La serrata dei contadini in Argentina è un golpe mediatico — Lombardi nel Mondo

La serrata dei contadini in Argentina è un golpe mediatico

Oscar Piovesan, giornalista: “E’ in corso uno scontro epocale”. Il governo non cede e gli agricoltori potrebbero restare fermi a oltranza

Buenos Aires – Da circa 80 giorni continuano nelle zone di Buenos Aires, Santa Fe, Cordoba, Entre Rios le serrate dei grandi agricoltori latifondisti argentini.

 

Le tensioni sono dovute al rialzo delle imposte sulle esportazioni volute dal Presidente, Cristina Fernàndez Kirchner, per proporre una distribuzione dei redditi derivanti dalle rendite dei grandi proprietari terrieri, che protestano sotto le insegne delle federazioni di agricoltori come Federacion Agraria, Coninagro, Confederaciones Rurales e Sociedad Rural.

“Le ritenute all’esportazione sono arrivate al 45% in data undici marzo” spiega Aristide Martellini, Direttore di ICE Buenos Aires. Da questo punto in avanti è iniziato il braccio di ferro tra il governo e i contadini, una tensione che continua fino ad oggi.

“Qui ovviamente il settore agricolo industriale collegato ad esso occupa una parte molto rilevante dell’economia – dice Martellini – che potrebbe determinare di fatto un rallentamento in generale. Il che era auspicato da tempo dagli economisti, che dicevano di rallentare l’economia, e abbassiamo l’inflazione. Però, indubbiamente, farlo con politiche monetarie è una cosa, invece farlo invece a seguito di uno sciopero è sicuramente più pericoloso, perché non si sa fino a che punto si riesce ad equilibrare domanda e offerta.”

“In Argentina è in corso uno scontro epocale.” Così esordisce Oscar Piovesan, esperto giornalista italiano che vive e lavora da trent’anni in Sud America. Uno scontro tra due opposte fazioni: “Tra un settore, e cioè i latifondisti, che hanno trascinato anche i piccoli e i medi produttori agricoli, e il governo peronista”. Il governo di Cristina Kirchner, che tre mesi fa ha approfondito le trattenute sull’esportazione della soia, spiega Pavesan. E cioè: “se la soia costasse 600 dollari – oggi è a 450/460 euro – alla tonnellata, gli esportatori dovrebbero pagare il 95% di imposte, le così dette trattenute mobili”. Un rialzo voluto fortemente dal governo peronista in un’ottica re-distributiva della ricchezza: “Il governo dice che la terra è di tutti e vuole aumentare le imposte dei latifondisti per fare una migliore distribuzione degli utili del Paese in generale. Ha un senso se si pensa che, tuttora, almeno il trenta percento degli argentini è ancora povero. Ovviamente questo ha scatenato la reazione delle quattro entità agrarie, che si sono unite, e hanno dichiarato una serrata, non uno sciopero, una serrata che dura ormai da 78 giorni.” Una serrata non è indetta dai dipendenti, ma è uno stop lavorativo del datore di lavoro, mentre gli agricoltori – e cioè i “peones” –  continuano a coltivare la terra dei proprietari: “Chi sciopera sono i padroni o quelli che affittano i campi” spiega il corrispondente.

“I giornali e i media, che sono tutti liberisti – fa notare Piovesan – e appoggiano l’establishment, hanno preso la palla al balzo e sparano a zero, tutti i giorni, contro il governo e sostenendo gli agricoltori. I quali, dopo aver fatto una serrata di una ventina di giorni con blocchi stradali, che hanno praticamente fatto aumentare il prezzo della carne e altri prodotti, hanno pensato che il governo sarebbe stato disposto a cedere, come cercavano di far passare i media. Invece il governo non è assolutamente disposto” afferma Piovesan. Infatti il governo non può arretrare di un passo, per non ritrovarsi contro altri attori dell’establishment che avanzano altre richieste, che vogliono cioè “avere di più” indica Piovesan.

“Il governo l’altro giorno – Kirchner l’ex presidente – ha ristrutturato il partito giustizialista e ha emesso un comunicato durissimo, accusando – i proprietari – di essere destitucientes: che vuol dire che tentano di fare il golpe.” I contadini, che si sono visti isolati dalla gente comune, che da poco ha cominciato a vivere in condizioni di vita dignitose e di benessere, “temono che se facessero i blocchi stradali, impedissero l’arrivo di carne, frumento e altri beni alla gente – dice Piovesan – avrebbero ancora di più contro la maggior parte delle persone.” I latifondisti, mentre da un lato potrebbero trovare nella popolazione (e nel governo) un freno alle loro richieste, trovano appoggio “nei media e nell’opposizione” dice Piovesan.

La situazione, dunque, è lineare: “Il governo vuole da chi sta guadagnando molto più imposte per cercare di dar da mangiare a coloro che lo votano. Chi ha votato Nestor Kirchner e poi sua moglie Christina con il 46% dei voti? L’hanno votato le classi dei poveri, ovviamente, perché finalmente hanno avuto qualcosa. Ora Kirchner vuole dare di più, anche perché pensa alle prossime elezioni”, spiega chiaramente Piovesan.

Inoltre su questo scenario cala anche un altro fattore fondamentale: il tipo di coltivazione diffusa in Argentina. Va detto che il tipo di vegetale più diffuso, soprattutto nella zona di Entre Rios, è la soia, quella transgenica. Perché visto che è “più facile da coltivare, vale più soldi e tutti coltivando soia la piantano al posto degli allevamenti, del mais e questo fa sì che l’Argentina potrebbe dimostrarsi in un Paese come una monocoltura”, segnala Pavesan.

A questo punto ci si chiede come potrà finire questa contesa, o almeno come evolverà la situazione. Piovesan, giornalista di lunga esperienza, crede che “questa volta l’establishment, specialmente i latifondisti, non avendo i carri armati come nel 1930, 1955 contro Peron o nel 1976 quando hanno fatto il golpe. Ci sono sempre stati i latifondisti. Questa volta esiste solo un golpe mediatico, con un altro tema – specifica Piovesan – che gli altri settori come banche, industrie non ne vogliono sapere perché a loro sta andando bene.”

Da cosa si deduce che il “golpe” sia mediatico? Semplicemente dai sondaggi, che rimbalzano anche qui nel nostro paese, che segnalano un forte calo di gradimento (oltre 20 punti percentuali) per Cristina Kirchner. La presidentessa è stata eletta con il 45,2% delle preferenze. Voti derivati dalla maggioranza di persone che appartengono ad un ceto medio basso, le stesse che avrebbero un ritorno economico dal rialzo delle imposte. Dunque com’è possibile che cali il tasso di gradimento di un governo salito al potere perché apprezzato dalla popolazione che sta lavorando in un’ottica di economia re-distributiva? “Chiunque di noi sa un po’ come vanno le politiche – dice Piovesan – capisce queste cose. I latifondisti hanno molti soldi. Possono fare una serrata di 80 giorni, che è impensabile che la possa fare un’industria, è perché la terra continua a produrre. Naturalmente hanno preso delle agenzie che fanno loro i sondaggi. Come: Cristina non è più popolare, scende la popolarità e simili. Il governo la settimana scorsa a pagato a sua volta quattro imprese di sondaggi che hanno invece detto il contrario” racconta Piovesan.

La sensazione che si registra tra la gente comune è che ci sia il timore di restare incastrati un’altra volta. Per questo motivo appoggiano il governo. Ma nello stesso tempo “la classe media e la classe alta, leggendo i loro giornali, hanno una percezione diversa”, continua Piovesan.

Quello che sta accadendo, facendo un parallelismo più che sensato, è una situazione simile a quella venezuelana post-golpe. “Solo che Chavez è riuscito, in un altro settore rispetto a quello argentino ovviamente, a cacciare tutti coloro che c’erano nella sua holding petrolifera e quindi è risuscito a vincere. Qui invece Kirchner non può cacciare nessuno. I latifondisti hanno il loro terreno e su quello giocano”, continua Piovesan. Uno scontro epocale come detto all’inizio ma con un risultato molto incerto. Infatti se da un lato il governo ha in mano un “potere di voto” è anche vero che i proprietari possono appunto “giocare” sulla loro forza di produzione. Possono cioè resistere con la serrata semplicemente perché la terra continua a produrre. I contadini stanno “stoccando tutta la produzione in attesa che il governo ceda – rivela Piovesan -. Hanno comprato dei silos mobili, che sembrano dei giganteschi dinosauri colmi di cereali, in attesa di poter riesportare. Ma Kirchner, dopo 5 mesi di governo non può dimostrare di cedere con nessuno.”

La prossima settimana la Presidentessa verrà per la prima volta in Italia per il convegno della FAO, insieme a Lula. Due dei maggiori produttori del mondo: “L’Argentina, con 40 milioni di persone, produce alimenti per quasi 500 milioni di persone. Il Brasile, a parte il problema dell’alto valore del Reales, mentre l’Argentina può mantenere il cambio 1:3 e quindi i suoi costi sono molto ma molto minori del Brasile, anche Lula verrà a dire che farà dell’Amazzonia il granaio del mondo – spiega Piovesan -. Vengono con una forza di integrazione che è, in questo momento, superiore a quella che può essere la forza d’integrazione europea.”

 

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