Addio a Ciampi, Presidente anche degli italiani nel mondo — Lombardi nel Mondo
Addio a Ciampi, Presidente anche degli italiani nel mondo
Aveva l’orgoglio di essere italiano, e ha fatto di tutto nei suoi sette anni al Quirinale per trasmetterlo, a chi vive nello Stivale e a chi nel mondo porta l’Italia nel cuore. Con Carlo Azeglio Ciampi scompare l’uomo che non solo ha saputo portare l’Italia nella moneta unica europea, ma anche il presidente che ha fatto riscoprire ed amare i simboli nazionali.
Con lui valori un po’ impolverati come patria ed unità nazionale diventano patrimonio di tutti, non di una sola parte politica, o terreno di scontro, come fu in quegli anni intorno all’idea leghista di secessione. Fu lui a sdoganare per la sinistra proprio l’idea di patria, sino a quel momento appannaggio di una certa destra.
E poi la religione civile dei simboli, pazientemente ricostruita, dalla bandiera tricolore all’inno nazionale, dalla festa della Repubblica, alla parata militare su via dei Fori Imperiali. Un percorso che dai luoghi simbolo del Risorgimento conduceva alla Repubblica, passando per la Resistenza. Dai campi di San Martino e Solferino a Cefalonia, dai Martiri di Belfiore alle Fosse Ardeatine, Ciampi fece amare agli italiani la loro storia. Anzi, a molti la fece riscoprire.
Il suo essere poco politico, lontano dai partiti, lo fece amare moltissimo, in patria e fuori. Enorme l’entusiasmo con cui veniva accolto dalle nostre comunità: ho negli occhi i diecimila di Rosario, ai piedi del monumento alla bandiera argentina. E un Ciampi sinceramente commosso concludeva con queste parole: “Ho incontrato una seconda Italia australe, non meno italiana di quanto lo sia l’Italia del Mediterraneo, con una coscienza non meno forte della propria italianità….Torno con la coscienza di essere Presidente di un grande Paese, Presidente di un popolo ben più grande e numeroso di quello che vive nel territorio racchiuso fra le Alpi e il mare di Sicilia”.
Sbaglierebbe chi dovesse giudicare queste parole come puramente retoriche: Ciampi aveva davvero a cuore gli italiani nel mondo. Intuiva che sarebbe stata una perdita grave lasciare cadere questi legami. Incitava a non dimenticare la lingua italiana, a studiarla con amore. E fu negli anni della sua presidenza che si concretizzò l’aspirazione della nostra emigrazione ad aver diritto al voto ed a una rappresentanza nel parlamento di Roma.
Ciampi sognava – lo disse chiaro nell’intervento al Teatro Coliseo di Buenos Aires, il 14 marzo 2001 – una “comunità Italiana” fatta di cultura, lingua ed economia. “Non abbiamo ceneri d’Imperi da ravvivare: – diceva in quell’occasione – abbiamo però una cultura che affascina non solo coloro che hanno legami di sangue, ma tutti quelli che avvertono con il nostro Paese una consonanza, un’affinità elettiva nei modi di concepire l’esistenza, di realizzare le relazioni fra le genti, di sentire e praticare i valori che danno dignità all’essere umano”. Non se n’è fatto mai nulla. Sarebbe bello riprendere in mano quell’idea e riempirla di contenuti adatti al tempo presente. Carlo Azeglio Ciampi ne sarebbe orgoglioso.
Luciano Ghelfi
Direttore Editoriale di www.lombardinelmondo.org
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