Campagna presidenziale americana: i voti elettorali — Lombardi nel Mondo
Campagna presidenziale americana: i voti elettorali
Le fatiche dei due candidati alla presidenza degli Stati Uniti continuano senza sosta, con lunghi e interminabili viaggi in aereo e innumerevoli comizi negli stati ritenuti altalenanti, dove manciate di voti possono decidere la tenzone. Chi si chiede se sia sempre stato così, si tranquillizzi perchè già nel lontano 1928, l’allora candidato repubblicano Hoover viaggiava in lungo e in largo in treno, distribuiva migliaia di firme, persino sulle grancasse delle bande e alla fine, rompendo una vecchia tradizione, si rifiutò di baciare i bambini che le mamme gli presentavano.
Per la cronaca nel 1928 Hoover vinse nettamente le elezioni contro Alfred Smith con il 58.2 % dei voti -21.427.123 – e 444 voti elettorali su 531, ma fu sconfitto quattro anni dopo nel 1932 con soltanto il 39.7% del voto popolare -15.761.254 e appena 59 voti elettorali su 531, da Franklin D. Roosevelt. Sconfitta segnata dal crollo di Wall Street e dalla conseguente depressione economica.
L’analogia con Obama, alla ricerca del suo secondo mandato, impelagato in una recessione economica da cui l’America sembra incapace di emergere, è puramente casuale, e Obama è ancora in testa nei sondaggi : 237 voti elettorali contro 206, ma anche nel suo caso l’economia sembra essere sempre più il fattore determinante al di là della statura politica dell’avversario.
Obama può contare sugli stati dell’America occidentale e occidentale : California, Oregon, Washington, New York, Vermont, Maine, Delaware, Connecticut. D.C., Rhode Island, New Jersey, e al centro Illinois e poi Hawaii, mentre alcuni stati come New Mexico, Michigan, Minnesota, Pennsylvania e New Hampshire gli sono favorevoli, ma potrebbero riservare sorprese. Quindi 185 voti sicuri e 52 incerti.
Romney, invece, ha dalla sua parte gli stati del sud e nordovest: Texas, Mississippi, Arkansas, Kentucky, Georgia, North e South Dakota, Utah, Idaho, Tennessee, Louisiana, Alabama, South Carolina, Oklahoma, Kansas, West Virginia, Missouri, Montana, Wyoming e Alaska mentre North Carolina, Indiana e Arizona sembrano quasi sicure. Quindi 168 voti sicuri e 38 incerti.
I voti mancanti diventano quindi Nevada, Colorado, Iowa, Wisconsin, Ohio, Florida, Virginia e New Hampshire con un totale di 95 voti elettorali.
La gara per arrivare ai fatidici 270 è quindi più incerta che mai.
I repubblicani potrebbero riprendersi il Nevada, con una forte popolazione mormone e un’economia ristagnante; il New Hampshire dove Romney è conosciuto perché ha una casa e vi trascorre diverso tempo ; il Wisconsin, lo stato del suo vice Paul Ryan, ma in Iowa sembra prevalere Obama così come in Virginia dove potrebbe essere favorito dal cambio demografico del nord dello stato con molti dipendenti governativi, e anche in Colorado dopo la vittoria del 2008. Restano quindi l’Ohio, che ha sempre scelto il presidente nelle ultime 12 elezioni e sta attraversando una ripresa economica e la Florida, incerta sia per il voto dei pensionati sia per il voto ispanico.
Salvo grandi sorprese delle ultime settimane questi dati sembrano essere il quadro che i candidati si troveranno di fronte il 7 novembre 2012.
Intanto Obama ha già votato in Illinois, usufruendo di una legge che permette il voto anticipato.
Mi auguro che in Ohio e Florida le famose macchine elettorali americane siano sotto controllo e ben oliate per evitare la farsa che decretò la fine politica di Al Gore.
Ernesto R Milani
22 ottobre 2012
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