Professionisti lombardi nel mondo: Andrea Cecchin, mantovano, affermato trader a Londra — Lombardi nel Mondo

Professionisti lombardi nel mondo: Andrea Cecchin, mantovano, affermato trader a Londra

Andrea Cecchin, mantovano, da alcuni anni si è stabilito a Londra, ha raggiunto il sogno di molti giovani, lavorare nella City, in una delle capitali mondiali della finanza, si considera un cittadino del mondo e afferma che, nonostante tutto, l’Italia non va disprezzata

Ciao Andrea, grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo. Puoi darci una breve descrizione di te e della tua storia?

Buon giorno a tutti.

Sono nato a Mantova nel lontano 1972, sono sposato con due bambini di 2 e 5 anni. Alla fine dell’istruzione superiore, spinto dalla volontà di confrontarmi con la grande città ho deciso di iniziare la mia formazione universitaria a Milano. La mia aspirazione sin da bambino era intraprendere il lavoro che poi ho fatto, il trader: da sempre infatti mi appassionava il connubio adrenalina e rischio. Dopo la laurea e una serie di esperienze sempre come trader ho deciso che era ancora più sfidante la possibilità di intraprendere una esperienza imprenditoriale al di fuori dei confini italiani e così, un po’ per fortuna e un po’ per caso mi sono ritrovato a condividere con un’altra persona questa avventura nel paese di Albione.

Perché poi hai deciso di vivere all’estero?
Sono andato a vivere all’estero per due ragioni. Per consentire ai miei figli di vivere una realtà completamente diversa da quella italiana e perché in Italia è diventato difficile sia fare impresa sia crescere a livello lavorativo.

Hai nostalgia per l’Italia?
Nostalgia dell’Italia non ne ho tanta, più che altro perché ho ancora un ufficio a Milano e quando voglio posso lavorare anche da lì e rivedere tutti gli affetti. Inoltre le scuole nel Regno Unito hanno periodi di chiusura ogni mese e mezzo e quindi si può tornare con regolarità.

Pensi di tornare a vivere in Italia prima o poi?
Non so se mai tornerò in Italia a vivere con regolarità. Londra offre al momento tantissimo per le famiglie. Inoltre spero che i miei figli decideranno di intraprendere la loro strada con un’ottica più internazionale e noi magari li seguiremo, sempre se sarà la loro volontà. Magari fra una decina di anni saremo nel far east oppure negli States. Non riesco a pianificare ora. Sicuramente un occhio di riguardo sarà per i nostri genitori quando dovessero necessitare di assistenza. In quel caso dovremo per forza passare periodi più estesi in Italia.

Com’è per te l’Italia vista dall’estero?
L’Italia rimane un paese con delle eccellenze incredibili che altre realtà non possiedono ancora (penso ad esempio, oltre alle risorse naturali, anche all’istruzione liceale e alla dinamicità della piccola e media impresa). Purtroppo però stiamo dissolvendo questo patrimonio con scelte decennali sbagliate e con politiche assolutamente non lungimiranti.

Com’è essere un italiano che vive e lavora a Londra?
Londra è una città incredibilmente affascinante. Unico caso di integrazione riuscita, riesce a farti sentire partecipe di tutte le sue bellezze pur non essendo nato lì. A Londra si intersecano le vite di quasi 500 mila italiani, francesi, russi, tedeschi, arabi. Purtroppo pur essendo una città incredibilmente aperta, vive su contraddizioni evidenti. Città estremamente ricca ed elitaria in centro quanto povera in alcune parti della periferia. Tuttavia, pur esigente, riesce a dare a tutti un’opportunità perché rimane fortemente meritocratica.

E’ davvero colpa della finanza “cattiva” se l’Italia ora è in grave crisi?
La finanza è stata ed è tuttora simbolo del decadimento occidentale in termini di valori e, purtroppo, prospettive. Però, pur essendo molto autoreferenziale, la finanza “cattiva” ha potuto alimentarsi grazie anche alla collettività. I mutui “subprime” sono nati dalla volontà di comprarsi una casa superiore alle proprie possibilità. Avendo origini contadine mi è stato insegnato che non puoi spendere 100 se guadagni 70 anche se il capitale che utilizzi è a prestito, prima o poi devi ridarlo indietro. Lo stesso discorso si può estendere al “leverage” (indebitamento) per comprare il plasma 60 pollici e via dicendo. La finanza va sicuramente regolamentata ma le regole non devono essere populiste (tipo tassiamo la finanza in Europa, tanto il capitale si sposta in due minuti a Taiwan e si perde gettito fiscale) ma devono essere frutto di scelte efficienti (tassiamo i banchieri e recuperiamo gettito o limitiamone il rischio) e soprattutto non politiche. La finanza dà comunque lavoro e crea molto indotto: vogliamo tirarci la zappa sui piedi?

Cosa consiglieresti a un giovane che vuole venire in Inghilterra per lavorare?
Per quanto concerne la scelta di venire a lavorare in Inghilterra, voglio sottolineare che Londra non rappresenta l’intero Regno Unito ma diventerà sempre più città stato (non politicamente) e offrirà sempre più possibilità essendo fortemente meritocratica. Io consiglierei questa scelta a qualsiasi giovane ma non con un’ottica di ritorno in Italia. Londra non deve essere parcheggio in attesa di qualcosa ma trampolino di lancio per il proprio futuro. Meglio Londra che anni fuori corso all’università o in mezzo al guado del precariato. Se hai voglia e mezzi Londra ti ripaga.

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