“Verso una Strategia per Milano Smart City”. Intervento di Piero Bassetti — Lombardi nel Mondo
“Verso una Strategia per Milano Smart City”. Intervento di Piero Bassetti
– Il Public Hearing “Verso una strategia per Milano Smart City”, al quale sono lieto di offrire un
contributo, costituisce un’occasione importante – per la quale ringrazio il Sindaco e l’Assessore
Tajani per il Comune e la Camera di Commercio di Milano – di riflessione e dibattito sui temi
riguardanti lo sviluppo di Milano come glocal e smart city, che rappresenta uno dei focus
principali dell’attività dell’Associazione Globus et Locus da me presieduta. Il Forum odierno ci
ha già consentito di ascoltare e condividere con interesse, non solo i contributi dei diversi
rappresentanti istituzionali (dal Sindaco, ai rappresentanti di Camera di Commercio e Regione
Lombardia, fino all’Amministratore Delegato di Expo 2015), ma anche una ricca messe di
esperienze transnazionali ed europee in materia di smart city e di reti di città. È a partire dagli
interessanti interventi che mi hanno preceduto e dal contributo dell’esperienza di Globus et
Locus sul senso della glocal e smart city, che cercherò di sviluppare il tema: “da dove parte
Milano” che ci è stato affidato.
– Per quanto ci riguarda, noi pensiamo che la smart city possa essere vista in due modi: l’uno
è il modo tecnico, in cui a partire da strumenti tecnologici, ci si pone l’obiettivo di rendere la
città capace di avere più intelligenza nelle sue strutture funzionali. L’altro è quello che
potremmo definire vocazionale o politico, che vede la smartness di una città come la capacità
della città nel suo insieme di interpretare la propria vocazione e il proprio destino. Quando
si parla di smart city, occorre infatti distinguere tra l’intelligenza “della” città e l’intelligenza
“nella” città. Nella città ci può essere una forte capacità di intelligere ciò che in essa accade, ma
anche una scarsa capacità di capire le sfide che da provengono da fuori e verso le quali occorre
adottare il massimo di intelligenza e comprensione.
– Nel caso di Milano, smart city può dunque essere vista come occasione di upgrade tecnico, di
efficienza e innovazione di servizi oppure come grande occasione per accelerare l’evoluzione
di Milano in una “glocal e smart city-region”. Noi pensiamo che Milano debba partire dalla
maggiore consapevolezza della propria vocazione e del proprio destino nella dimensione
glocale in cui è inserita. E oggi, in questo preciso momento storico, non vi è dubbio che
un’interpretazione intelligente della vocazione di Milano non possa prescindere dalla sfida
dell’Expo 2015. Expo 2015 rappresenta infatti una straordinaria opportunità di condensazione
e di propulsione di iniziative glocal e smart su temi fondamentali come la nutrizione, l’energia
e la sostenibilità. In ragione di ciò il percorso verso l’Expo non può prescindere da uno sguardo
realistico sui cambiamenti globali e sul loro impatto sulla nostra capacità di pensiero
innovativo. La sfida smart per Milano su Expo parte proprio da una maggiore comprensione
della problematica di come collocare Milano, non soltanto nel periodo dell’Expo ma in
generale, al centro di questo sforzo planetario sui problemi della nutrizione, della sostenibilità,
dell’energia, della solidarietà. In questo quadro, considero dunque particolarmente significativa
la presenza dell’Ad. di Expo, Sala, con il quale abbiamo già in altre occasioni avuto modo di
riflettere su questi temi.
– Tutto ciò considerato, partirei da una duplice considerazione: da un lato, il dato di contesto
che dice che Milano è una città pluricentrica e che già si presenta nei fatti come un plesso di
nodi e reti altamente specializzate e dinamicamente attive rispetto alle differenti scale
regionali e mondiali; dall’altro il dato più specifico, riguardante l’efficienza dei diversi
contenuti funzionali ai quali applicare un tasso crescente di smartness tecnica per migliorarne
il funzionamento. Se si parte da questa duplice esigenza, appare abbastanza chiaro cosa fare:
1) prendere atto che a tutt’oggi la consapevolezza delle risposte da dare alle sfide della
glocalizzazione è troppo bassa e va accresciuta; 2) prendere atto che sono molti i settori
funzionali nei quali efficienza e smartness sono largamente inadeguate.
– Se questo è il quadro, ai noi sembra che, sul primo punto, vadano fatte alcune considerazioni a
largo spettro. Si tratta di riferirsi al tipo di riflessioni e di analisi portate avanti, tra gli altri, da
scienziati sociali e geografi quali Saskia Sassen, Allen J. Scott, Pierre Veltz, nelle quali si
evidenzia come l’impatto della globalizzazione sulla dimensione locale abbia messo al centro
le città, in quanto sedi di produzione di “input globali strategici”.
Esiste dunque una problematica di aggiornamento della vision e del pensiero di fondo, e di uso di un pensiero
aggiornato, per creare una nuova consapevolezza. Ci si confermerà allora nella convinzione
che molte disfunzioni settoriali non solo hanno bisogno di miglioramenti tecnici affidabili a
un supplemento di tecnologia, ma hanno bisogno soprattutto di un ripensamento delle loro
strategie e finalità. È da questo punto di vista che il discorso Expo può rivelarsi centrale. Ed è
qui che un allargamento del coinvolgimento ai diversi poli che caratterizzano il policentrismo
di una Milano “Eurocity”, non potrà non comportare un contributo migliorativo verso un
approccio di rete. Con questo grado di consapevolezza, tornando al secondo punto, quello
relativo all’efficienza e alla smartness funzionale, la decisione di allargare il campo a nuove
interfaccia decisionali e tecnologiche, a nuove “intelligenze” tecniche, non potrà non rivelarsi
utilissima.
– Coerentemente con queste considerazioni, nel lavoro di Globus et Locus, fin dall’inizio del
nostro percorso abbiamo pensato a una Rete Consultiva – in linea con l’incarico affidatomi dal
Sindaco di Milano al fine di svolgere una funzione consultiva per la promozione del profilo
glocal di Milano – come a un sistema aperto di relazioni e procedure finalizzate alla messa
in rete di una pluralità di poli e attori rappresentativi della realtà urbana, allo scopo di
aumentare la consapevolezza, nella cittadinanza e nelle istituzioni, della trasformazione di
Milano da città internazionale a città glocale. Il passaggio da un’organizzazione di tipo internazionale
a un’organizzazione di tipo glocale non implica infatti soltanto un approccio smart
alle problematiche di derivazione urbana e metropolitana, ma implica anche una “intelligente”
consapevolezza del rapporto tra città, territori e funzioni.
– In un recente articolo su Nova (“Così cresce la città piattaforma, 24/03/13), Luca De Biase ha
scritto che “la città intelligente è come un’orchestra che ha bisogno di organizzarsi per
collaborare allo scopo di generare un valore superiore a quello della somma delle sue
parti”. A questo fine può essere utile l’attivazione di “giochi cooperativi” (secondo una felice
espressione utilizzata dall’Assessore Tajani) tra gli aventi causa della glocal city. Tuttavia,
riprendendo la metafora dell’orchestra, occorre capire se si intende finalizzare i giochi
cooperativi all’esecuzione di singoli spartiti oppure a una scrittura ed esecuzione collettiva
degli stessi. Infatti, se la “componente tecnica” è necessaria alla costruzione di una smartness
negli spazi urbani – nel nostro caso ben rappresentata dagli 11 progetti che hanno ricevuto
l’endorsement del Comune di Milano e l’avallo del Miur – altrettanto necessaria è una strategia
politica in grado di realizzare questo tipo di approccio. Le due linee di sviluppo, quella
tecnica e quella relativa al dover essere, vanno perseguite secondo modalità convergenti.
– È questo il proposito che, nell’ambito della ricerca di una possibile strategia per Milano, ci
siamo posti nell’animare la Rete Consultiva. E l’abbiamo fatto partendo da una generale
ricognizione della situazione milanese osservata dalla prospettiva delle principali
trasformazioni istituzionali e delle sfide in atto (città metropolitana, decentramento,
riorganizzazione provinciale e macroregionale, Expo 2015, ecc.). Con gli interlocutori via via
coinvolti in un’ottica di confronto reticolare – provenienti dal mondo delle istituzioni,
università, pmi e multinazionali, terzo settore, media e comunicazione – si è poi cercato di
comprendere come Milano si collochi oggi in un mondo la cui organizzazione sta mettendo
sempre più in evidenza il ruolo globale delle città e delle grandi regioni urbane.
– L’esito di questa prima fase di lavoro e le relative riflessioni, sono stati raccolti in un breve
Rapporto dal titolo “Milano Smart City Region”, che è stato presentato in primo luogo al
Sindaco, alla Giunta e condiviso con i numerosi interlocutori e stakeholders che nei mesi
passati sono stati coinvolti a vario titolo nella rete consultiva (e che potete consultare sul sito
www.globusetlocus.org).
– Per concludere, mi fa piacere ricordare in questa sede che, qualche giorno fa a Milano Richard
Sennett, parlando di “open city”, ha messo l’accento sulla libertà creativa, generativa e
autopoietica della città. Mi auguro che da occasioni come questo “public hearing”, e
dall’auspicabile cross fertilization con esperienze come la Rete Consultiva, possano svilupparsi
dei campi e delle reti di relazioni generativi di idee, strategie e proposte, utili a dar forma a una
Milano sempre più glocal e smart, in vista di Expo 2015 e dopo l’Expo.
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