Campagna anti – stranieri — Lombardi nel Mondo

Campagna anti – stranieri

Ha suscitato grandi polemiche e molta apprensione la campagna anti – stranieri rivolta soprattutto ai frontalieri italiani che lavorano in Canton Ticino.

La campagna choc è partita già da qualche mese, ma ha avuto risonanza solo da quando il 28 settembre 2010 apparsi cartelloni pubblicitari a Lugano, Locarno e altre località del Canton Ticino. I protagonisti della campagna però non sono divi del cinema, ma Fabrizio, Giulio e Bogdan, tre ratti che rappresentano i frontalieri (cittadini italiani che lavorano in Svizzera), il ministro Tremonti e gli immigrati. La campagna che ha suscitato polemiche e proteste in Italia, è partita su Facebook, dove i tre ratti hanno un proprio profilo e sul sito www.balairatt.ch.

 Al momento non si sa chi ha organizzato l’operazione, anche se il sito è registrato a nome dell’agenzia pubblicitaria svizzera Ferrisi Comunicazione (Ferrisi è di chiara origine italiana).

Le reazioni dei frontalieri Immediata la reazione del segretario nazionale dei lavoratori frontalieri della Cgil, Claudio Pozzetti, che sospetta ci sia lo zampino di Giuliano Bignasca, presidente della Lega dei Ticinesi. “L’ho incontrato all’Infedele di Gad Lerner in una puntata sull’evasione fiscale – ricorda il sindacalista – In sintesi lui ha detto che se non si smetteva di attaccare la Svizzera, riferendosi al sistema bancario, la ritorsione sarebbe stata nei confronti di chi va a lavorare lì. E puntualmente ora viene fuori una campagna, una vergogna e una mascalzonata. Chiediamo al Governo del Canton Ticino di intervenire, e spiegheremo ai ticinesi che senza i frontalieri le loro aziende sarebbero in difficoltà o chiuderebbero”. Bignasca, però, nega ogni coinvolgimento: “Noi non c’entriamo, al momento non siamo per un inasprimento della legislazione sui frontalieri. Per ora va bene così. Ma se la disoccupazione dovesse salire dall’attuale 4,5% al 7% allora anche loro dovranno soffrire perchè la crisi dovrà essere per tutti. Non pensiamo che i frontalieri siano topi. Però non siamo d’accordo con Tremonti perchè è stato sbagliato lo scudo fiscale. Poi noi siamo per il segreto bancario. È giusto parlare chiaro anche nei confronti del vostro Governo”.

Il governo ticinese prende le distanze dalla vicenda Di “campagna anti-italiani” parla, in interrogazioni rivolte al ministro degli Esteri e a quello dell’Economia, il parlamentare del Pdl Marco Zacchera, che sottolinea come un movimento che, definendo i lavoratori frontalieri italiani “ratti”, oltre a ledere l’immagine dell’Italia e dei suoi cittadini che in Svizzera lavorano, producono e pagano le tasse, rischia di creare tensione sociale. Intanto il vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera, Franco Narducci, ha definito il fatto “una aggressione intollerabile ai lavoratori frontalieri italiani e non solo all’insegna del razzismo e della xenofobia”. Narducci, ha chiesto “l’intervento immediato del Governo cantonale ticinese affinchè si provveda all’immediato oscuramento del sito internet e del gruppo di promozione Facebook”. Il governo ticinese, da parte sua, ha preso le distanze dalla campagna, ricordando anche “il contributo dei cittadini stranieri alla crescita della nostra comunità”.

Riportiamo i commenti pubblicati sul Corriere del Ticino che pubblicano le diverse prese di posizioni italiane e svizzere.

«Nel Canton Ticino è in atto una campagna anti-italiani». Lo ha denunciato a Roma, con interrogazioni rivolte al ministro degli Esteri e a quello dell’Economia, il parlamentare del Popolo della Libertà Marco Zacchera, che è anche sindaco di Verbania. A sollevare le critiche del deputato la campagna pubblicitaria i cui manifesti sono apparsi ieri in varie località del Ticino (vedi allegato). Manifesti che – afferma Zacchera – con un chiaro invito alla «derattizzazione», mettono nel mirino, come esempio di «ratti» sgraditi, tre tipi di persone: gli stranieri che delinquono, i frontalieri e il ministro italiano dell’economia e delle finanze Giulio Tremonti. La campagna ha già suscitato numerose reazioni su internet. Zacchera afferma che non ci sta a veder nascere un movimento che, definendo i frontalieri italiani «ratti» e chiamando in causa come primo «ratto» il ministro Tremonti, oltre a ledere l’immagine dell’Italia e dei suoi cittadini rischia di creare tensione sociale.

«Faremo una campagna di informazione spiegando ai ticinesi che senza i frontalieri le loro aziende sarebbero in difficoltà o chiuderebbero» ha affermato oggi all’Ansa il segretario nazionale dei lavoratori frontalieri della Cgil, Claudio Pozzetti, reagendo alla campagna. Pozzetti ha poi affermato che intende chiedere «al Governo del Canton Ticino di intervenire».

E il Consiglio di Stato svizzero si distanzia :

“È in atto in Ticino una campagna di affissioni antistranieri, che sta suscitando reazioni negative sia nel nostro Cantone che all’estero”. Lo scrive oggi lo stesso CdS in una presa di posizione intesa a prendere “con decisione le distanze da questa campagna e a stigmatizzare il messaggio che essa veicola, genericamente offensivo nei confronti dei cittadini stranieri”. In questo ambito, chiosa l’Esecutivo cantonale, “tiene a ricordare il contributo dato da cittadini stranieri alla crescita della nostra comunità, sia sul piano dell’economia privata (edilizia, turismo), sia ad esempio, nell’ambito del funzionamento delle strutture sociosanitarie”.

A Milano invece i Coordinamenti e le Segreterie nazionali Cgil Cisl Uil Frontalieri condannano «lo squallido attacco del quale sono stati oggetto i lavoratori frontalieri italiani in Canton Ticino». Lo si legge in una nota delle segreterie nazionali.

«I numerosi frontalieri italiani che quotidianamente si recano in Canton Ticino per svolgere le proprie attività lavorative – si legge nella nota – non sono ladri, ma si guadagnano in maniera onesta la retribuzione che viene loro data. Diverso è il problema legato al fatto che alcuni datori di lavoro ticinesi sfruttano la debolezza contrattuale dei frontalieri, facendo loro ricoprire mansioni ben più che qualificate e pagandoli invece poco di più che apprendisti. Questo è il fenomeno da denunciare non certo quello dei lavoratori frontalieri».

«I lavoratori italiani, ovunque abbiano svolto la propria attività lavorativa – spiegano Cgil, Cisl e Uil – hanno portato benessere all’economia locale e se il Canton Ticino sta vivendo oggi un periodo di crisi non è certo legato alla presenza dei frontalieri ma alla crisi globale che pervade tutta Europa». «Cgil, Cisl e Uil Frontalieri nei prossimi giorni si attiveranno nei confronti delle istituzioni sia italiane che svizzere per tutelare i nostri lavoratori frontalieri».

«Abbiamo più affinità con gli svizzeri che con i romani» e per questo, afferma il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni (Lega) «si potrebbe convocare un tavolo istituzionale con la Svizzera per affrontare la questione dei frontalieri italiani, anche sulla scia della campagna pubblicitaria che paragona i lavoratori italiani a topi famelici».

Commentando il caso in Ticino, Boni ha spiegato che «si tratta di una regolare salvaguardia del lavoro sul loro territorio, ma si è andati un po’ oltre. Credo che – ha aggiunto Boni, a margine della presentazione alla Festa dello Statuto – potremo avere un tavolo istituzionale sul quale lavorare, anche perchè noi abbiamo più affinità con gli svizzeri che con i romani e in Canton Ticino si parla lombardo».

 

Il Giornale, il Corriere del Ticino, 28-29 settembre 2010

 

Ernesto R Milani

Ernesto.milani@gmail.com

29 settembre 2010

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