Il Literacy Test del 1917

di Ernesto R Milani

Abbiamo scavato i vostri milioni di fosse Abbiamo costruito le vostre strade infinite Abbiamo portato la vostra legna e acqua E ci siamo piegati sotto i vostri carichi Abbiamo fatto il lavoro modesto Disprezzati dalla vostra razza E ora non volete ammetterci Perché non sappiamo leggere.

Questi versi sono citati da Elena Gianini Belotti nel suo volume Pane Amaro.

Il riferimento al Literacy Act del 1917 mette in discussione le infinite leggi che il governo degli Stati Uniti ha promulgato per controllare i milioni di migranti arrivati alla ricerca di una vita migliore. Queste leggi in realtà hanno colpito l’emigrazione più debole, in altre parole quella poco specializzata dell’Europa meridionale tra il 1880 e il 1920. Su questo argomento gli storici, soprattutto quelli europei, si sono scagliati con veemenza per denunciare la mancanza di rispetto per i diritti umani.

La lista delle leggi restrittive sull’immigrazione è notevole. Nel 1875 la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiara che l’immigrazione è di competenza federale non statale. Nel 1885 la legislazione limita il lavoro a contratto. Questa procedura che riflette la preoccupazione storica dei sindacati di mestiere, sarà uno degli incubi dei nostri migranti al momento dell’arrivo in America. Mai parlare di lavoro già contrattato. Nel 1896 Henry Cabot Lodge propone una legge che richiede ai migranti di leggere almeno 40 parole, ma ha il veto del presidente Grover Cleveland. Nel 1901 il presidente Mckinley è assassinato dall’anarchico Leon Czogolsz e due anni dopo il Congresso preclude l’ingresso a chi si dichiara anarchico.

La Commissione Dillingham studiò a partire dal 1907 la distribuzione dell’emigrazione americana e per la prima volta si ebbe un quadro generale. I 42 volumi della ricerca contenevano anche delle raccomandazioni riguardo alla restrizione dei migranti che ebbero effetto anni dopo. Tuttavia il presidente Taft impedì una legge con l’obbligo del test di alfabetizzazione e la medesima cosa fece il presidente Wilson nel 1915, ma nonostante il suo veto, il famigerato Literacy Test passò nel 1917. Il testo della legge aumento la tassa d’ingresso portandola a 8 dollari ed escludeva una serie di persone con le più svariate deficienze fisiche ma anche i poligami e “ gli anarchici o le persone che credevano o pensavano di abbattere con la forza e la violenza il governo degli Stati Uniti d’America”. L’effetto più controverso della legge riguardava la proposta di “ escludere tutti gli stranieri sopra i 16anni, fisicamente in grado di leggere, che non erano capaci di leggere in inglese, o in qualche altra lingua o dialetto, tra cui l’ebraico e lo Yiddish.”

I funzionari di Ellis Island parlavano diverse lingue e aiutavano i migranti che non sapevano l’inglese. Dopo il 1917 il test linguistico consisteva nella lettura di un passaggio della Bibbia che i migranti dovevano leggere a voce alta. La bocciatura poteva condurre alla deportazione.

In quel tempo molti migranti provenivano da paesi dove la Bibbia veniva comunemente letta in chiesa o nelle sinagoghe oppure a scuola. Non abbiamo dati precisi per gli italiani notoriamente allergici alla lettura della Bibbia ma è certo che alcuni furono deportati per non aver dimostrato una sufficiente dimestichezza con la lettura. L’effetto generale sulla migrazione italiana fu limitato in quanto l’alfabetizzazione era aumentata, ma era un segnale di chiusura che aveva già portato alle scuole di americanizzazione ovvero all’integrazione nella società americana e all’Espionage Act del 1917 che metteva al bando tutti quelli che si opponevano all’entrata in guerra degli Stati Uniti, socialisti e anarchici in testa. Nel 1919 sarebbero cominciate i Palmer raids contro i rossi e le deportazioni verso la Russia e anche verso l’Italia.

Il Literacy Act del 1917 voleva alzare il livello dei nuovi cittadini, ma in realtà ebbe un effetto ridotto in quanto l’alfabetizzazione dai paesi d’emigrazione stava aumentando. Altre leggi, come quella del 1921 e del 1924 abbassarono il numero di migranti autorizzati in base alle quote nazionali. Cominciò così la grande pausa fino alla fine della Seconda guerra mondiale.

Circa un secolo dopo l’Europa è alle prese con un problema simile. Milioni di persone, controllate e non si sono riversate in Europa e la mancanza di regole precise anche se rigide ha creato intolleranza e problemi.

L’Italia ha introdotto la legge più generosa del pianeta, secondo Beppe Severgnini, in quanto basta un trisnonno nato in Italia a garantire l’ottenimento del passaporto italiano. Noi, però non chiediamo niente in cambio, neanche una minima conoscenza della lingua e del paese degli avi. In più permettiamo loro di votare. Il requisito della lingua dimostrerebbe un interesse per l’Italia e favorirebbe i rapporti con i paesi dove l’emigrazione potrebbe davvero essere vantaggiosa per i rapporti con l’Italia. Le opportunità sono molte, ma dobbiamo far fronte a migliaia di diseredati che solo in parte servono all’economia italiana e che per ora hanno una notevole difficoltà ad integrarsi.

In Italia non si capisce bene che cosa si deve fare con questi nuovi cittadini.

Intanto però altre nazioni europee si stanno muovendo. Magdi Allam sempre dal Corriere ci ricorda che dal 15 marzo 2006 l’ex tollerante Olanda regola l’afflusso delle persone che desiderano entrare nel paese per motivi di lavoro, attività religiose oppure per ricongiungersi con la famiglia. Costoro devono presentarsi alle ambasciate o ai consolati locali e pagare una tassa di 350 euro per poi sostenere un esame di “integrazione civica” che prevede un esame orale di lingua e cultura olandese. Superata la prova si può avere un visto temporaneo. Per aver un permesso temporaneo di maggior durata occorre sostenere un esame di livello superiore.

La medesima cosa vale per la Francia che subordina il permesso alla conoscenza della lingua e alla capacità di integrarsi che si deve dichiarare con un contratto di integrazione che impegna il migrante ad osservare la cultura francese.  Non più migrazione subita ma soprattutto scelta.

E gli Inglesi? Sulla medesima linea, anzi oltre alla conoscenza della lingua inglese, è necessaria l’autorizzazione del ministero degli interni. Gli attentati insegnano. E in Italia?

Come diceva Severgnini, l’Italia non chiede nulla in cambio. I migranti arrivano alla rinfusa e ogni tanto facciamo delle sanatorie. Grande dequalificazione della nostra realtà migrante e buonismo che non  aiuta gli uni a capire gli altri.

A volte le leggi che danno delle regole servono a capire che cosa sta succedendo al paese. La lezione del passato ci dice che, dopo, bisogna interpretare con avvedutezza e soprattutto agire.

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