Il Museo dell’Emigrante di San Marino — Lombardi nel Mondo
Il Museo dell’Emigrante di San Marino
Il turista che arriva a San Marino imbocca solitamente Porta san Francesco e ascende verso Piazza Titano, fermandosi talvolta al Museo Civico per poi proseguire verso Piazza della Libertà, il Palazzo del Governo, distratto dai caratteristici negozi che affiancano gli ordinati vicoli della città. Solo raramente piega direttamente lungo Contrada Omerelli, poco frequentata e sede di uffici pubblici, poichè i cartelli omogenei non fanno risaltare la direzione dell’Antico Monastero di Santa Chiara.
Le discese verso il cammino lungo le mura e il paesaggio lontano distolgono ancor più dall’Antico Monastero, ma gli ardimentosi, i curiosi, quelli che lo desiderano varcano il portone di Santa Chiara. Ad attenderli la documentazione dell’esperienza migratoria sanmarinese, primo museo del genere sulla penisola italiana, inaugurato dopo lunghe e attente ricerche nel 1997.
E’ la direttrice Patrizia Di Luca a denotare che il museo è museo dell’emigrante non dell’emigrazione, rivolto quindi a valorizzare la persona e gli oggetti che lo hanno accompagnato nella vicenda migratoria. La storia dell’emigrazione che parte quindi dal basso per mescolarsi nelle varie vicende storiche, ma sempre partendo dal punto di vista di chi lo ha vissuto non analizzato. Pensiero ampiamente condiviso, oltre che di grande effetto, quando tutto quanto è in mostra ha un nome e cognome ben identificato.
E’ proprio questo primo impatto con il museo che ci trascina nel tempo, la fisarmonica sembra quasi riprendere un suono lontano, il cappello sdrucito tornare alla forma iniziale. Un luogo facile da visitare per il suo percorso solito e logico : partenza, viaggio, modalità di espatrio, arrivo, mestieri, rientro, emigrazione negli Stati Uniti, ed infine l’emigrazione femminile.
Nelle varie stanze emerge soprattutto l’elemento iconografico che ha suscitato l’interesse e il coinvolgimento di tutta la popolazione desiderosa di ritrovare e preservare il patrimonio storico della propria emigrazione. In mostra soltanto i documenti necessari, per testimoniare senza ostentazione e per far ricordare tutto con chiarezza a chi si avvicina a questa tematica per la prima volta, didatticamente.
Di grande effetto le bacheche con gli attrezzi da lavoro e le gigantografie di fotografie emblematiche di chi è andato in Francia, Svizzera, Belgio, Inghilterra, Italia, Argentina, Brasile e Stati Uniti, anche se alcuni documenti originali tipo richieste passaporto o autorizzazioni varie con relative fotografie hanno subito qualche danno a causa della continua esposizione alla luce, e dovrebbero essere riprodotti oppure esposti con cautela, soprattutto nel caso di pezzi unici.
San Marino ha avuto la fortuna, condivisa con il Canton Ticino, di essere piccola e di essere stata in grado di ricollegarsi più facilmente di altre realtà con il proprio passato, disponendo di una amministrazione efficiente che ha permesso un’analisi quantitativa del fenomeno migratorio molto accurata, e non ha gettato al vento l’occasione di storicizzarlo.
Il Museo dell’Emigrante non è costituito soltanto dall’emozionante percorso espositivo, e sempre dalle parole di Patrizia Di Luca si intuisce l’orgoglio di poter gestire il Centro di Ricerca che ha l’obiettivo di “salvaguardare la storia e la memoria dell’emigrazione sanmarinese evidenziandone gli aspetti sociali, politici ed economici attraverso il recupero, la raccolta e la valorizzazione delle fonti orali e di ogni altro documento inerente l’emigrazione”.
Il Centro Ricerca in collaborazione con L’International Council of Museums (ICOM) ha realizzato un Archivio della Memoria, archivio multimediale con migliaia di fotografie, lettere, audio e videointerviste, racconti e dati amministrativi ; una Biblioteca specializzata collegata al catalogo dell’Università di San Marino (www.unism.sm) ; una Cineteca con video amatoriali, documentari e microfilm; una Collana editoriale di saggi sulla tematica emigratoria sanmarinese. Tra i vari titoli : Alicia Bernasconi, “ luego de 35 dìas de mar llega a una nueva tierra…” L’emigrazione sanmarinese in Argentina, 1882-1956, Serravalle, AIEP Editore, 2009 ; Roberto Venturini,”Dopo nove giorni di cielo e acqua” Storia, storie e luoghi in mezzo secolo di emigrazione sanmarinese negli Stati Uniti, Repubbblica di San Marino, Edizioni del Titano,1999. Il Centro Ricerca ha ideato una Mostra Itinerante per uso prevalentemente didattico e attivato un laboratorio storico-didattico per insegnanti e studiosi.
Questo è in sintesi il Museo dell’Emigrante di San Marino, mentre scorrono le immagini rubate o da studio fotografico di minatori in partenza per la Germania nel 1939 con le loro valigie ammassate di fronte e lo sguardo vago in mezzo a una improbabile allegria -, ma che ci fa la fisarmonica in mezzo ? -, minatori che scendono nel pozzo, minatore che scrive una lettera usando la valigia come scrivania, gruppo di emigranti sul ponte del Saturnia partito da Trieste nel 1952 composti, fiduciosi pronti a tutto. Famigliola orgogliosa davanti all’osteria La Petite Republique de San Marin, il nonno Basilio Astolfi con in braccio la nipotina Veronica a Grenoble negli anni venti, la famiglia Maiani che raggiunto una prima fortuna a Detroit nel 1928, Albina Putti che nel 1914 fa la balia a Rimini e infine un gruppo di donne intente a cucire e a mantenere la tradizione dei padri.
Ecco perché si deve deviare il flusso di turisti e visitatori che ascendono alla rocca di San Marino, oppure perché il Museo dell’Emigrante merita una presenza nel Museo Civico di San Marino dove, per quanto ho visto, l’affluenza è comunque buona.
Ernesto R Milani
4 settembre 2012
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