Angola, la vera partita la si gioca contro il colera — Lombardi nel Mondo

Angola, la vera partita la si gioca contro il colera

IL Paese subsharahiano, alla sua prima presenza in un mondiale di calcio, conta da febbraio a giugno oltre 1600 morti per colera e 42mila casi di contagio. La testimonianza della cooperante milanese Laura Fantozzi.

L’acqua, prima fonte del contagio, a Luanda e’ un business. Oltre 5 milioni di litri venduti ogni giorno, per un incasso quotidiano che oscilla dai 50.000 ai 250.000 dollari

Sette litri di acqua al giorno, per bere, cucinare e lavarsi. Cosi’ da oltre 20 anni si vive nelle mousseques della capitale angolana: 300 cisterne di privati trasportano quotidianamente 5 milioni di litri dai fiumi Bengo e Kwanza sino alle porte di Luanda. Un business incontrollato e redditizio, visto che solo 500.000 degli oltre cinque milioni di luandesi vive in case raggiunte dall’acquedotto pubblico gestito dall’Empresa Publica de Agua, Epal, o dalle sette cisterne dell’Elisal, la società incaricata della clorazione dell’acqua pubblica. Una cronica mancanza che, unita al sovraffollamento e alle precarie
condizioni igieniche ha favorito l’esplosione di un’epidemia di colera a metà febbraio 2006.

Al tre giugno, dopo 1600 morti e oltre 42.000 casi di contagio, la curva dell’epidemia pare essersi assestata. Ma, ricordano nel Murky waters, why the colera epidemic in Luanda was a disaster waiting to happend i Medici Senza Frontiere, primo tra gli organismi internazionali ad inviare aiuti e personale <<Le cifre ufficiali e quelle reali non
coincidono. Molti decessi avvenuti per diarree acute non sono annoverati tra le morti per colera. Solo a Luanda dal 13 febbraio al 30 aprile in due cimiteri cittadini i seppelliti con causa di morte “colera” erano 437, contro i 173 riportati dal MINSA, il Ministero della Salute>>.

<<Un´epidemia annunciata – sottolinea David Noguera Hancock, coordinatore emergenze di Medici Senza Frontiere Spagna – il 90% di luandesi vive in mousseques, un raggio di 13 km quasi privo di acquedotto, con due alternative per il rifornimento d’acqua, l’utilizzo di altre “fonti” presenti nei sobborghi, spesso scoli provenienti dalle
fognature del centro o pozze contaminate da infiltrazioni di ogni genere, o l’acquisto da cisterne dei privati>>. Si alimenta cosi un mercato assai redditizio: 10 litri di acqua costano, a seconda delle settimane, dagli 8 ai 40 Kwanzas (Un dollaro equivale a circa 82 Kwz). Al prezzo massimo, ovvero 40 Kwz, 5 milioni di litri di acqua sono venduti ogni giorno per venti milioni di Kwz, ovvero quasi 250.000 dollari, al minimo per 50.000. Ironia della sorte, l´acqua d’acquedotto costa molto meno, circa 0,24 Kwanzas per 10 litri.

E acquistare l´acqua da una cisterna non e´ una garanzia. Da test effettuati da MSF in uno dei sette punti di raccolta, lungo il fiume Bengo, solo il 10% delle cisterne private in uscita trasporta acqua disinfettata. Il tempo e´ denaro, e la disinfezione presenta dei costi, in ore e materiali. Ma il numero crescente dei morti e le polemiche internazionali hanno di recente contribuito a modificare l’atteggiamento del governo angolano nei confronti dell’epidemia, e del business dell’acqua. A fine aprile l’esecutivo ha attivato un Comitato di Emergenza e il Parlamento angolano ha stanziato 5 milioni di dollari. E,
a fine maggio le stesse Forze Armate Angolane, FAA, sono state coinvolte nella lotta al vibrio colerae. Nella speranza che adesso, a quattro anni dal termine della guerra, le milizie si distinguano nella distribuzione di acqua, nella raccolta di rifiuti,nel trasporto di medicinali.

Laura Fantozzi

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