Costa Rica tra sviluppo e sfide economico-sociali — Lombardi nel Mondo

Costa Rica tra sviluppo e sfide economico-sociali

Dal 1949 la Costa Rica, in base a una norma costituzionale, ha abolito l’esercito. Se da un lato questo avrebbe potuto rendere questo Stato vulnerabile, dall’altro ha evitato una deleteria conflittualità tra potere civile e militare, spesso presente in molte altre nazioni del continente americano. Di Ivan Tresoldi

La Costa Rica rappresenta uno dei Paesi più dinamici e stabili dell’America latina. La vita politica vi si svolge da decenni rispettando i principi democratici: sin dal 1948 il Partito di Liberazione nazionale avviò il Paese verso un cammino di progresso e di democrazia di ispirazione socialista. Dal 1949 la Costa Rica, in base a una norma costituzionale, ha abolito l’esercito. Se da un lato questo avrebbe potuto rendere questo Stato vulnerabile, dall’altro ha evitato una deleteria conflittualità tra potere civile e militare, spesso presente in molte altre nazioni del continente americano. La Costa Rica ha potuto pertanto proseguire nella crescita economica, ma non ha potuto sottrarsi alle spinose questioni politiche regionali che a più riprese hanno minato il modello di stabilità economica e istituzionale. Negli anni Ottanta la situazione economica peggiorò, dopo un lungo periodo di crescita, portando il PIL al tracollo e l’inflazione oltre il 100%.  Il conflitto in Nicaragua, lo stato di continua tensione tra rivoluzionari sandinisti e controrivoluzionari rifugiatisi in Costa Rica (Eden Pastora e altri leader politici), l’esodo di migliaia di profughi verso un Paese visto come sicuro rifugio hanno creato non pochi problemi alla società costaricana. Il processo di pacificazione, fortemente voluto dal presidente Oscar Arias Sanchez, ha posto fine al clima di destabilizzante inquietudine (per questo Sanchez venne insignito nel 1987 del Premio Nobel per la Pace) ponendo fine alla guerriglia, smantellando le basi dei Contras, e favorendo così la ripresa economica.

L’agricoltura intensiva commerciale è stata per decenni il punto di forza dell’economia: il caffè ha rese elevatissime  dovute alla eccezionale fertilità dei suoli vulcanici, le banane e la frutta tropicale sono esportate largamente verso il Nord America e l’Europa. Cacao e canna da zucchero completano le colture da reddito. Non è solo il settore primario a trainare l’economia, ma anche quello industriale: il Paese è uno dei più industrializzati della regione e la creazione di alcune zone franche presso San Josè, nonché la concessione di incentivi fiscali, hanno favorito lo sviluppo di nuove realtà produttive, in particolare nei settori elettrotecnico e medicale, che vanno ad affiancarsi ai settori chimico e alimentare già ben sviluppati. Costa Rica inoltre dispone di grandi potenzialità turistiche che in futuro costituiranno un fattore di ulteriore crescita, grazie alle sue bellezze naturali e al suo straordinario patrimonio di biodiversità. La fauna è ricchissima: si trovano oltre 860 specie di uccelli e oltre 1200 di pesci. La tutela del territorio è fortemente sentita dalle autorità locali: sono presenti ben 26 parchi nazionali e 161 aree protette che portano a proteggere circa il 27 per cento del territorio nazionale, una cifra davvero ragguardevole. Inoltre la bellezza delle coste che si estendono sia sul versante pacifico che su quello caraibico (per un totale di oltre 1200 chilometri) e la varietà dei paesaggi determinano una forte potenzialità di crescita per il turismo naturalistico e ambientale.

Il Pil per abitante si attesta attorno agli 8.000 dollari annui, un valore di tutto rispetto, e i principali parametri economici, nonostante la pesante recessione economica mondiale, sono positivi: basti ricordare, su tutti, l’ISU (Indice di Sviluppo Umano) che vede il Paese al 62esimo posto, quindi non molto lontano da alcune nazioni europee come Bulgaria e Serbia.

La Costa Rica quindi offre sicurezza e stabilità per gli investitori e imprenditori stranieri. E’ meta di flussi di immigrazione da svariati Paesi americani e anche dall’Europa. L’immigrazione italiana cominciò nell’Ottocento e contribuì in misura notevole alla sua crescita. Ma l’immigrazione fu massiccia dalla Spagna, dall’Italia, dalla Germania e dagli Stati Uniti. Oggi però il Costa Rica è meta di un imponente flusso di immigrati sia legali che clandestini dal Nicaragua. La gestione di questo flusso e l’integrazione dei cittadini nicaraguensi (circa 600.000) rappresenta una sfida impegnativa. La popolazione, secondo stime del 2011, si attesta su 4.576.000 unità, e la crescita è molto sostenuta. E’ evidente che gli sforzi compiuti da questa nazione centroamericana non possono bastare e per questo motivo la comunità internazionale cerca di intervenire con sostegno economico e progettuale per consentire agli immigrati (soprattutto nicaraguesi, ma anche di altre provenienze latino-americane) di trovare condizioni dignitose per la permanenza nel Paese.

Questa contingenza sociale richiederebbe un clima di collaborazione e di amicizia tra Costa Rica e Nicaragua: sfortunatamente un contenzioso territoriale (legato a dispute sul fiume San Juan, che delimita il confine tra i due) sta logorando i rapporti tra le nazioni con probabili ripercussioni negative sulla numerossissima comunità nicaraguense. La questione rimane ancora irrisolta, nonostante nel 2009 la Corte Internazionale di Giustizia si sia pronunciata a favore della Costa Rica. Il ricorso agli organismi internazionali è visto da più parti come la soluzione più sensata per evitare un inutile e dannoso conflitto tra Paesi confinanti, conflitto che avrebbe come unica conseguenza il sensibile  peggioramento delle condizioni di vita di centinaia di migliaia di persone.

Di Ivan Tresoldi

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