Italiani nel Mondo: la proposta di legge al Senato (Commissione e Aula) – SETTIMA PUNTATA — Lombardi nel Mondo

Italiani nel Mondo: la proposta di legge al Senato (Commissione e Aula) – SETTIMA PUNTATA

Massimo Baldacci, nell’anno accademico 2005-2006, presentò la tesi di laurea: Italiani nel Mondo. Il problema della partecipazione alla vita politica nazionale. L’allora neolaureando, residente in Italia ma con parenti sparsi in diversi continenti, dichiarò di “aver voluto affrontare un argomento attuale in un’ottica politica ed emotiva, incuriosito dal motivo che spinse l’on. Tremaglia a dedicare una vita ai nostri connazionali all’estero”.

Importante, nel lavoro di Baldacci, risulta lo spazio dato alla discussione politica, i lavori delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato sino all’acceso dibattito parlamentare.

“Durante la redazione”, ha ancora affermato Massimo Baldacci, “ho scoperto quanto siano stati fondamentali (e lo siano tuttora) gli emigrati italiani per il nostro Paese, anche dal punto di vista puramente economico! Troppo spesso e troppo superficialmente, noi diamo per scontata la fama mondiale di cui gode l’Italia, fatta non solo di bellezze paesaggistiche, culturali e storiche, ma anche di impegno e sacrificio di chi ha lasciato il Paese alla  ricerca di una nuova e migliore vita.”

La tesi Italiani nel Mondo. Il problema della partecipazione alla vita politica nazionale è servita senz’altro a mettere a fuoco la realtà e i diritti dell’Altra Italia (il voto, come una maggiore partecipazione alla vita politica in Patria, era richiesto dalle associazioni dei migranti già nei primi anni del 1900).

“Gran parte degli Italiani all’estero sono i migliori ambasciatori che l’Italia possa permettersi. Persone che sono state costrette o hanno deciso di lasciare il proprio Paese alla ricerca di fortuna o semplicemente di una nuova realtà in cui affermarsi, sono solo da rispettare ed onorare: molto spesso penso che amino molto di più loro l’Italia, rispetto a noi che ci viviamo quotidianamente”, conclude Massimo Baldacci.

 

                                                                                                                                    

Dopo i lavori e la votazione finale della Camera dei Deputati, il testo approvato venne trasmesso al Senato il 21 novembre 2001. (1) La prima seduta disponibile, in Commissione Affari Costituzionali, per l’inizio dell’esame, fu quella del 29 novembre. (2)

Il Presidente della I Commissione, senatore Pastore (FI), dopo aver ricordato l’impegno profuso dal Ministro Tremaglia nella vicenda del voto agli italiani all’estero, illustrò il disegno di legge n. 863, sottolineandone gli elementi fondamentali come l’opzione per il voto per corrispondenza, l’unificazione dei dati dell’AIRE e degli schedari consolari, le ripartizioni della Circoscrizione Estero e soffermandosi su una parte del provvedimento che aveva già suscitato molte polemiche: l’art. 8.

Su questo aspetto, il sen. Pastore non ebbe dubbi, poiché già la stessa Commissione, nella passata legislatura (come la Camera dei Deputati qualche giorno prima), si era espressa a larga maggioranza per una tutela della rappresentanza dei cittadini italiani all’estero, basandosi anche sulle nuove disposizioni costituzionali che configuravano una rappresentanza estera autonoma e, pertanto, da tutelare. Dichiarata la possibilità a discutere del provvedimento da parte del sen. Mancino, toccò al Ministro Tremaglia fare alcune considerazioni, soprattutto in merito alla questione dell’elettorato passivo.

Il Ministro, dopo essersi detto soddisfatto per l’attenzione posta verso il tema del voto all’estero e dopo aver fatto notare che tale provvedimento portava la firma di quasi tutte le forze politiche, si soffermò, nel suo breve intervento, sull’ormai famoso art. 8. In particolare, dichiarò che la scelta di riservare la candidatura, nella Circoscrizione Estero, ai soli residenti, rappresentava un punto sostanziale per una rappresentanza autonoma dei cittadini residenti all’estero, che avrebbe contribuito a rafforzare le relazioni internazionali con i Paesi che accolgono le Comunità italiane. La prima seduta si concluse, così, con il Presidente Pastore che, nel ringraziare il Ministro per i chiarimenti forniti, sospese il dibattito, rinviandolo al 6 dicembre per la discussione sulle singole parti. Alla seconda riunione, intervennero diversi senatori dei vari schieramenti politici, (3) quasi tutti concordi nell’esprimere la propria soddisfazione per il raggiungimento dello storico traguardo. Unica voce fuori dal coro fu quella del senatore dei Verdi, Turroni, il quale si mantenne sulle posizioni contrarie, già espresse alla Camera dall’on. Boato, al provvedimento per la questione riguardante l’elettorato passivo.

Il Ministro Tremaglia, nella sua replica, dopo aver ringraziato il Senato per la tempestività con cui stava esaminando il progetto di legge, condivise la necessità di rafforzare le rappresentanze diplomatiche, così come i mezzi di comunicazione, con particolare riferimento al canale televisivo “RAI-International”, auspicando, nella conclusione del suo intervento, la rapida approvazione del progetto di legge. La seduta si concluse con la scelta del disegno di legge S. 863 (Tremaglia ed altri), approvato alla Camera dei Deputati, come testo base dell’esame. Nell’ultimo incontro della Commissione Affari Costituzionali del 13 dicembre 2001, prima del dibattito in Aula, il sen. Turroni dei Verdi, nell’analizzare gli emendamenti presentati, espresse la contrarietà del suo Gruppo alla limitazione dell’elettorato attivo e passivo della Circoscrizione Estero, richiamando un articolo del professor Massimo Lucani, apparso il 21 novembre su La Stampa, con il titolo “Nell’urna di Dakar”, nel quale, il professore aveva sostenuto la tesi dell’incostituzionalità dell’art. 8, in quanto contrastante con gli artt. 56 e 67 della Costituzione. (4)

La soluzione al problema, secondo Turroni, si sarebbe potuta ottenere elevando il quorum minimo per la presentazione delle liste nella Circoscrizione Estero (art. 8 comma 1c ). Infine, il senatore disse che tale norma, visti i territori poco omogenei quanto a lingua, cultura e tradizioni, avrebbe creato rappresentanze parlamentari “il cui elettorato era disperso in territori anche molto distanti ed avulsi fra di loro.” (5)

In risposta alle critiche mosse dai Verdi, il Presidente Pastore sostenne che la scelta di limitare l’elettorato passivo rispondeva alla necessità di garantire una partecipazione non formale, ma basata sulla realtà delle esperienze vissute dalle comunità italiane all’estero. A confermare le parole del sen. Pastore, ci pensò il Ministro Tremaglia, che mise in luce come l’intento del legislatore, con la limitazione dell’elettorato passivo, fosse proprio quello di assicurare, agli italiani oltre confine, una propria ed autonoma rappresentanza in Parlamento. L’ultima seduta della Commissione si concluse con la bocciatura degli emendamenti proposti dai Verdi e l’auspicio per una pronta e definitiva approvazione del disegno di legge. (6)

Conclusosi rapidamente il passaggio in Commissione, la questione passò all’Aula del Senato per la discussione generale e la votazione finale. I lavori durarono due giorni soltanto, il 18 ed il 20 dicembre: la proposta non venne modificata e pertanto le votazioni sui singoli articoli si esaurirono velocemente. Nonostante la rapidità dei tempi, ci fu, anche al Senato, un ampio ed acceso dibattito, tanto che nella prima seduta, quella relativa alla discussione generale, si susseguirono più di dieci interventi di senatori dei vari schieramenti, alcuni dei quali aspramente critici verso l’impostazione del provvedimento.

Ad aprire i lavori fu, ovviamente, il relatore, sen. Pastore, il quale, dopo aver ricordato la varie tappe del lungo cammino per l’esercizio di voto degli italiani all’estero, soffermandosi in particolar modo sulle modifiche costituzionali del 2000 e del 2001, illustrò gli elementi fondamentali del disegno di legge: possibilità per il cittadino italiano residente all’estero di scegliere di votare o nella Circoscrizione Estero o in quella nazionale, nel comune dove è iscritto; l’unificazione delle due anagrafi per i connazionali oltre confine, vale a dire AIRE e schedari consolari; la suddivisione della Circoscrizione Estero in quattro ripartizioni; la limitazione del diritto di elettorato passivo, in questa ripartizione, solo ai cittadini lì residenti. Proprio su quest’ultimo aspetto, peraltro già ampiamente discusso alla Camera, il relatore precisò la motivazione per la quale era stata posta questa, negativamente definita, “riserva”. “La motivazione più concreta va individuata nella volontà del legislatore costituzionale, che si è pronunciato per ben due volte sulla materia, non solo affermando l’intenzione di consentire ai cittadini residenti all’estero di esercitare effettivamente il diritto di voto ma anche l’intento che tale diritto esprimesse la condizione di cittadini residenti all’estero.” (7)

Ciò, ricordò, proprio a significare la volontà di esprimere qualcosa di più forte e di più significativo del semplice diritto di voto, che ,altrimenti, sarebbe stato possibile senza le riforme costituzionali, prevedendo soltanto il voto per corrispondenza. Dopo la relazione introduttiva sulla proposta di legge, iniziò la discussione generale, con i relativi interventi dei senatori, iscritti a parlare.

Il primo fra questi fu il sen. Battisti della Margherita, il quale, pur nutrendo alcune perplessità teoriche e tecniche sul provvedimento, riconobbe che solo approvandolo si sarebbe tornati alla “normalità costituzionale”, dichiarando, a nome del Gruppo Parlamentare da lui rappresentato, il voto favorevole.

Si susseguirono, poi, gli interventi dei senatori di Forza Italia, Minardo e Bettamio, i quali concordarono sull’approvazione di questo storico provvedimento, sottolineando il forte legame che unisce gli italiani all’estero con l’Italia ed auspicando che tale atto dovuto (diritto di voto) rappresentasse il primo passo di una politica di integrazione vera e propria. In mezzo a questo coro favorevole, ci fu l’intervento “critico”, a titolo personale, della senatrice Dato della Margherita, la quale, dopo aver ringraziato il Ministro Tremaglia per quello che ha rappresentato nell’impegno per gli italiani all’estero, cominciò ad esporre le proprie perplessità, partendo dai problemi che poneva l’istituzione della Circoscrizione Estero. Le dimensioni enormi delle sue ripartizioni avrebbero fatto in modo che il principio base di un collegio (vale a dire, riavvicinare l’elettorato all’eletto) venisse meno, così come, avrebbero creato problemi per quel che riguardava le campagne elettorali, poiché alcuni Paesi si erano già detti contrari all’eventualità di spots elettorali sui loro territori per conti di altre nazioni.

La senatrice passò, poi, ad esaminare la questione dell’elettorato passivo ed attivo. Per la prima, le argomentazioni poste in essere furono le stesse venute fuori nel dibattito alla Camera dei Deputati, con il richiamo alla violazione dell’ art. 56 della Costituzione, che garantisce il diritto all’elettorato passivo a tutti gli elettori.

Per la seconda questione sull’elettorato attivo, è interessante riportare le testuali parole della senatrice: “Il legislatore vieta agli italiani residenti all’estero di votare un residente in Italia e viceversa. Ma la Patria è una sola. Inoltre, l’art. 67 della Costituzione è chiaro: ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione senza vincolo di mandato. Se si imbocca questa strada, sarà difficile dire di no a chi vorrà che i calabresi votino i calabresi ed i piemontesi solo i piemontesi.” (8) In sostanza, dunque, i dubbi sollevati ripresero quelli espressi da alcuni deputati nel dibattito nell’altro ramo del Parlamento, anche se, la senatrice Dato andò oltre, richiamando l’attenzione sul fatto che oggi l’emigrazione ha assunto un diverso significato: essa è una mobilità internazionale dovuta alla globalizzazione, fatta da tecnici, intellettuali, scienziati ecc., che, per ragioni di lavoro, si trovano temporaneamente all’estero, a cui con questa legge tuttavia non è data la possibilità di esprimere il proprio voto.

Su questo punto, il provvedimento avrebbe dovuto dare maggiori risposte, così come sul fatto che gli italiani all’estero non avrebbero potuto votare per il Parlamento Europeo o per le elezioni regionali: solo superando queste mancanze, si sarebbe consentito ai nostri connazionali oltre confine di partecipare realmente alla vita politica nazionale.

Alla luce di questi motivi, l’esponente della Margherita esortò tutti ad inserire delle modifiche innovative, garantendo alle comunità italiane quanto prima esposto e non ponendo loro, come invece andrà a fare la legge, problemi di dignità, in quanto capaci di partecipare alla vita politica nazionale soltanto perché sono una “categoria protetta”. (9)

L’intervento della senatrice Dato portò all’attenzione del Senato, quindi, diverse perplessità, alcune già espresse in precedenza da altri colleghi, ma altre del tutto nuove, come, ad esempio, il mancato diritto di voto per chi si trova temporaneamente all’estero. Proprio prendendo spunto da queste parole, il sen. Pellicini di Alleanza Nazionale sottolineò come le scelte fatte andassero nella direzione di dare indiscriminatamente rappresentanza agli italiani all’estero.

L’intervento dell’esponente alleanzino non potè non contenere apprezzamenti per la legge, definita più volte “sacrosanta”, così come non mancò un sentito ringraziamento per l’impegno ultratrentennale al Ministro Tremaglia. Il senatore si soffermò, poi, sulla discussione in atto per quel che riguardava l’elettorato attivo e passivo: “questo dibattito andava bene- disse Pellicini- fino alla riforma degli articoli 48, 56 e 57 della Costituzione, ma il provvedimento al nostro esame è assolutamente organico, essendo l’attuazione delle norme che il legislatore costituzionale ha voluto appunto introdurre con l’articolo 48.” (10) In sostanza, egli fugò ogni tipo di dubbio poiché le misure applicative in discussione non erano in contrasto con la Costituzione e l’adozione dell’art. 8 mirava a dare garanzie affinché i rappresentanti eletti nella Circoscrizione Estero fossero espressione delle comunità italiane non residenti in Patria.

In conclusione, il senatore di AN auspicò l’approvazione finale della proposta poiché rappresentava una legge “sacrosanta” e giusta per i “fratelli italiani” oltre confine.

A riportare il dibattito su un piano critico, fu il senatore Turroni, il quale, come già avvenuto in Commissione, manifestò più di un dubbio verso il provvedimento, dichiarando, fin dall’inizio, la contrarietà propria e del Gruppo dei Verdi al disegno di legge, perché in netto contrasto con il testo costituzionale. Il senatore pose dei quesiti a dimostrazione della fondatezza delle sue tesi, chiedendosi come fosse stato possibile ipotizzare una circoscrizione comprendente Asia, Africa, Oceania ed Antartide o come fosse possibile non ricordare le pressioni fatte verso i deputati della Camera, affinché votassero per l’approvazione del provvedimento. (11)

La critica non risparmiò neanche i pareri dei costituzionalisti, definiti “servili” perché concordi sull’esistenza di validi motivi per l’istituzione della Circoscrizione Estero, in cui il diritto all’elettorato attivo e passivo era limitato ai soli residenti, al fine di rendere effettiva la comunità di lingua e cultura del candidato residente all’estero.

Turroni si domandò dove fossero questi motivi e, soprattutto, quale fosse la comunità di lingua e di cultura di un candidato residente all’estero in una circoscrizione così grande, come era quella Estero. Nell’analizzare questo aspetto, egli usò toni molto forti, proprio a testimoniare che l’approvazione della legge, così come formulata, era sbagliata ed incostituzionale.

“Non prendiamoci in giro e non prendiamo per buone queste dichiarazioni (12) che hanno solo il merito di accondiscendere con troppa disinvoltura ad una richiesta che viene certamente dal Governo, ma sicuramente anche da un’ amplissima schiera politica che non sa rifiutare una legge sbagliata perché teme di perdere il consenso e l’appoggio dei cittadini italiani residenti all’estero.” (13)

Egli proseguì, poi, ricordando che quando furono modificati gli articoli 56 e 57 della Costituzione, non era stata fatta alcuna obbiezione riguardo all’elettorato attivo e passivo e che l’approvazione di questo testo avrebbe portato alla violazione, oltre che degli articoli sopracitati, anche dell’articolo 67, sulla libertà di mandato. Al fine di porre rimedio alle lacune ed alle irregolarità del provvedimento, il sen. Turroni dichiarò che nel caso non fossero approvati gli emendamenti proposti dal suo Gruppo, il voto dei Verdi sarebbe stato totalmente contrario.

L’ultimo intervento della seduta mattutina del 18 dicembre, fu quello del sen. Petrini, anch’egli della Margherita, il quale analizzò la questione da un punto di vista del tutto diverso, da quanto era stato criticato fino a quel momento.

Infatti, dopo aver ricordato brevemente gli errori “tecnici” del disegno di legge, quali la Circoscrizione Estero con le sue dimensioni, la prevedibile difficoltà per l’esercizio  delle campagne elettorali ed il fatto che i 18 seggi spettanti agli italiani all’estero avrebbero potuto interferire pesantemente sulla realtà politica dell’Italia, considerate le maggioranze poco solide avute dal 1994 al 2000 (escluso l’ultimo Governo Berlusconi), il senatore espresse la sua contrarietà. A suo parere, sebbene tutti avessero concordato sul fatto che si dovesse rendere effettivo il diritto di voto, “nessuno si è mai interrogato nel merito di quel diritto: qual è il diritto che vogliamo realizzare? Esiste veramente? E’ un diritto legittimo?” (14)

Se qualcuno si fosse posto tali interrogativi, continuò Petrini, si sarebbe certamente reso conto che la teoria democratica, nata dalla Rivoluzione francese ed evolutasi nel corso dei decenni, ha legato il diritto di cittadinanza alla presenza ed alla convivenza all’interno di una comunità. (15)

“Del resto- si chiese Petrini- che significato avrebbe separare i diritti politici dai diritti sociali e civili che da quelli discendono? Che significato ha separare il diritto a partecipare ad un processo deliberativo ed esecutivo  quando non se ne trae né il beneficio (il diritto civile o sociale)e nemmeno l’onere (ad esempio, il dovere di contribuire all’effettualità di quei diritti)? Che significato ha questa separazione?” (16)

Sulla base di quanto detto, egli annunciò la sua contrarietà al provvedimento in esame perché veniva, in questo modo, tradito il principio per il quale il diritto alla cittadinanza è strettamente connesso alla dignità della persona. Con gli interrogativi posti dal senatore Petrini, venne sospesa la seduta e rinviata al pomeriggio per il seguito dell’esame che cominciò con l’intervento del sen Brutti dei Democratici di Sinistra, il quale pose l’attenzione sul significato dell’istituzione della Circoscrizione Estero. L’introduzione di tale istituto e la limitazione dell’elettorato passivo mirava proprio ad introdurre un trattamento differenziato basato sul principio volto a garantire che gli italiani all’estero avessero rappresentanti propri. Ciò non avrebbe creato problemi con l’articolo 67 della Costituzione perché gli eletti non saranno vincolati nell’esercizio delle loro funzioni. “La norma che noi introduciamo- dichiarò Brutti- è relativa alle garanzie della effettività del voto degli italiani all’estero e fissa un limite all’elettorato passivo in modo tale da far sì che quei rappresentanti provengano dal mondo dell’emigrazione, dalle comunità degli italiani all’estero, ma senza per questo in alcun modo vincolare il mandato che gli elettori ad essi assegnato.” (17) Chiariti gli aspetti più impegnativi della discussione, il sen. Brutti si avviò alla conclusione, parlando del contributo che gli italiani all’estero potrebbero dare alle nostre istituzioni: “Gli emigrati italiani, i cittadini italiani che sono all’estero, ci aiuteranno a ricordare che l’Italia fino a poco tempo fa è stata Paese d’emigrazione e ci aiuteranno ad essere più comprensivi e più solidali con chi viene da terre lontane, dalla povertà, dalla guerra, dal disagio, per lavorare in Italia.” (18)

Questo richiamo ricorda un pò l’intervento dell’on. Chiti, alla Camera dei Deputati, quando lanciò la sfida alla Destra sul voto agli immigrati: una sfida, certamente importante e connessa al voto degli italiani all’estero, che lo stesso Ministro Tremaglia, nell’intervista riportata, ha raccolto, dichiarando la propria disponibilità, come del resto disse qualche mese fa, il Presidente di Alleanza Nazionale, on. Fini, quando si interrogò sulla possibilità di far votare gli immigrati, in regola, per le elezioni comunali.

Ultimo intervento, prima delle repliche del relatore Pastore e del Governo, fu quello della senatrice Toia della Margherita. A differenza di alcuni esponenti del suo Gruppo, la senatrice si dichiarò subito soddisfatta del testo in esame, ricordando come, dopo tanti rinvii ed incertezze, si fosse finalmente giunti alla conclusione. “Finalmente oggi, dopo tante attese e tante frustrazioni, dopo tante incertezze, un cammino si compie. Esso si compie anche con qualche dissenso, con qualche critica […], ma io credo che un’impresa così ardua come quella di portare ad effettività quell’esercizio del diritto di voto che la Costituzione riconosce ad ogni cittadino italiano ovunque viva, anche a colui che vive più lontano, non poteva non contenere in sé anche motivi di obiezione, proprio perché tecnicamente una legge elettorale ha sempre dei detrattori.” (19)

Per la senatrice, si sarebbe dovuto cogliere il senso politico della questione ed essere soddisfatti degli obiettivi posti: le comunità italiane all’estero non potevano ancora vedersi negare il voto, anche perché esse rappresentano l’Italia nel mondo e gli italiani emigrati sono gli ambasciatori della nostra storia e della nostra cultura. Sarebbe stato ingiusto non valorizzare, con il diritto di voto, quest’Italia lontana ed, anzi, la senatrice Toia, rivolgendosi al Ministro Tremaglia, richiamò l’attenzione verso quella parte degli italiani che stavano vivendo una condizione particolarmente grave, come stava succedendo in quei giorni in Argentina.

Riconoscendo ampi meriti al Ministro di AN sia per l’impegno in questa battaglia, sia, soprattutto, per aver saputo allargare il consenso e creare una vasta rete di alleanze, la senatrice della Margherita si disse certa che gli italiani all’estero avrebbero avuto i loro rappresentanti dalla prossima legislatura.

Finiti gli interventi, ci furono le repliche del relatore e del Governo, prima di concludere questa lunga seduta. Il senatore Pastore, relatore del disegno di legge, sottolineò alcune argomentazioni politiche, a partire dal caso di cittadini che si trovano temporaneamente all’estero al momento delle elezioni: su questo aspetto, egli disse che era un problema sentito, ma diverso da quello in questione e, pertanto, si sarebbe dovuto affrontare in un altro momento, senza, con ciò, volerlo minimizzare. La seconda critica alla quale il relatore rispose, fu quella della difficoltà di prevedere la definizione in forma semplificata di intese tra rappresentanze diplomatiche italiane e Stati interessati, proprio per consentire un’informazione politica nei modi stabiliti da tali intese.

D’altra parte, “nessuno immagina manifesti affissi a Broadway o in altre città di altri Paesi, l’informazione può avvenire in varia forma, in forma epistolare, attraverso i mass media, attraverso i giornali e via discorrendo.” (20) Altro aspetto significativo riguardò l’istituzione della Circoscrizione Estero con il relativo elettorato passivo differenziato: l’esigenza rientrava nell’ottica di rendere la rappresentanza degli italiani all’estero effettiva e reale, proprio al fine di indicare la loro particolare condizione, fatta di esperienze, cultura ed interessi, in parte diversi da quelli dei cittadini residenti in Italia.

Sul finire dell’intervento, non mancò il riferimento alla battuta infelice, espressa dal sen. Turroni, circa i pareri dei costituzionalisti, definiti “servili” perché compiacenti nei confronti del Governo, ricordando che sulla costituzionalità dell’art. 8, problema già affrontato durante la passata legislatura dall’ allora Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, sen. Villone, la Camera si era espressa a larghissima maggioranza: pertanto l’uso dell’aggettivo “servili” era quanto meno inopportuno.

La discussione generale del provvedimento si concluse con la replica del Ministro Tremaglia, al termine della seduta, nella quale venne posta l’attenzione sui risultati che si sarebbero raggiunti con l’approvazione del disegno di legge in esame, frutto di una politica d’intesa, dettata da interessi di carattere generale come lo erano quelli dei 4 milioni di cittadini italiani residenti all’estero. Alla luce di quanto emerso durante il dibattito, Tremaglia ammonì quanti avevano espresso il giudizio secondo il quale gli italiani all’estero non dovessero essere Considerati cittadini; (21) un discorso “strano” che spinse il Ministro a ricordare cosa sono e come vennero trattati i nostri emigrati ed il rispetto che essi seppero guadagnarsi con il sacrificio del proprio lavoro.

“Non dimentichiamo il nostro passato, perché insegna molte cose, insegna che abbiamo molto sofferto, che gli italiani nel mondo sono stati maltrattati. Ricordo ancora le scritte che dichiaravano che certi ristoranti erano vietati ai cani ed agli italiani, oppure il fatto che gli italiani venivano messi nei carri di bestiame. Poi, però, gli italiani si sono riscattati con tanto lavoro, con tanta capacità e amore per la loro terra lontana e sempre, e ovunque, hanno portato progresso e civiltà, hanno costruito ospedali, strade, scuole. Certo, quelli che non li conoscono forse non lo sanno.” (22)

Proseguendo, egli analizzò la questione degli italiani che si trovano momentaneamente all’estero al momento delle elezioni, sollevata dalla senatrice Dato, dicendo che erano già all’esame della Camera due proposte di legge riguardanti la soluzione del problema e che, quindi, i dubbi espressi si sarebbero dovuti affrontare in un altro momento.

Un tema scottante, ed ovviamente affrontato, fu quello relativo all’ormai famoso articolo 8. Il Ministro ricordò che la Camera si era espressa con una votazione quasi plebiscitaria (412 Sì; 35 NO) e, già questo, in una democrazia, avrebbe dovuto avere un peso decisivo. Egli fece riferimento al fatto che tale articolo dava attuazione alla riforma costituzionale, che assegnava 18 seggi alla Circoscrizione Estero. “E’ veramente assurdo- disse Tremaglia- pensare che non dobbiamo tenere in conto il discorso della rappresentanza politica: bisogna garantire la rappresentanza politica, altrimenti sarebbe una beffa, un vero tradimento per gli italiani all’estero. Per decenni abbiamo continuato questa nostra lotta politica ed alla fine, quando abbiamo ottenuto il successo, diciamo che devono arrivare altri candidati da altre parti d’Italia?” (23)

Questa era una sfida ai partiti ed ai loro giochi pre- elettorali, volta, soprattutto, a coinvolgere in maniera sostanziale le comunità italiane all’estero, garantendo loro una rappresentanza politica, avallata, anche, dai pareri di autorevoli costituzionalisti.

Ci fu, poi, l’ultimo riferimento alle perplessità esposte nei precedenti interventi, vale a dire la libertà di mandato: l’on. Tremaglia si associò a quanto detto dal relatore Pastore, sostenendo che tutti gli eletti rappresentano la Nazione e non gli interessi locali. Nell’avviarsi alla conclusione, il Ministro di AN si congedò dal Senato, esortandolo a raggiungere l’obiettivo prefissato e ringraziando tutti: “Noi dobbiamo essere capaci con serietà di giungere a questo traguardo; è un traguardo al quale io guardo con profonda emozione e anche con commozione, perché indubbiamente significa il traguardo di tutta una vita politica e forse anche della mia vita personale. Così, mi pare di ringraziarvi dal profondo del cuore, così come ringrazio tutti gli italiani nel mondo; in particolare, ringrazio il CGIE che, durante i lavori della Camera, è riuscito a contattare tutti i Gruppi parlamentari per far capire che era giunto il momento definitivo di ottenere giustizia e grande riparazione per gli italiani nel mondo.”(24)

A testimonianza del grande lavoro svolto dall’on. Tremaglia nella sua battaglia più che trentennale, ci furono gli applausi, ricevuti alla fine della sua replica, da parte di quasi tutti i Gruppi politici presenti al Senato: FI, AN, CCDCDU, Lega Nord, Autonomie, DS- Ulivo, Margherita- Ulivo. La votazione degli emendamenti, dei singoli articoli e del provvedimento nel suo complesso fu rinviata alla seduta del 20 dicembre: non ci furono sorprese ed il testo rimase quello votato dalla Camera.

Si arrivò, così, alle dichiarazioni di voto finali ed il primo senatore iscritto a parlare fu Malabarba (Misto-Rifondazione Comunista), il quale confermò l’opposizione del suo Gruppo al disegno di legge Tremaglia, argomentando tale scelta sia con ragioni tecniche, relative all’incostituzionalità dell’articolo 8, in netto contrasto, a suo dire, con gli articoli costituzionali 51 (libertà di accesso agli uffici pubblici a tutti i cittadini) e 67 (libertà di mandato), sia con ragioni politiche “che spinsero- disse Malabarba- a rifiutare una concezione della società in cui si vorrebbero far prevalere vincoli di sangue antico rispetto alla vita concretamente vissuta in una realtà con le sue contraddizioni e i suoi problemi.” (25)

L’intervento del senatore comunista, quindi, mise in evidenza il problema del voto agli immigrati che, secondo il suo parere, si sarebbe dovuto proporre contestualmente a quello per gli italiani nel mondo, tralasciando il fatto che il voto per quest’ultimi aveva alle spalle decenni di attesa e di ritardi, al punto che un ulteriore rinvio avrebbe assunto il significato di una beffa da parte delle istituzioni italiane.

Fu, poi, la volta del senatore Marino, comunista anche lui, non di Rifondazione, bensì del PDCI, che annunciò il voto contrario del Gruppo, per i limiti che ancora presentava il disegno di legge. Egli pose tutta una serie di interrogativi  (26) che implicarono forti perplessità sul provvedimento in esame, senza, contare il fatto che esso fosse in contrasto con il dettato costituzionale, negli articoli 56, 57 e 67. (27)

Ad interrompere questo iniziale dissenso al testo da approvare, ci pensò il senatore Stiffani della Lega Nord, il quale, oltre a dichiarare il voto favorevole, auspicò che i cittadini italiani sparsi nel mondo avessero, anche, il diritto di tornare a stabilirsi nella terra d’origine, invitando a snellire l’eccessiva burocratizzazione che frapponeva enormi disagi in tal senso.

Il senatore leghista disse: “Non è possibile, infatti, che il nipote di veneti o di pugliesi che intenda stabilirsi in Veneto o in Puglia trovi un Paese che non è pronto ad accoglierlo, proprio mentre questo stesso Paese si è fatto sommergere da un’ondata incontrollata di immigrazione extracomunitaria.” (28)

Terminato l’intervento leghista, prese la parola il senatore Turroni dei Verdi che dichiarò, a nome del suo Gruppo, l’astensione, dovuta ad alcune perplessità di carattere costituzionale sull’art. 8 e sull’art. 6 della proposta di legge. Tralasciando la questione relativa all’elettorato passivo (art. 8), già ampiamente affrontata in Commissione e durante la discussione generale, è interessante soffermarsi sull’altra parte in dubbio: l’art. 6 che individua le ripartizioni della Circoscrizione Estero ed i seggi spettanti a tali ripartizioni.

La critica mossa da Turroni fece riferimento alla lettera d) di detto articolo, (29) nella quale si stabilisce che Africa, Asia, Oceania ed Antartide fanno parte di un’unica ripartizione, per chiedere come fosse possibile che un cittadino italiano, residente in Australia, potesse rappresentare gli italiani d’Africa o dell’Asia, in quanto continenti diversi per cultura, lingua, tradizione ecc. “Soprattutto, -disse il senatore dei Verdi- questo articolo, così congegnato, consente al piccolo potentato locale di fare eleggere tutti i rappresentanti all’interno del Parlamento. E’ per tale motivo che avevamo proposto che quest’ultima ripartizione venisse suddivisa in almeno tre parti, in modo da consentire a ciascun continente di avere un proprio rappresentante al Senato a uno alla Camera, assicurando così a ciascuno una sorta di diritto di tribuna continentale. Altrimenti, non vedremo mai un rappresentante dei cittadini italiani eletto in Africa o in Asia; saranno eletti tutti in Australia, dove più consistente è il numero dei nostri concittadini che lì sono emigrati e risiedono.” (30)

Si alternarono, poi, gli interventi di senatori Peterlini per le Autonomie e Forlani del CCD-CDU. Il primo, pur apprezzando il fine ultimo della proposta in esame, espresse alcuni dubbi in merito alle enormi dimensioni della Circoscrizione Estero, dichiarando che sarebbe stata preferibile l’introduzione del voto per corrispondenza, (31) garantendo, così, il mantenimento di un legame tra il territorio, la regione di provenienza del cittadino e la sua attuale nuova residenza.

Alla luce di questo, però, il rappresentante delle Autonomie disse che il voto del suo Gruppo sarebbe stato differenziato: la maggioranza avrebbe votato SI, gli altri si sarebbero astenuti. Diversa la dichiarazione di voto del sen. Forlani che fu totalmente favorevole. Ricordando il ruolo decisivo giocato dai cittadini italiani all’estero nello sviluppo dell’Italia e quanto essi avessero dato al nostro Paese in termini economici, culturali, d’immagine, eccetera, Forlani sottolineò il debito che il nostro Paese aveva verso questi connazionali oltre confine, i quali avrebbero voluto conservare un legame con la Madrepatria ed uno dei modi per soddisfare questo desiderio, era proprio il diritto di voto.

Proprio per questo, il senatore centrista si disse convinto della bontà del provvedimento, riconoscendo, come tutti, il grande impegno profuso dal Ministro Tremaglia per questa battaglia. Il dibattito proseguì con l’intervento dell’esponente della Margherita, senatore Danieli, il quale ricordò come un passo decisivo per il diritto di voto fu fatto nella precedente legislatura, con un governo di centro- sinistra, quando vennero approvate le modifiche costituzionali. Riprendendo le considerazioni già esposte in passato dal alcuni suoi colleghi di partito, il sen. Danieli dichiarò il voto favorevole del Gruppo da lui rappresentato, ricordando che l’approvazione del disegno di legge avrebbe avuto il significato di dare “una risposta concreta all’auspicio che il Presidente della Repubblica ebbe a pronunciare il giorno del suo giuramento davanti alle Camere, quando ricordò che sentiva non meno nitida e forte la voce della più larga comunità italiana diffusa nel mondo in fiduciosa attesa di più dirette vie di partecipazione politica e sempre pronta a dare alla Madrepatria, una ricchezza di cultura, di conoscenza e di riconoscenza.” (32)

Fu la volta, poi, del senatore Pellicini di Alleanza Nazionale, il quale fu estremamente telegrafico, ringraziando tutte le forze politiche, sia favorevoli che contrarie, per il dibattito serio e privo di ostruzionismo strumentale.

Un ringraziamento particolare, ovviamente, venne rivolto al Ministro Tremaglia, il vero artefice di questo provvedimento. Il rappresentante alleanzino si congedò dichiarando il voto favorevole del suo Gruppo. L’intervento seguente fu quello del senatore dei DS Brutti, il quale rivolse subito un pensiero sia agli italiani in Argentina, sofferenti per la crisi che stava imperversando in quel momento, sia a tutti gli italiani sparsi nel mondo. Comprendendo le critiche di alcuni senatori verso aspetti rilevanti del testo, egli si disse convinto che il disegno di legge rappresentasse uno strumento efficace per dare effettività al diritto di voto agli italiani residenti all’estero.

“So bene- disse- che il punto di debolezza dell’impianto previsto da questa legge sta nel fatto che le ripartizioni in cui si articola la Circoscrizione Estero sono assai ampie. Ma vorrei anche dire che l’altro aspetto che è stato criticato nel nostro dibattito- cioè che l’elettorato passivo sia riconosciuto a chi viene da lì, a chi vive nelle comunità degli emigrati- se è naturalmente oggetto di discussione, tuttavia, se ci pensiamo un momento, rappresenta anche un contrappeso all’estrema ampiezza delle ripartizioni in cui si articola la Circoscrizione Estero. Attraverso questo congegno, nel Parlamenti italiano avranno naturalmente un rilievo nuovo i problemi, gli interessi, le domande sociali che emergono entro le comunità degli emigrati, e questo sarà un fatto nuovo di portata storica.” (33)

Il rappresentante diessino si avviò alla conclusione ricordando i meriti dell’Ulivo nella passata legislatura, quando, grazie anche ai voti del centro- destra, furono approvate le modifiche costituzionali necessarie. L’ultima dichiarazione di voto fu quella del senatore di Forza Italia, Pianetta che confermò quanto detto da coloro i quali sottolinearono l’enorme risorsa rappresentata dagli italiani all’estero, aggiungendo che la politica verso di essi sarebbe dovuta proseguire in altre direzioni, come, ad esempio, una maggiore diffusione della cultura e della lingua italiana ed una maggiore informazione da e verso le comunità italiane, per aprire una finestra su questa importante realtà.

Esprimendo voto favorevole, il sen. Pianetta fece notare come il Senato stesse “partecipando ad un fatto di rilevanza storica che avrebbe reso compiuto il diritto di cittadinanza anche agli italiani che vivono lontano dal proprio Paese.” (34)

La seduta del 20 dicembre 2001 si concluse con l’approvazione finale, a larghissima maggioranza, della proposta di legge n. 863, Norme per l’esercizio del diritto di voto all’estero dei cittadini italiani residenti oltre confine, come riportato dalla tabella nella pagina seguente.

 

Senato: votazione del 20 dicembre 2001

Disegno di legge n. 863

Norme per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini

italiani residenti all’estero

(vedi immagine in fondo alla pagina)

 

Note:

1-  La proposta di legge in esame, la S. 863, assorbì, come già successo in Commissione Affari Costituzionali della Camera, altre due proposte in materia di diritto di voto degli italiani all’estero, la S. 16 di Eufemi ed altri e la S. 217 di Magnalbò ed altri.

2-  C’è da dire che i lavori della Commissione furono molti rapidi, tanto che in sole tre sedute venne approvato il testo, così come presentato, ed inviato in Aula per le dichiarazioni di voto finali, senza sorprese.

3-  Il sen. Basile (Margherita), oltre ad esprimere la propria soddisfazione, chiese al Governo di chiarire i ruoli dei Ministeri degli Affari Esteri e per gli Italiani nel Mondo, di promuovere la più ampia comunicazione politica nella stampa ed, infine, di rafforzare le rappresentanze diplomatiche in vista dei nuovi compiti ad esse attribuiti. Il sen. Maffioli (CCD-CDU) sottolineò l’importanza del legame tra emigrati e Nazione che, come nel caso dei residenti italiani in Argentina, va ben oltre la rappresentanza politica. Il sen. Magnalbò (AN) ringraziò il Ministro Tremaglia per l’instancabile lavoro svolto, esprimendo piena soddisfazione per lo storico traguardo raggiunto. Infine, il sen. Villone (DS) osservò che la scelta di istituire la Circoscrizione Estero, con il relativo limite dell’elettorato passivo, aveva come motivazione quella di ricreare i legami con i connazionali all’estero, riconoscendo loro una propria rappresentanza in Parlamento.

4-  Per l’art. 56 si veda la nota 24; per l’art. 67, la nota 58.

5-  Atti Parlamentari, I° Commissione Affari Costituzionali, Senato della Repubblica, seduta n. 70 del 13 dicembre 2001, intervento del sen. Turroni.

6-   Nel frattempo, in sede consultiva, si espressero positivamente la III° Commissione Affari Esteri, Emigrazione e la V° Commissione Bilancio per le questioni di loro competenza.

7-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 94 del 18 dicembre 2001, intervento del sen. Pastore.

8-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 94 del 18 dicembre 2001, intervento della senatrice Dato.

9-  Secondo la senatrice, il fatto che fosse stata creata una Circoscrizione “speciale” per gli italiani residenti all’estero, stava proprio ad indicare che essi avrebbero partecipato alle elezioni politiche in forma tutelata, come se fossero incapaci di esprimere dei proprio rappresentanti al di fuori di questa condizione agiata.

10-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 94 del 18 dicembre 2001, intervento del sen. Pellicini.

11-   Il riferimento è alla polemica sollevata durante il dibattito alla Camera dall’on. Boato, ivi riportata alle pagine 54, 55 e 56.

12-  Il riferimento qui è ai pareri espressi dai costituzionalisti, ai quali il Ministro Tremaglia si rivolse per togliere ogni dubbio circa la legittimità costituzionale o meno dell’articolo 8.

13-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 94 del 18 dicembre 2001, intervento del sen. Turroni.

14-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 94 del 18 dicembre 2001, intervento del sen. Petrini.

15-  Il sen. Petrini riportò alcuni passi di pensatori del passato come chiarimento alle sue tesi, citando Marshall (“La cittadinanza è uno status che viene conferito a coloro che sono membri a pieno diritto di una comunità”), Habermas (“Oggi l’espressione […] citizenship, viene usata per indicare non solo un’adesione associativa all’organizzazione nazionale, ma anche lo status che risulta contenutisticamente definito dai diritti e doveri del cittadino”) e Dahrendorf (“La cittadinanza descrive i diritti e gli obblighi associati con l’appartenenza a una unità sociale”).

16-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 94 del 18 dicembre 2001, intervento del sen. Petrini.

17-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 95 del 18 dicembre 2001, intervento del sen. Brutti.

18-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 95 del 18 dicembre 2001, intervento del sen. Brutti.

19-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 95 del 18 dicembre 2001, intervento della senatrice Toia.

20-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 95 del 18 dicembre 2001, intervento del sen. Pastore.

21-  Il riferimento è a quanti sostennero che gli italiani all’estero, non pagando le tasse, non dovessero essere considerati cittadini, né tantomeno, dover loro riconoscere dei diritti, come quello di voto. Tremaglia, nel suo intervento, apostrofò tali affermazioni come “un’autentica vergogna”, sottolineando che se il limite costituzionale al voto, fosse stato davvero quello di non pagare le tasse, in Italia gli elettori sarebbero pochi, data la grande entità di evasori fiscali!

22-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 95 del 18 dicembre 2001, intervento del Ministro Tremaglia.

23-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 95 del 18 dicembre 2001, intervento del Ministro Tremaglia.

24-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 95 del 18 dicembre 2001, intervento del Ministro Tremaglia.

25-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 97 del 20 dicembre 2001, intervento del sen. Malabarba. Nell’intervento del senatore comunista è chiaro il riferimento agli immigrati, che vivono la quotidianità del Paese che li ospita (e non hanno il diritto di voto), rispetto agli italiani all’estero, che non conoscono la realtà italiana, con i suoi problemi.

26-  Gli interrogativi riguardarono la quantità degli italiani all’estero; la loro dislocazione; il reale numero degli aventi diritto al voto; le garanzie del voto per corrispondenza; la campagna elettorale; la parità di trattamento che sarà assicurata ai partiti politici ed ai candidati; ecc.

27-  Per gli articoli 56 e 57 si veda la nota 24; per l’articolo 67, cfr. la nota 58.

28-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 97 del 20 dicembre 2001, intervento del sen. Stiffani.

29-  La parte in questione, è la quarta ed ultima ripartizione della Circoscrizione Estero: Asia, Africa, Oceania ed Antartide. Per il testo integrale dell’articolo, si rimanda alla legge in Appendice.

30-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 97 del 20 dicembre 2001, intervento del senatore Turroni.

31-  Tale voto avrebbe consentito ai cittadini italiani residenti all’estero di scegliere se votare candidati della Circoscrizione Estero o candidati del territorio nazionale senza recarsi in Italia.

32-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 97 del 20 dicembre 2001, intervento del sen. Danieli.

33-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 97 del 20 dicembre 2001, intervento del sen. Brutti.

34-  Atti Parlamentari, Senato della Repubblica, seduta n. 97 del 20 dicembre 2001, intervento del sen. Pianetta.

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