“Lavorerai la terra col sudore della tua fronte” — Lombardi nel Mondo

“Lavorerai la terra col sudore della tua fronte”

Lo sviluppo dell’agricoltura argentina: un altro importante settore in cui gli emigrati italiani diedero il loro grande contributo

Lo sviluppo dell’agricoltura argentina: un altro campo in cui gli emigrati italiani diedero il loro grande contributo.

Alla fine del XIX secolo molti in Italia avevano un concetto erroneo dell’Argentina, che qui, i soldi, si trovavano per le strade.

In Argentina invece si era compiuta, per gli agricoltori, la sentenza divina: Lavorerai la terra col sudore della tua fronte.

Nel 1855 il Presidente Domingo Faustino Sarmiento rendeva omaggio ai primi colonizzatori italiani del deserto con la fondazione della colonia Nuova Roma.

Faceva certamente riferimento agli italiani che, poco prima, avevano difeso la città di Buenos Aires con la Legione Italiana e poi lasciarono le armi per diventare agricoltori.

Il primo pioniere e martire della Legione Agricola fu il Colonello Silvino Olivieri (foto sopra), di cui Sarmiento disse: “Se i barbari invadono le popolazioni del Sud, si cercheranno sulle coste le fortificazioni di Nuova Roma, che erano destinate a contenerli ed a punirli. Primo colonizzatore lanciato nel deserto, coloro che seguiranno i suoi passi troveranno le orme sanguigne làddove cadde per non alzarsi più. La sua morte è una lezione, è uno stimolo”.

La profezia di Sarmiento si avverò. Intorno a quella prima colonia agricola italiana sorsero altre ed altre ancora; la terra venne man mano conquistata dal sudore e dal sangue dei pionieri italiani.

Se nel 1855, l’agricoltura argentina occupava poche migliaia di ettari, grazie all’iniziativa e alla ferrea volontà degli umili contadini italiani, sul finire dell’anno 1933 la superficie coltivata ammontava ai 26.284.846 ettari.

Nel 1856 sorgevano colonie come Esperanza (Santa Fe) e Baradero (Buenos Aires). Poi cominciarono ad arrivare  i coloni italiani che fondavano colonie cui nomi ricordavano la loro bella terra ormai lontana: Umberto I (1884), Regina Margherita (1884), Nuova Torino (1875), Italiana, Lago di Como, Garibaldi (1886), Nuova Roma, Nuova Italia (1871), Toscana, Bella Italia (1881), Piemonte (1884), Piemontesa, Firenze (1884), Crispi (1892), Re Umberto, Vittorio Emanuele, Sorrento, Borghi, Borzone, Bossi (1892), Cafferata (1889), Cavour (1869), Costanza (1885), Generale Baldissera, Lazzarino (1900), Maggiolo (1880), Paganini, Ripamonti (1882), Rossetti, Ambrosetti (1892), Nuova Udine, Casilda (1873) ed altre. Va ricordato che a Casilda nacque il sottosegretario al Ministero di Agricoltura d’Italia, Carlo Brebbia.

In Provincia di Cordoba altrettante colonie italiane venivano fondate come Ausonia, Devoto (1888), Genovesa (1881), Pueblo Italiano, Piemonte o Bellini.

Sul territorio bonaerense invece apparvero Devoto, Ferrari, Mosconi, Nuova Italia, ecc.

Più a sud, in Provincia di La Pampa, sorgevano Embajador Martini, Alta Italia, Eng. Luigi Luiggi e Colonia Alessandrina.

In Provincia del Chaco, Florencia del Norte, mentre sulla Linea del Pacifico veniva fondata Giannoni.

Dietro questi nomi s’intravedeva il vano tentativo degli emigrati di ricreare –idealmente- una nuova Patria d’oltremare, perciò si faceva riferimento alla realtà, Umberto I; ai regionalismi, Piemonte; al campanilista, Milano; al político, Cavour; al musicista, Rossini; al militarista, Baldissera e così via.

Insomma, un sogno dedicato all’amore per la cara Italia lontana che svaniva all’alba di ogni giorno nella stesura della “Pampa gringa”, vergine, infinita oltre la línea dell’orizzonte dove pare che il cielo baci la terra, più in là il mare e poi… l’Italia.

Verso la metà del XIX secolo, la popolazione argentina non raggiungeva i 3.000.000 di abitanti ma con lo sviluppo del proceso immigratorio iniziatosi nel 1870 -prevalentemente italiano- raggiunse i 4.000.000 secondo il censimento del 1895. Venti anni dopo, cioè sul finire del 1914, la popolazione si era raddoppiata. Il 70% dell’immigrazione italiana si dedica all’agricoltura e nella decada del ’30 la popolazione argentina era di circa 12.000.000 di abitanti.

In questo quadro, nel 1932, lo sfruttamento agricolo si distribuiva così: argentini 71.000; italiani 55.000; Spagnoli 16.000 e francesi 4.000. Su questa distribuzione percentuale si può calcolare proporcionalmente una media di 154,61 ettari ad ogni imprenditore su una superficie seminata totale di 26.284.846 ettari. Da questo calcolo risulta che 8.503.550 ettari coltivati erano nelle mani degli emigrati italiani.

Certo che gli italiani recatisi tra il 1870 ed il 1920 si erano dedicati per lo più all’agricoltura ed oggi possiamo affermare che l’85% degli agricoltori sono discendenti d’italiani.

Un altro campione consideraba allora che su un totale di 170.000 imprenditori, quelli di sangue italiano rappresentano il 67,80%.

Lo storico Amilcare Bresso va ancora oltre, analizzando una delle più importante zone agricole della Provincia di Buenos Aires: Junin, antico “Fortin Federacion” fondato nel 1828 dalle truppe del 5° reggimento comandato da Bernardino Escribano per contenere gli attacchi indiani.

La “Cooperativa Agricola Ganadera”, che raccoglieva tutti gli agricoltori della zona, nel 1933 raggiungeva complessivamente i 678 soci di cui 353 italiani; 229 figli d’italiani, 45 spagnuoli, 11 francesi e 40 argentini e di altre nazionalità.

All’inizio ricordavamo il primo pioniere italiano caduto per la conquista del deserto argentino, è giusto chiudere ricordando un’altro grande italiano che gli argentini hanno battezzato il “Re del grano”: Giuseppe Guazzone, giunto in Argentina sulla fine del XIX secolo nella stiva di terza classe per poi diventare azionista della Compagnia Italiana di Navigazione nonchè Conte di Passalacqua, insignito dal Re.

Questi dati mi permettono di dimostrare, ancora una volta, quello che sostengo da molti anni, cioè l’Argentina è, senz’altro, il paese più italiano dopo l’Italia.

 

Jorge Garrappa Albani – Redazione Argentina

jgarrappa@hotmail.com – www.lombardinelmondo.org

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