La drammatica situazione di Aleppo, Siria, raccontata dal parroco cattolico — Lombardi nel Mondo

La drammatica situazione di Aleppo, Siria, raccontata dal parroco cattolico

Pubblichiamo la straziante lettera del Frate Ibrahim Alsabag, parroco di Aleppo, (Ordine dei Frati Minori, fondati da San Francesco nel 1209; Ottocento anni fa, la Chiesa Cattolica ha affidato a loro il compito di custodire i Luoghi Santi) che ci informa meglio sulla drammatica situazione in Siria, in particolare ad Aleppo

Lettera di fra Ibrahim Alsabagh, parroco di Aleppo, inviata domenica 7 febbraio.

Cari amici, provo a raccontare quello che stiamo vivendo ad Aleppo da
quando è cominciata l’offensiva dell’esercito per riprendere la città.
Nella notte tra il 3 e il 4 febbraio, due missili lanciati dagli jihadisti
hanno colpito la zona di Soulaymanieh-Ram, dove è collocata la nostra
succursale. Avevo pensato di radunare i Frati, in un Capitolo locale
pastorale, per vedere come potevamo intensificare il servizio svolto nella
zona di Soulaymanieh e di Midaan, quando ci ha raggiunto la notizia
dell’accaduto. Il risultato dei bombardamenti, incessanti, è sempre lo
stesso: morte e distruzione di case. Due cristiani sono rimasti uccisi;
diversi feriti e diverse case danneggiate. Siamo scoraggiati, perché
avevamo appena finito di riparare i danni dei missili caduti il 12 aprile
2015, quando sono arrivati queste nuove bombe, distruggendo nuovamente
quello che abbiamo appena riparato. La nostra chiesa non è stata per ora
danneggiata, ma il tetto delle aule di catechismo è stato colpito e
parzialmente distrutto, le pareti sono state danneggiate dalle scosse e
dalle esplosioni e così i vetri, che sono andati in frantumi. Il missile
che è caduto direttamente sulla succursale ha forato il tetto, colpendo la
statua della Madonna, il campanile e alcuni depositi di acqua, nuovamente
installati. La statua della Madonna è stata ridotta in mille pezzi e
potete immaginare il nostro dolore: il volto della Vergine in frantumi in mezzo
alla strada, oltraggiato. Mentre l’altro missile è caduto per la strada,
danneggiando l’entrata della succursale e ammazzando due uomini cristiani,
senza risparmiare gli edifici che, nel passato, sono stati colpiti da
diversi missili e bombe. Noi frati siamo subito andati a visitare le case
negli edifici vicini alla nostra succursale, dove i due uomini sono stati
colpiti e uccisi e abbiamo ascoltato l’esperienza dolorosa delle mamme e
dei padri di famiglie che ci raccontavano dell’accaduto e di come hanno
vissuto, insieme ai loro figli, il terrore e lo spavento.

Stiamo cercando di stare vicini alla nostra gente, che bussa alla nostra porta cercando
aiuto. La nostra succursale infatti accoglie le famiglie della zona, ma
anche quelle di Midaan (che hanno cercato riparo dopo che la chiesa di
Bicharat a Midaan è stata distrutta). Ospitiamo anche la Comunità cristiana
maronita che celebra da noi diverse Messe settimanali, dopo la distruzione
delle sue chiese nelle zone vicine. È il luogo dove diversi gruppi
parrocchiali si ritrovano per i loro raduni settimanali e dove trova
spazio anche una scuola per i sordo-muti: uno dei pochissimi centri di questo
genere rimasti attivi oggi ad Aleppo. Oltre all’accoglienza e al servizio
umano e spirituale menzionato, si distribuisce l’acqua alla gente, dal
pozzo che abbiamo dentro la medesima succursale.

Il quartiere cristiano di Midaan.
I lanci di missili da parte dei gruppi jiahdisti, come risposta
all’avanzata delle forze governative e dei loro alleati, è continuata
anche la notte tra il 4 e il 5 febbraio. Ancora una volta, siamo stati colpiti
al cuore. Le esplosioni hanno interessato il quartiere di Midaan, la zona a
maggioranza cristiana. La distruzione è stata totale: i poveri abitanti
rimasti sono nuovamente senza casa. Provate a immaginare cosa voglia dire
per noi stare qui mentre di notte cadono i missili. Senza sapere cosa
accadrà. Un’anziana signora piangeva raccontando che la gente non sapeva
come comportarsi, quale decisione prendere: uscire dalle case per scappare
con il pericolo di incontrare “sorella morte” per la strada o rimanere
nelle abitazioni rintanati, con il pericolo che i missili le distruggano?
Alcune famiglie hanno deciso di dormire al freddo all’entrata delle loro
abitazioni, altri sotto le scale. Una signora che ha bussato la nostra
porta chiedendo aiuto, mentre portava in braccio il suo bambino, mi ha
raccontato che c’erano delle persone che sono rimaste sotto le macerie.
Alle sue grida di soccorso, con l’intenzione che venisse qualcuno ad
aiutare quella povera gente, nessuno aveva il coraggio di rispondere. I
feriti sono rimasti lì, e così anche i cadaveri, per ore e ore.

Perché rimaniamo.
Noi però non ci arrendiamo. Siamo tribolati ma non schiacciati. Alle case
danneggiate che abbiamo visitato, insieme con l’ingegnere, abbiamo
distribuito subito scatole di alimentari di emergenza e abbiamo iniziato a
riparare, cominciando dalle porte e le finestre. Per chi ha avuto la casa
tutta danneggiata, abbiamo aiutato con i soldi per prendere case in affitto
per tre mesi, con la possibilità di rinnovare il pagamento. In tantissimi
bussano alla nostra porta terrorizzati, soprattutto le famiglie con i
bambini piccoli.  La maggior parte di loro non ce la fa a pensare di
fuggire: non hanno neanche un soldo per il trasporto. Per me, in questa
situazione, non restano che l’accoglienza e l’ascolto. Dopodiché, bisogna
passare subito all’azione: non si può rimandare all’indomani. Il lavoro
però è immenso e così anche le necessità.

Acqua e prezzi proibitivi
Rimane il problema grandissimo dell’acqua: mentre i missili cadevano, era
impressionante vedere la gente aggirarsi cercando l’acqua. Le persone sono
disperate e sfidano i missili e la pioggia, pur di attingere acqua dai
rubinetti installati lungo la strada, dove ci sono i pozzi. Ormai, è da più
di dieci giorni che siamo senza acqua. Il dollaro arriva a 410 l.s. oggi,
mentre ieri aveva il prezzo di 400. Questo vuole dire che i prezzi di
alimentari s’è alzato da un giorno all’altro, anche quello delle cose più
leggere e più semplici di verdura.. Una signora racconta che ormai le
entrate mensili, per lei che ha ancora un lavoro e un’entrata fissa
mensile, non permette oggi di comprare un piatto di verdura giornaliero
per tutto il mese.

“Fino a quando, Signore, ti scorderai di me?” (cf. Sal 12)
Dentro il dolore di questi giorni, mi torna alla mente il Salmo che dice:
“Fino a quando Signore ti scorderai di me?”. La domanda a volte affiora:
il Signore ci ha abbandonato? Ma dove è il Signore? È un momento dove la
fede viene scossa fortemente dalle sue radici per tutto il “piccolo
gregge” che è rimasto ancora ad Aleppo. A Saul, il Risorto l’aveva chiesto:
“Perché mi perseguiti?”, lasciando una conferma sicura della Sua unione con le
membra del Suo Corpo mistico. Egli è presente; sofferente e appeso sulla
croce e non “guarda da lontano mentre i Suoi soffrono”. Egli è presente in
mezzo al Suo popolo; lo aiuta e lo assiste attraverso la tenerezza
misericordiosa dei suoi pastori; anche se sono molto affaticati e
amareggiati al vedere cosa succede al loro gregge. Così è per noi, frati
francescani. E per questo rimaniamo qui.

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