Italiani nel Mondo: intervista a Mirko Tremaglia – NONA PUNTATA — Lombardi nel Mondo

Italiani nel Mondo: intervista a Mirko Tremaglia – NONA PUNTATA

Massimo Baldacci, nell’anno accademico 2005-2006, presentò la tesi di laurea: Italiani nel Mondo. Il problema della partecipazione alla vita politica nazionale. L’allora neolaureando, residente in Italia ma con parenti sparsi in diversi continenti, dichiarò di “aver voluto affrontare un argomento attuale in un’ottica politica ed emotiva, incuriosito dal motivo che spinse l’on. Tremaglia a dedicare una vita ai nostri connazionali all’estero”.

Importante, nel lavoro di Baldacci, risulta lo spazio dato alla discussione politica, i lavori delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato sino all’acceso dibattito parlamentare.

“Durante la redazione”, ha ancora affermato Massimo Baldacci, “ho scoperto quanto siano stati fondamentali (e lo siano tuttora) gli emigrati italiani per il nostro Paese, anche dal punto di vista puramente economico! Troppo spesso e troppo superficialmente, noi diamo per scontata la fama mondiale di cui gode l’Italia, fatta non solo di bellezze paesaggistiche, culturali e storiche, ma anche di impegno e sacrificio di chi ha lasciato il Paese alla  ricerca di una nuova e migliore vita.”

La tesi Italiani nel Mondo. Il problema della partecipazione alla vita politica nazionale è servita senz’altro a mettere a fuoco la realtà e i diritti dell’Altra Italia (il voto, come una maggiore partecipazione alla vita politica in Patria, era richiesto dalle associazioni dei migranti già nei primi anni del 1900).

“Gran parte degli Italiani all’estero sono i migliori ambasciatori che l’Italia possa permettersi. Persone che sono state costrette o hanno deciso di lasciare il proprio Paese alla ricerca di fortuna o semplicemente di una nuova realtà in cui affermarsi, sono solo da rispettare ed onorare: molto spesso penso che amino molto di più loro l’Italia, rispetto a noi che ci viviamo quotidianamente”, conclude Massimo Baldacci.

 

 

Qui di seguito è riportata l’intervista concessami dal Ministro per gli Italiani nel Mondo, il 4 ottobre 2005, presso il Ministero degli Affari Esteri, dove hanno sede anche gli uffici del Ministero presieduto dall’on. Tremaglia.

1) Signor Ministro, da sempre Lei ha lottato per gli italiani all’estero: cosa L’ha spinta a dedicare molti anni della Sua vita a questa battaglia?

“La molla risale al 1963, quando decisi di andare ad Asmara per cercare la tomba di mio padre, partito nel 1940 per le colonie e morto prigioniero degli inglesi. Non conoscevo nessuno, ma riuscii a trovare questa tomba con sopra dei fiori freschi. Erano i fiori degli immigrati italiani che, in quel modo, onoravano i connazionali morti. Per me, quella cosa, rappresentò un fatto un po’ anomalo e suggestivo. Il giorno dopo, conobbi degli italiani rimasti ad Asmara che vollero portarmi dal Negus Hailè Selassiè, (1) anche se io ero molto imbarazzato, perché rimasto a “Con i baffi del Negus faremo spazzolini per pulir le scarpe a Benito Mussolini”. Mi trovai, invece, davanti un uomo di notevole statura politica, il quale, nell’intervista concessami, pubblicata su tutti i giornali dell’Etiopia e dell’Eritrea, riconobbe ciò che di buono avevano fatto gli italiani: strade, scuole, ospedali ed altro ancora, tanto da regalare delle terre ai nostri connazionali rimasti, in segno di gratitudine. Da quel momento è scattata una certa molla verso questi italiani che nel mondo hanno fatto cose veramente eccezionali ed ho cominciato ad interessarmi della questione, prima nel partito (dal 1968) e, dopo, in Parlamento (dal 1972, quando divento deputato per la prima volta).”

2) La storia del diritto di voto degli italiani all’estero è una storia infinita, cominciata nel lontano 1955: come mai ci sono voluti 33 anni per vedere realizzare qualcosa di concreto (mi riferisco alla legge sull’AIRE del 1988) per i nostri connazionali all’estero?

“La prima vera proposta di legge per il diritto di voto agli italiani all’estero risale al 22 ottobre 1955, quando il senatore del Movimento Sociale Italiano Lando Ferretti la presentò al Senato; poi, passarono 33 anni e successe qualcosa di eccezionale. Il 27 ottobre 1988, dopo 16 anni dalla sua presentazione (luglio 1972), non so come, ma riuscii a far approvare la legge n. 470, quella sull’Anagrafe e Censimento degli Italiani all’Estero (AIRE). E’ una legge fondamentale perché abbiamo recuperato nello stato civile tre milioni e mezzo di cittadini italiani di cui l’Italia si era dimenticata ed, anzi, li aveva praticamente cacciati o, comunque, discriminati. Essi, con tale legge, diventano cittadini italiani a tutti gli effetti: in ogni comune viene costituita un’anagrafe degli italiani residenti all’estero, in modo tale da mantenere un collegamento con l’ultimo comune di residenza in Italia del cittadino e viene anche costituita un’anagrafe presso il Ministero dell’Interno, con la sommatoria di tutti i dati delle AIRE comunali. Anzichè essere soddisfatto e chiudere la partita, questa approvazione è stata, per me, un incentivo ad andare avanti, centuplicando gli sforzi per far dare l’esercizio del voto.”

3) Dall’approvazione della Legge sull’AIRE in poi, ci sono stati alti e bassi in materia di diritto di voto per gli italiani all’estero: tra le varie tappe significative,

Lei ha sempre indicato come punto di svolta, il cosiddetto “Patto di Basilea” del 1995. Che cosa rappresenta tale accordo?

“Dopo l’approvazione della Legge sull’AIRE, iniziò il grande dibattito sul diritto di voto: infatti, il 30 giugno del 1993, il provvedimento raggiunse, per la prima volta dal 1955, le Aule parlamentari. La Camera approvò un mio emendamento che mirava a costituire le Circoscrizioni Estere; ad agosto fu votata la Riforma Costituzionale per ratificare tali circoscrizioni, ma all’ultima lettura del Senato, il provvedimento venne affossato a causa del PDS e della Lega. Fu una giornata tormentata per me, ma ebbi la forza di ricominciare. Capii che non saremmo andati avanti perché c’era uno sbarramento totale. A Basilea, nel 1995, fu trovato, non dico un accordo, ma un’intesa per fermare le ostilità che io firmai insieme a qualcuno che proveniva da sinistra ed a qualcuno che proveniva dai cattolici, più esattamente, il sen. De Matteo, che era delle ACLI ed i parlamentari del PDS Pezone e Michelone: da quel momento, non sarebbe stata più un’ostilità preconcetta, ma si sarebbero esaminati i testi, per poi, darne un giudizio. Fu, anche, presentata una proposta unificata che prevedeva, tra l’altro, il numero dei parlamentari da assegnare agli italiani all’estero: 20 deputati e 10 senatori. (2) Quello fu, secondo me, il momento che segnò in qualche modo una svolta.”

4) Dopo l’intesa del 1995, quindi, sembrò profilarsi un futuro roseo per quel che concerneva l’iter del diritto di voto per gli italiani all’estero. Ed invece?

“Ed invece…non fu così. Passarono altri 3 anni tra rinvii e ritardi e nel 1998, precisamente il 29 luglio, alla quarta ed ultima votazione del Disegno di Legge di Riforma Costituzionale in tema di italiani all’estero, l’assenza di molti parlamentari impedì l’approvazione della legge. (3) Il 1998 fu un tempo molto delicato e devastante, tant’è vero che io me ne volevo andare dal Parlamento, ma le telefonate e gli appelli da tutte le parti del mondo ed i miei viaggi in Uruguay ed Argentina mi convinsero a rimanere. In particolare, a Buenos Aires circolava il giornale America Oggi con una mia grande fotografia in cui piangevo, con la scritta “Le lacrime del lottatore”: quel momento fu un grande trionfo ed alla fine decisi di ricominciare a lottare e tornai in Italia caricato per una nuova battaglia.”

5) Una nuova battaglia con rinnovato ottimismo, soprattutto, ora, alla luce dei successi ottenuti: Ministero per gli Italiani nel Mondo e diritto di voto per i nostri connazionali all’estero. Come andarono le cose?

“Ho perso moltissime battaglie, ma ho ricominciato ogni volta da capo perché ho sempre creduto: bisogna credere ed oggi, alla luce dei risultati ottenuti, posso affermare di aver fatto bene a continuare a credere. Lo devo agli italiani all’estero che mi hanno dato, e mi danno, la forza per andare avanti. Ho cambiato due volte la Costituzione (modifiche agli articoli 48, 56 e 57): si deve ammettere che è un fatto straordinario che molti, spesso, dimenticano. Il primo semaforo verde alle modifiche dell’art. 48 si ebbe nel febbraio 1999 con l’approvazione, in prima lettura, della Legge di Riforma e si concluse con l’approvazione, in via definitiva, del Senato il 29 settembre 1999. Ricordo che mio figlio Marzio, ancora vivo, mi mandò un telegramma con scritto: “La Costituzione nata dalla Resistenza è stata cambiata da un ufficiale della Repubblica Sociale Italiana!”.

In effetti, le cose andarono così. Un nuova svolta si ebbe con l’avvio della discussione sulle modifiche costituzionali degli articoli 56 e 57, per il numero dei parlamentari ammessi in rappresentanza degli italiani all’estero, nel febbraio 2000. Nel giro di poco tempo, venne approvata anche questa riforma. Fu una soddisfazione immensa: a pochi mesi di distanza, riuscii a far cambiare

per la seconda volta la Costituzione! A questo punto, mancava la legge ordinaria per stabilire le modalità di voto. Con la vittoria alle Politiche del 2001 del centro- destra, fui nominato Ministro per gli Italiani nel Mondo ed il primo atto ufficiale fu quello di chiedere ed ottenere dal Governo di fare dell’8 agosto, la “Giornata del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo”, in memoria dei 136 minatori italiani che morirono nel rogo di Marcinelle, l’8 agosto del 1956.

Parallelamente, il 31 maggio 2001, presentai, insieme ad altri deputati, il disegno di legge per il diritto di voto per gli italiani all’estero, alla Camera dei Deputati.

Una battaglia certamente di civiltà che si è conclusa il 20 dicembre dello stesso anno, quando la proposta fu approvata in via definitiva. Io sostengo che in Italia si è conclusa e compiuta la democrazia in quel giorno; scherzando, aggiungo che ciò è avvenuto grazie ad uno come me: uno, che viene dalla RSI, ha portato a compimento la democrazia.”

6) Signor Ministro, Lei crede che l’oblìo da parte del Parlamento italiano nei confronti degli italiani all’estero sia stato causato dal fatto che questa “battaglia di civiltà”, essendo stata portata avanti prima dal MSI e poi da AN, non dovesse essere presa in considerazione?

“Indubbiamente! Almeno ai tempi del MSI, una certa influenza, in negativo, questo aspetto l’aveva; poi, con Basilea, qualcosa cambiò, ma solo superficialmente. In sostanza, c’è stato una sorta di preconcetto nella materia, ma dal 1995 questa contrapposizione non è più ufficiale! Prima, la sinistra era contraria e lo diceva apertamente, dopo, si dichiarava d’accordo, salvo, poi, far saltare tutto all’ultimo momento. Basta andare a vedere la votazione finale (senza la quale, non avremmo, oggi, la Legge 459/2001) di questo provvedimento al Senato il 20 dicembre 2001: Verdi 70% di assenti; Sinistra-Ulivo 60% di assenti; Margherita-Ulivo 58,53% di assenti. Questi sono i numeri ed è la verità. Per il centro- sinistra, questa legge non sarebbe mai passata perché la maggioranza dei senatori dell’opposizione era assente. In quel giorno, solo grazie ai voti della Casa delle Libertà si è giunti alla vittoria: CCD, votanti per il SI 72,41%; Forza Italia, votanti per il SI 79,26%; Alleanza Nazionale, votanti per il SI 86,67%. Gli italiani all’estero devono tenere bene a mente questi dati che sono incontrovertibili ed ufficiali.”

7) Al momento del giuramento, Lei puntò l’indice verso il cielo: “il sigillo di umanità che vale una benedizione”, scrissero i giornali. Cosa significò quel momento?

“Il gesto del giuramento fu spontaneo, rivolto a mio figlio Marzio. Era una persona straordinaria, tanto che ancor oggi continuano a dedicargli scuole e persino una biblioteca a Luino. Marzio morì nel 2000 a seguito di una grave malattia; era ben voluto da tutti ed oggi, per onorarne la figura, esiste una Fondazione a lui dedicata.

Il ricordo di lui rimane nel suo Credo, lasciatomi 15 giorni prima della scomparsa. “Credo nei valori del radicamento, della identità e della libertà; nei valori che nascono dalla tutela della dignità personale. Sono convinto che la vita non può ridursi allo scambio, alla produzione o al mercato, ma necessita di dimensioni più alte e diverse. Penso che l’apertura al sacro e al bello non siano solo problemi individuali. Credo in una dimensione etica della vita che si riassume nel senso dell’onore, nel rispetto fondamentale verso se stessi, nel rifiuto del compromesso sistematico, e nella certezza che esistono beni superiori per i quali a volte è giusto sacrificare vita e libertà.”

8) Da quando è Ministro, quali iniziative ha intrapreso e quali ancora intenderà intraprendere per gli italiani all’estero?

“Sono moltissime le iniziative svolte dalla mia nomina come Ministro. Ho fatto il Convegno degli Scienziati Italiani nel Mondo e dei Ricercatori Italiani (marzo 2003), degli Imprenditori Italiani (ottobre 2003), dando il via alla loro Confederazione (dai 15 ai 20 mila imprenditori) con un direttivo di 32 persone, la cui fatturazione equivale ad 8 miliardi di euro: un impero economico. Ad essi sono seguiti i Convegni degli Artisti Italiani nel Mondo (dicembre 2003), dei Ristoratori Italiani ( che sono più di 60 mila con una clientela di oltre un miliardo di persone) nel dicembre 2004. C’è stato il Convegno degli Esuli da Fiume, dall’Istria, dalla Dalmazia, convocati tutti a Trieste i primi di febbraio 2005: fu un vero trionfo. Si è svolto, poi, il Convengo dei Missionari Italiani nel Mondo negli ultimi giorni dello stesso mese: era la prima volta che lo Stato italiano riconosceva ai missionari questa grande dedizione all’Italia.

Mi sono battuto per i minimi pensionistici anche per gli italiani all’estero, battaglia ostacolata, ma che, alla fine, ho vinto io. Ho convocati i 395 parlamentari di origine italiana a Montecitorio: ho fatto moltissime cose ed altre ne farò. Nei prossimi mesi organizzeremo il Convegno delle Donne Italiane nel Mondo, dei Giovani Italiani nel Mondo, riunirò nuovamente i parlamentari e faremo iniziative volte a spiegare le modalità per l’esercizio del diritto di voto. Tutto questo è stato possibile perché gli italiani all’estero mi hanno sempre fatto da scudo e sostenuto in ogni momento.”

9) Signor Ministro, entrando nel dettaglio della discussione parlamentare sulla Legge 459/2001, ho letto di un ampio ed acceso dibattito in riferimento ad una questione cruciale del provvedimento, l’articolo 8. Perché tante polemiche?

“L’articolo 8, che vieta la candidatura nella Circoscrizione Estero a coloro che non sono residenti ed elettori nei territori compresi in tale circoscrizione, è stato voluto proprio per impedire che quei 18 seggi (12 deputati e 6 senatori) finissero nei giochi della partitocrazia. Le polemiche sono pretestuose ed infatti, nella discussione parlamentare, io sono arrivato con i pareri di autorevoli costituzionalisti, a garanzia della costituzionalità di tale norma. Oggi siamo nelle condizioni in cui 12 deputati e 6 senatori “fanno gola” ai partiti ed i politici ci pensano. Io ho voluto, con questa norma, garantire che i rappresentanti degli italiani all’estero fossero parte integrante della loro vita e non candidati paracadutati dalle segreterie romane. Qualcuno, oggi, pensa di poter far saltare questa rappresentanza, ma finchè io ci sarò, non succederà mai una cosa del genere.”

10) Durante il dibattito, ci sono stati dei momenti in cui Lei ha pensato che anche questa volta sarebbe saltato tutto?

“Che sarebbe saltato tutto no, anche se le trappole non sono mancate. Ricordo, particolarmente, quella sull’ormai famoso articolo 8: in quell’occasione, l’on. Boato chiese ed ottenne lo scrutinio segreto, nella speranza che venisse affossato. Contrariato per questa situazione, andai dall’on. Fini, minacciando le dimissioni se non avessi avuto garanzie che non ci sarebbero state “imboscate”. Il vicepremier disse a chi di dovere che se Tremaglia promette, di solito fa e la votazione non riservò sorprese. Ancora una volta avevo vinto io ed aveva perso la partitocrazia!”

11) Cosa risponde alle altre critiche fatte, come, ad esempio, quella di coloro i quali sostengono che gli italiani all’estero, non pagando le tasse, non hanno diritto di voto?

“Sono critiche, ripeto, pretestuose. Rileggendo più volte l’articolo 48 della Costituzione, non trovo vi sia scritto che bisogna pagare le tasse per avere il diritto di voto; invece, è chiaro che tale diritto non può essere limitato se non per incapacità civile. Ma questo non si può rapportare agli italiani all’estero che pagano con il loro lavoro l’interesse per l’Italia. L’indotto a favore del nostro Paese, da parte dei connazionali oltre confine, è stato calcolato in 198 mila miliardi di vecchie lire, per cui, il diritto di voto diventa una grandissima possibilità anche per quel che riguarda l’aspetto economico.”

12) Cosa rappresentano oggi gli italiani all’estero e come si intende valorizzare l’importante veicolo dell’informazione?

“Gli italiani all’estero rappresentano, come già ricordato, un’enorme risorsa per il Paese. Essi sono nelle condizioni di fare all’Italia dei favori eccezionali o di preparare il terreno per scambi di amicizia, per intese economiche, culturali, politiche ecc. Nel mondo, ci sono situazioni economiche e commerciali sviluppate da 4 milioni di cittadini italiani che vivono all’estero e da 60 milioni di oriundi. Negli USA, ad esempio, il 15% dei sindaci è di origine italiana, ci sono 3400 associazioni di italiani all’estero; abbiamo circa 395 parlamentari di origine italiana sparsi nel mondo. E’ quel “Sistema Italia” che annovera tra le sue fila anche gli 84 ospedali italiani nel mondo, i 93 Istituti di Cultura, le 71 Camere di Commercio e la già citata Confederazione degli Imprenditori Italiani nel Mondo. Per quel che concerne l’informazione, abbiamo tantissime forze istituzionali in campo: oltre gli Istituti di Cultura e quelli per il Commercio estero, ci sono le 390 testate giornalistiche, centinaia di radio e TV, oltre il canale RAI International. Il tutto, con lo scopo di far conoscere a tutti “l’altra Italia”, aprendo, così, nuove strade per affari commerciali o scambi culturali.”

13) A tal proposito, come sono i rapporti tra l’Italia e l’“altra Italia”? Che ruolo ricopre il Ministero per gli Italiani nel Mondo?

“Far conoscere le collettività italiane all’estero ai cittadini italiani, rafforzando il legame tra le due realtà, è un altro grande impegno del mio Ministero. Dopo il diritto di voto e la “stagione dei diritti”, questa nuova sfida mira ad una sostanziale integrazione dei nostri connazionali oltre confine con la Madrepatria: far avvicinare le comunità italiane all’Italia, per rendere esplicite le grandi opportunità che si apriranno, in termini politici, culturali ed economici, tra il nostro Paese ed i paesi di immigrazione italiana, grazie, proprio, agli italiani residenti all’estero. In questa direzione si sta muovendo l’elaborazione di una convenzione con la RAI, grazie alla quale, i 3 canali della TV di Stato trasmetteranno dei servizi sulle comunità italiane all’estero, aprendo, così, una straordinaria finestra culturale sulla realtà italiana oltre confine.”

14) Strettamente legato al voto degli italiani all’estero è quello per gli immigrati in Italia. Molti deputati dell’opposizione, durante il dibattito parlamentare, hanno lanciato la sfida alla Destra su questo tema. Cosa risponde a quanti credono di non trovarvi pronti per questo?

“Durante tutte le fasi dell’emigrazione italiana, molti di quelli che partirono (io dico: gli italiani senza scarpe) vennero maltrattai, diffamati, ghettizzati ed, alle volte, anche ammazzati; nonostante ciò, ricominciarono dall’inizio la loro vita, si rimboccarono le maniche, lavorarono duramente ed oggi, se sono diventati quello che sono, lo devono al sacrificio passato ed al rispetto che hanno saputo conquistarsi. Noi dobbiamo evitare che gli immigrati arrivati in Italia passino quello che è successo agli italiani emigrati all’estero. L’accoglienza, se si è in regola, se si lavora, è un fatto di umanità e civiltà.”

 

Note:

1-  Per maggiori informazioni sul Negus, cfr. Del Boca A., Il Negus. Vita e morte dell’ultimo re dei re, Laterza, Roma- Bari 1995.

2-  Nonostante fosse un momento condiviso, anche in quell’occasione, non mancarono sorprese. Un emendamento dell’on. Ayala, infatti, ridusse i deputati a 12 ed i senatori a 6.

3-  Per soli 12 voti la riforma non passò. Tremaglia puntò il dito contro la maggioranza di allora, colpevole di ostacolare un diritto riconosciuto in tutti i paesi del mondo, ma anche contro l’assenteismo di Forza Italia.

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