Stefano Albertini: la testa a New York, il cuore a Bozzolo — Lombardi nel Mondo

Stefano Albertini: la testa a New York, il cuore a Bozzolo

E’ mantovano uno dei protagonisti della cultura italiana nella Grande Mela. Ha 41 anni e da otto dirige la Casa Italiana della New York University

Arrivi nel cuore del Greenwich Village e non ti aspetti di trovare un pezzo d’Italia incastonto in uno dei più suggestivi quartieri di new York. E’ la Casa Italiana Zerilli Marimò, che fa parte della New York University, uno dei più prestigiosi atenei statunitensi. E se qui si respira molta aria lombarda il merito è del suo direttore, il 41enne Stefano Alberini, originario di Bozzolo, piccolo centro di meno di cinquemila anime al confine fra le province di Mantova e Cremona.

Dall’Università di Parma, dove si è laureato, nella Grande Mela, passando per la Virginia e la California, questo il singolare percorso di questo giovane, che nell’ateneo newyorkese insegna Letteratura italiana e cinema. Per spiegarne il modo di agire bisogna ricorrere a uno slogan che andava per la maggiore qualche anno fa: think global, act local (pensa in maniera globale, agisci su scala locale), diceva una filosofia che voleva coniugare i due piani del globale e del locale, in apparenza inconciliabile. Stefano Alberini questa filosofia l’ha talmente assorbita da finire con il ribaltarla: il suo è un agire sullo scenario globale, mantenendo però ben fermi i piedi nel locale, nella sua storia, nelle sue radici.

Stefano Alberini fa quasi un vezzo della sua mantovanità, scherza volentieri su quel piccolo paese sconosciuto ai più. Eppure nella fornita biblioteca della Casa Italiana di Cultura fanno bella mostra di sé i quattro volumi rilegati in rosso della raccolta di “Adesso!”, il quindicinale che fra gli anni ’40 e ’50 era scritto e diretto dal bozzolose più illustre, don Primo Mazzolari, quel precursore del Concilio Vaticano II che Papa Giovanni XXIII definì “tromba dello Spirito Santo in terra mantovana”.

Poteva forse mancare don Primo?”, risponde con aria divertita quando gli faccio notare quella presenza sugli scaffali, tutt’altro che scontata per un profano. Per lui l’attaccamento alle origini è davvero un valore importante. Quando gli telefono in Italia durante le vacanze estive per annunciargli la mia visita a New York, lo trovo in bicicletta a spasso lungo l’Oglio e le campagne della Bassa, quasi a voler fare un pieno di odori, di colori e d’immagini, a prendere lo slancio per l’impegnativa stagione che lo attende a New York.

In un’intervista ha dichiarato: “Il puntiglio con cui tengo a definire la mia provenienza è il frutto di una convinzione che ho maturato nel mio percorso formativo e che si è consolidata in questi ultimi anni, da quando ho assunto la direzione della Casa Italiana Zerilli Marimò. E viene dalla consapevolezza che la cultura italiana, pur avendo elementi unificanti, è anche il frutto della sua tarda unificazione nazionale e del suo policentrismo. Un bozzolose riconosce le vestigia del passato nelle chiese, nei palazzi, nelle mura fatiscenti della sua città, principato di frontiera dei Gonzaga, magari va a scuola a Cremona e all’Università a Parma. E in ognuna di queste città riconosce una capitale, una storia di secoli che s’intreccia e lascia ancora qua e là straordinarie tracce artistiche e stoiche. Questa è l’Italia che voglio contribuire a far conoscere agli americani, un paese moderno e unito, ma anche di straordinarie diversità”.

E’ allora merito suo se a New York, città cosmopolita per eccellenza, ora c’è qualcuno in più che sa che esiste nelle campagne fra Mantova e Cremona un paesino chiamato Bozzolo. L’istituzione che Stefano Alberini dirige dal 1998 è stata fondata nel 1990 grazie a una generosa donazione alla New York University della Baronessa milanese Mariuccia Zerilli Marimò, in memoria del marito Guido, industriale, diplomatico e uomo di cultura. Come struttura di promozione della cultura italiana è totalmente autonoma, ospita e collabora con il dipartimento di Italiano della New York University, senza ricevere fondi né dal governo italiano, né da quello americano.

Qui non si realizzano solo eventi” spiega Alberini “qui nascono delle idee”. L’auditorium attrezzato anche per le proiezioni cinematografiche, la biblioteca e gli spazi espositivi certamente aiutano. Ma senza idee, da far crescere e da realizzare anche la struttura più efficiente del mondo non servirebbe a nulla. Qui le idee ci sono, e sono targate Bozzolo. E senza alcun complesso d’inferiorità, grazie a Stefano Alberini, si possono confrontare con il mondo.

 

Luciano Ghelfi

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