Annie Moore — Lombardi nel Mondo

Annie Moore

Il quotidiano “La Repubblica” ha recentemente dedicato ampio spazio all’emigrazione verso gli USA; grande esempio per stimolare e mantenere viva la storia dei molti senza storia. – Parte Seconda

“La Repubblica” ha dedicato due interessanti servizi al tema dell’emigrazione italiana verso gli Stati Uniti in data 27 e 30 dicembre 2009.  Il secondo ripropone la storia di Annie  Moore, la prima immigrata ufficiale arrivata a Ellis Island.

Davanti al Cobh Heritage Center (Museo storico di Cork) in Irlanda campeggia un’imponente statua che rappresenta una ragazza assieme a due ragazzi più giovani. Si tratta di Annie Moore, che salpò alla volta degli Stati Uniti dal porto di Cork, allora Queenstown, a bordo della SS Nevada il 20 dicembre 1891assieme a due fratelli. A New York arrivò il 1 gennaio 1892 e fu la prima passeggera ad entrare nel nuovo centro di accoglienza di Ellis Island, costruito per sostituire il centro di Castle Garden sulla terraferma, ormai inadatto a smaltire il crescente numero di immigranti in arrivo soprattutto dal sud Europa. La statua di Annie Moore fu scoperta dal presidente Mary Robinson il 9 febbraio 1993. Anche gli americani hanno voluto erigere una statua in sua memoria, proprio di fronte l’ingresso di Ellis Island, ma concordo pienamente con chi l’ha definita una copia di Mary Poppins.

Questa volta gli italiani sono stati preceduti dagli irlandesi. E’ pur vero che l’America è disseminata di statue di Cristoforo Colombo, ma è purtroppo sempre più strisciante il movimento partito dai nativi americani di cancellarne le tracce per presunti maltrattamenti nei loro confronti che hanno caratterizzato le contestazioni dei Columbus Day di questi ultimi anni. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che a capo della fondazione per il restauro di Ellis Island e della Statua della Libertà fu nominato nel 1982, dall’allora presidente Ronald Reagan, il mitico manager della Chrysler  Lee  Iacocca e  tra gli italiani illustri che si distinsero proprio ad Ellis Island ci furono personaggi come Fiorello H. La Guardia, che lavorò da interprete imparando a conoscere le persone che un giorno avrebbe diretto come sindaco di New York, e Edward Corsi, direttore di Ellis Island dal 1931 al 1934, dopo esserci passato da emigrante.

Annie Moore non ebbe problemi a Ellis Island. Fu accolta con il massimo degli onori. Nessuno utilizzò il gessetto per imprimerle i marchi della quarantena o del rifiuto tipo CT per il tracoma oppure X cerchiato per una sospetta deficienza mentale. Le regalarono una moneta d’oro da 10 dollari per ricordare l’evento che sarebbe diventato simbolico per milioni di emigranti. Fino a poco tempo  si pensava fosse emigrata in Texas. Le nuove tecniche di ricerca genealogiche e l’interesse diverso per il passato hanno svelato che, invece, visse sempre a New York, dove morì nel 1923 dopo una vita normale, senza essersi separata dal suo regalo d’oro.

Ellis Island per lei rappresentò, come per molti altri, “L’isola della speranza” piuttosto del trito, solito e datato riferimento a “Isola delle lacrime”. Miti che variano o che persistono, come quello concernente i cambi nome. I funzionari avevano altro da fare. Le generalità erano riportate sui documenti dei passeggeri e facevano fede le liste preparate dagli scrivani delle compagnie di navigazione. Infatti, mentre le liste delle navi italiane in partenza da Genova sono solitamente corrette, quelle stilate dagli impiegati delle linee francesi, tedesche o inglesi presentano molte anomalie. I nomi furono spesso cambiati al momento di diventare cittadini americani, anche se gli addetti ai censimenti americani imitarono poi molto bene i loro colleghi delle compagnie di navigazione massacrando i nomi non anglofoni e rendendo le ricerche genealogiche molto ardue. Molti cognomi furono cambiati dagli italiani stessi, altri passarono da Chierichetti a Cherchatti oppure da Giacanello a Jackanell oppure da Iannuzzi a Yans e così via.

Miti duri a morire. Le navi approdavano sulla terraferma non a Ellis Island; gli emigranti vi erano poi trasferiti su battelli per l’ispezione e quindi ridistribuiti verso Manhattan o le ferrovie del New Jersey per raggiungere la destinazione finale.

Graibaldi, invece, come tutti quelli che arrivarono prima del 1855 non passò dal Barge Office o da Ellis Island, ma come si usava allora scese dalla nave senza alcun controllo e andò a trovare il suo amico Meucci a Staten Island prima di proseguire dopo qualche mese per il Perù. Tempi beati.

Ellis Island fu chiusa il 12 novembre 1954. L’ultimo immigrato fu un marinaio norvegese che si chiamava Arne Peterssen.

 

Ernesto R Milani

Ernesto.milani@gmail.com

7 gennaio 2010

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