La testimonianza di Laura Boldrini su migranti e rifugiati — Lombardi nel Mondo

La testimonianza di Laura Boldrini su migranti e rifugiati

In questi tre giorni, 140 capi di stato ed altrettanti rappresentanti della società civile stanno facendo un bilancio su quanto finora raggiunto dei cosiddetti Obiettivi del Millennio, iniziativa ricordiamo lanciata nel 2000 dai paesi membri delle Nazioni Unite

In questi tre giorni, 140 capi di stato ed altrettanti rappresentanti della società civile stanno facendo un bilancio su quanto finora raggiunto dei cosiddetti Obiettivi del Millennio, iniziativa ricordiamo lanciata nel 2000 dai paesi membri delle Nazioni Unite. E molte persone si stanno facendo la stessa domanda: a che cosa servono questi summit? Sono utili o si rischia di sprecare soldi che invece servirebbero a fare altro? 

 

Anch’io che da tanti anni lavoro nelle agenzie delle Nazioni Unite me lo sono chiesto. E la mia risposta è si, questi vertici, anche se costano, vanno fatti perché rappresentano l’unico forum in cui gli Stati discutono insieme dei temi più scomodi e stringenti che riguardano centinaia di milioni di persone nel pianeta e perché è solo in questi ambiti che scaturiscono gli impegni concreti. Attraverso questi incontri che riaccendono l’attenzione su quanto ci sia ancora da fare per riequilibrare il pianeta si promuove anche il livello di consapevolezza dell’opinione pubblica che a sua volta può fare pressione sui governi affinché questi agiscano concretamente. Vero è che a volte gli stessi Stati che fanno dichiarazioni di intenti nei summit poi non rispettano gli impegni presi. Questa cattiva prassi sicuramente va a discapito di tutti e indebolisce il sistema sovranazionale fornendo anche un appiglio a chi vuole mettere in discussione l’efficacia dell’Onu, a vantaggio della legge del più forte.

La crisi economica degli ultimi anni ha messo a dura prova sia i paesi del nord che quelli del sud del mondo. Pertanto l’obiettivo di destinare entro il 2015 lo 0,7 per cento del Pil  all’aiuto allo sviluppo è stato raggiunto solo da pochi paesi virtuosi tra cui non compare l’Italia ( 0,1%), mentre altri sono rimasti nettamente indietro. Il primo a tracciare un bilancio non pienamente soddisfacente è stato proprio il segretario generale dell’Onu Bank Ki-moon, che ha aperto il Summit denunciando un buco di 26 miliardi di dollari nelle cifre promesse dai Paesi ricchi.

Ciò nonostante  non mancano alcuni segnali positivi che credo sia importante mettere in luce e che dovrebbero incoraggiare a perseverare in questa direzione. La proporzione della popolazione mondiale che vive in condizioni di estrema povertà nelle regioni in via di sviluppo è scesa dal 46 al 27 per cento, in linea con gli Obiettivi. Finalmente il numero delle persone che soffrono la fame è sceso di circa 98 milioni rispetto al miliardo e 23 milioni registrato nel 2009, come evidenziano i dati della Fao.

Altro dato positivo: rispetto alla insopportabile percentuale del 1990 in base alla quale un bambino sotto i cinque anni su tre era denutrito ora siamo passati a un bambino su quattro. Globalmente anche la mortalità infantile è in declino e nel 2006, per la prima volta nella storia, il numero di decessi infantili annui a livello globale è sceso sotto la soglia dei 10 milioni. Certo questi dati non possono essere ritenuti soddisfacenti e quanto è stato fatto non basta, ma tali segnali stanno a significare che dobbiamo essere più ambiziosi e insistere in questa direzione.

Diminuire la povertà estrema non solo è un imperativo morale ma è un elemento necessario per stabilizzare il pianeta, quindi è nell’interesse di tutti contribuirvi. Come negare il legame che esiste tra povertà, tensioni sociali per lo sfruttamento delle risorse, conflitti e spostamenti forzati di popolazione? Ci sono paesi ricchissimi di risorse  che negli anni sono stati e spesso continuano ad essere teatri di guerra in cui la popolazione civile stritolata dalla violenza e dalle privazioni paga il prezzo più alto, senza una prospettiva di pace e di possibile sviluppo. Molti di questi paesi si trovano in Africa. Quindi anche chi non vorrebbe vedere migranti e rifugiati bussare alle porte d’Europa dovrebbe adoperarsi senza riserve sia per rilanciare negoziati di pace per le tante guerre dimenticate sia per raggiungere gli obbiettivi del Millennio affinché il 2015 sia per tutti un anno di svolta.

Laura Boldrini

(Laura Boldrini è portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati(UNHCR). Per oltre 20 anni ha lavorato in diverse agenzie dell’Onu.Ha svolto missioni in numerosi luoghi di crisi tra cui: ex-Jugoslavia,Afghanistan,Iraq,Yemen,Ruanda,Sudan)

 

 

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