Ana mascia el Amarat sciara Camstascia — Lombardi nel Mondo

Ana mascia el Amarat sciara Camstascia

Da Khartoum, Sudan, Antonella De Bonis condivide le sue perplessità. Usi e costumi, la lingua, le riflessioni veloci e le reazioni. Lo specchio, una diversa cultura, un sorriso

“Ana mascia el Amarat sciara Camstascia”.

Fermo il passo, allargo le braccia della borsa (fu un regalo di un’amica, all’epoca in cui andava di moda. E’ rossa e non conosco moda d’altro colore).

Estraggo il mezzo foglio A4 di cui conoscevo perfettamente la posizione.

Leggo sullo stesso foglio che ora e’ un A2:

“Ana mascia el Amarat sciara camstascia”.

Potei riscuotere un sorriso dal mio interlocutopre casuale;  so gia’ che sarebbe cosi. Infatti non mi basta.

Rischierei di sospettare d averlo preso in giro. Abbandono l’ipotesi del clown; troppo facile. Sorprenderei perchè qui non c’è teatro di strada. Meglio non correre rischi.

Individuo il primo Raksha; e’ pure il primo della fila.

Potrebbe sembrare che abbia ulteriori chance vista la fila, ma la loro solidarieta’ e’ molto piú intensa di quella di cui siamo capaci io e i miei, di colleghi.

Lo so, perche’ se uno rispondera’ talata, gli altri faranno irrimediabilmente lo stesso. Non si faranno concorrenza tra di loro.

 

Nessuna certezza e proseguo verso il primo della fila. In arabo potrebbe essere l’ultimo. Oddio…”oddio..o ..inshalla?”…oddio…che devo dire o che meglio non dire?! Ok: sto zitta –

A contare nel senso opposto, andavo al contrario.

Quindi facciamo che inizio dall’ultimo, e sono pronta ad esprimere le mie intenzioni in un arabo scritto su un pezzetto di carta piegato A2.

Ma niente da fare; c’e’ quel tipo simpatico, quello che mi pare non so per quale ragione, rassicurante (credo sia un’impressione legata al fatto che…lo conosco già, lo vedo tutte le mattine, ormai. . è conosciuto. Sicurezza – Timore del non conosciuto, de nuovo, del diverso), del terminal dei Raksha. Ci siamo gia’ visti altre volte.

Mi saluta e sorride aspettando di assistere alla mia esibizione nella quale di li a mezzo secondo esordiró con un arabo maccheronico e mnemonico: l’ipotesi del clown era gia’ escluso; l’improvvisata del “conosco la lingua”, pure:

son sgammata fin dal principio. Ma ho ancora infinite scelte.

Cosi mi gioco la “guarda come sono diventata brava”:

 “ANA MASCIA EL AMARAT SCIARA CAMSTASCIA!”.

 

Interlocutore: “Mh.”

IO: “CAM? (Quanto)”

 

Int: “Talata” (E lo indica con delle dita che io non userei per indicare Talata. Ecco, capisco: talata qui mica e’ un numero speciale come lo intendiamo noi. Forse indice medio e anulare fanno un disegno diverso)

 

Comincia la contrattazione per un Pound Sudanese.

 IO: “ITNIN”

Il rassicurante assiste e sorride. Ringrazio e proseguo dal penultimo o secondo, che si voglia.

E cosi via.

Sia arma attorno un circolo d attenzione simpatica. Non sbirciante; piu spettatrice, che altro.

 

Alla fine ce l ho fatta: ITNIN.

Lo fanno solo per farmi contenta.

E sorridono, li vedo. Li sento farlo.

Penso: questo spazio che io chiamerei piazzetta sta prendendo confidenza con me. In poche settimane potrei identificare “la rassicurante”, o l’empancipata, tra le donne. Forse meglio non cercare di far rientrare  quel che si incontra in una caratteristica giá conosciuta, pre-stabilita. Si rischia di non impararne di nuove. Di rimanere ciechi.

Forse vende the, forse legumi insacchettati. 

Se me ne vado la perdo.

Se resto, cos’altro perdo?

 Stiamo a vedere.

 

Pensavo….., mentre il Raksha mi portava in ufficio, nella Street Amarat n.15.

 

Antonella De Bonis

Portale dei Lombardi nel Mondo

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