Cuba e la grande sfida del cambiamento — Lombardi nel Mondo

Cuba e la grande sfida del cambiamento

Cuba sta vivendo una delicata fase di transizione verso una più moderna e aperta economia, pur mantenendo in essere il sistema, in vigore dal 1959, che vede come assoluto protagonista della vita del paese il Pcc (Partito comunista cubano). Per decenni l’economia dell’isola è stata improntata a rigidi dettami della pianificazione. Di Ivan Tresoldi

Cuba sta vivendo una delicata fase di transizione verso una più moderna e aperta economia, pur mantenendo in essere il sistema, in vigore dal 1959, che vede come assoluto protagonista della vita del paese il Pcc (Partito comunista cubano). Per decenni l’economia dell’isola è stata improntata ai rigidi dettami della pianificazione, ampiamente sostenuti dall’Unione Sovietica. Già a partire dagli anni Ottanta il crollo dei prezzi dello zucchero (una delle principali fonti di reddito per l’economia cubana) e il progressivo disimpegno dell’Urss in tema di sostegni finanziari delinearono una situazione di crisi. Questa peggiorò vistosamente quando il colosso sovietico crollò, venendo così meno le importanti forniture energetiche concesse a prezzi agevolati, nell’ambito degli scambi economici che si erano creati con l’adesione di Cuba al Comecon. La crisi energetica, in una economia fragile e dipendente come quella cubana, si è tramutata immediatamente nella caduta della produzione e nel razionamento di beni ed energia alla popolazione.

Nei primi anni Novanta Fidel Castro approvò quindi una serie di provvedimenti per poter contrastare una situazione progressivamente insostenibile: liberalizzazione delle professioni, della vendita dei propri prodotti agricoli,  e una cauta apertura agli investimenti stranieri (specie nel settore turistico).

Tutto ciò risultò però insufficiente a contrastare la grave crisi che di fatto veniva attenuata solo dal crescente numero di entrate creatosi con l’incremento dei flussi turistici verso l’isola. Concretamente la vita dei cittadini continuava a essere improntata al sacrificio e alla povertà, mentre il regime accusava gli Stati Uniti (che avevano decretato l’embargo delle importazioni e delle esportazioni sin dal 1962) e il capitalismo di essere responsabili della crisi e dello sfruttamento dei Paesi in via di sviluppo.

L’inizio del cambiamento si ha con la decisione di stringere profondi rapporti economici e politici con il presidente venezuelano Hugo Chavez.  Quest’ultimo ha consentito, con la fornitura di petrolio di cui il Venezuela è un grande produttore, di riprendere parzialmente la produzione negli apparati statali (largamente inefficienti) e di attenuare in modo sensibile il razionamento energetico alla popolazione. Occorre ricordare che sia la produzione industriale che le attività terziarie e anche quelle domestiche erano pesantemente influenzate dalle frequenti sospensioni e interruzioni di energia elettrica, dovute alla carenza di petrolio. Cuba dal canto suo ha ripagato fin da subito Chavez con il sostegno politico internazionale, e sul piano interno con l’invio in Venezuela di personale cubano (medici, insegnanti e tecnici) per programmi di sviluppo e assistenza.

La vera svolta si ha quando Fidel Castro, dopo decenni di potere praticamente assoluto, in seguito a una malattia cronica, è costretto, nel 2006, a cedere al fratello Raul il ruolo di guida del Paese. Il 24 febbraio del 2008 Raul Castro viene formalmente nominato Presidente del Consiglio di Stato, ovvero Capo di Stato della Repubblica di Cuba. Fidel, sempre più lontano dalle apparizioni ufficiali, si ritira di fatto a vita privata, svolgendo un ruolo di supporto politico e morale nei confronti della vita politica del paese. Stanco, anziano e malato, decide di rinunciare, nell’aprile del 2011, anche alla carica di segretario del Pcc, a favore del fratello.

Il VI Congresso del Partito comunista cubano (16-19 aprile 2011) vede quindi come protagonista Raul Castro che annuncia una serie di incisive riforme economiche, volte a dare slancio all’economia e modernizzare il Paese. Lo Stato quindi consentirà lo sviluppo dell’iniziativa privata e ridurrà il suo peso nell’economia. Preso atto della mutata situazione energetica e della necessità di riforme importanti e dell’adeguamento tecnologico a cui Cuba non può più rinunciare, Raul autorizza la commercializzazione di prodotti prima vietati, come personal computer e lettori Dvd. Inoltre ai cittadini cubani sarà finalmente permesso di svolgere  attività prima vietate anche se di fatto tollerate. Pure le pentole a pressione saranno di libera vendita, particolare non trascurabile anche se in apparenza banale e ridicolo, perché forte segnale della fine del potere assoluto di Fidel Castro, che aveva sempre e irrazionalmente avversato l’utilizzo domestico di questo prodotto, ampiamente diffuso in tutto il mondo.

Questo difficile percorso di cambiamento, appena cominciato, lascia ben sperare. Di fatto bisognerà conoscere il pensiero e le proposte dei giovani leader politici cubani, desiderosi di cambiamento, ma anche fortemente ancorati alla ideologia ormai consolidatasi a Cuba da oltre mezzo secolo.

Di Ivan Tresoldi

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