di queste persone, il loro senso dell’ospitalità e, soprattutto, il loro amore per la libertà.
Il suo esotismo ha anche attirato l’attenzione di pittori e disegnatori stranieri e, più tardi, di fotografi, che arrivarono a Río de la Plata, con un certo spirito di avventura, dipingendo paesaggi e persone fino ad allora sconosciuti. I viaggiatori mostrano nei loro documenti di subire il fascino dell’abitante delle pampas: rude ma giusto, barbaro all’apparenza ma rispettoso.
Il gaucho era un cavallerizzo straordinario che conosceva i segreti del “deserto”: un’immensa pianura.
Di fatto, il giudizio di valore sul gaucho era molto contrastato: veniva esaltato o sminuito. Questo incrocio di sguardi sullo stesso personaggio ha fatto scrivere allo scrittore Ezequiel Martínez Estrada: «ognuno ha il suo gaucho».
Roberto Vega Andersen
Fonte: www.osservatoreromano.va
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