“Campanopolis”, il “Medioevo” creato da un italo – argentino — Lombardi nel Mondo

“Campanopolis”, il “Medioevo” creato da un italo – argentino

A pochi minuti dalla Capitale dello Stato argentino si trova un “paesino” da favola. Una cittadina in cui la fantasia e la realtà si confondono man mano che si percorre. La chiamano “Campanopoli”, una città vuota…

A pochi minuti dalla Capitale dello Stato argentino si trova un “paesino” da favola. Una cittadina in cui la fantasia e la realtà si confondono man mano che si percorre. La chiamano “Campanopoli”, una città vuota.

A Campanopoli, sembra di stare nel Medioevo europeo, allontanati dal caos della grande megalopoli del Rio de la Plata.

Un amico italiano, al suo arrivo in Argentina, una volta mi disse: “Ho visto dall’aereo la città dei bambini … quella fatta da Evita Peron!”.

Per un momento io rimasi confuso. Come mai? Poi mi resi conto che, durante la manovra di atterraggio all’aeroporto internazionale di Ezeiza, era proprio Campanopoli (Partido di Gonzalez Catan), quella che lui vide dall’alto.

Chi l’ha fatta?

Come l’architetto Gaudì immaginò il Parco Guell o la Sacra Famiglia a Barcellona, Antonio Campana, figlio di un emigrato italiano che si dedicò all’industria dell’alimentazione, immaginò e fece costruire questa cittadina medievale vuota.

Si dice che Campana costruì quelle piccole stradine e quegli edifici senza nessun disegno né conoscenza di architettura.

Ecco perchè sorprende questo “paese delle meraviglie” curato da Rodolfo Tobar. Lui stesso racconta che ogni giorno si scoprono dei nuovi particolari non visti mai prima.

La città della famiglia Campana (Campanopoli), come ho detto, si trova a González Catan, distante trenta minuti da Buenos Aires.

Il suo autore, l’italo-argentino Antonio Campana, pensò una città vuota, senza abitanti, in cui la fantasia non abbia confini e i materiali usati siano riciclati oppure facenti parti della storia argentina.

Tuttavia, durante un breve periodo, la città fu aperta per aiutare la Fundación del Padre Mario, di cui abbiamo già parlato in puntate precedenti.

Ciò portò delle brutte conseguenze come la rapina di ogni tipo di oggetto sia dai musei sia dalla casa. Ecco perchè rimase chiusa al pubblico. Un peccato.

Addentriamoci un po’ di più nel profondo della storia di Campanopoli. Antonio Campana comprò 200 ettari di pianura, fiumi, fiumiciattoli, laghi e boschi oltre trentacinque anni fa, nel 1976 circa.

Piantò degli alberi sul terreno carsico e iniziò la costruzione di una città eclettica. Dopodiché, durante cinque anni, il CEAMSE espropriò queste terre per scaricare e depositare i rifiuti urbani, rovinando ancora di più il sottosuolo di Campanopoli.

I terreni, oltre ad essere la base d’appoggio della città medievale, risalgono ai tempi della creazione del paese.

Infatti, Ulrico Schmidt, marinaio tedesco, scrisse sulla bitácora che uno degli sbarchi del fondatore di Buenos Aires, Pedro de Mendoza, si fece presso la confluenza del fiume grande (Matanza) e il piccolo (Fiumiciattolo Morales), ormai sui terreni di Campanopoli. Proprio lì c’è una fitta riserva ecologica con flora e fauna molto particolari.

D’altronde, il professore e storico italo – argentino, Alfonso Corso, assicura che il casolare che c’era all’epoca in cui Campana comprò il terreno data 1843, e il suo proprietario era il capo federale, Brigadiere Generale Juan Manuel de Rosas.

Pare che la casa era stata affidata a uno dei suoi dipendenti e, Rosas, si ospitava lì quando visitava quella parte del suo territorio.

Solo nel 1983, Campana recuperò le sue terre, piene di rifiuti di ogni tipo. Ovviamente dovette piantare nuovi alberi, livellare il terreno e pulirlo di macerie.

“Ci sono 25.000 alberi diversi e quattro ombú trapiantati, c’erano oltre due milioni di metri cubi d’immondizia difficile da riciclare”, afferma Ricardo Tobar.

Antonio frequentava le solite vendite all’asta e comprava quello che gli interessava. Così formò diversi piccoli musei.

Poltrone da barbiere, trappole, antiche macchine da scrivere, televisori e radio vecchie, monete, oggetti di legno, colonne tolte dalla Galleria Pacifico poi rifatta, una scala appartenente a una casa di San Telmo, una palizzata dell’ippodromo di Palermo, statue -venute dalla Croazia- per il Monumento alla Bandiera di Rosario ed altro si possono trovare esibiti li.

A fianco della piazza centrale, vicino al Cabildo, si trova il primo carro dei vigili del fuoco usato nella Capitale dello Stato.

Campanopoli conta inoltre, con un eliporto, una cappella e un altare fatto apposta per un matrimonio. Però, Antonio Campana morì senza finire la sua opera. Gli ultimi anni della sua vita li dedicò a costruire questo villaggio che nasconde ancora molti segreti.

All’interno del bosco ci sono dodici casette che sembrano uscite da un racconto di fate, ponti di legno, mulini a vento olandesi, carrozze di treni … incredibile insomma.

Qualche anno fa, Oscar, il figlio più piccolo di Antonio, pensò di finire quanto iniziato dal padre e di sfruttarlo commercialmente.

In questo senso si sono filmate varie pubblicità a Campanopoli e si sono svolti degli eventi importanti, visto che la maggioranza delle case hanno bagni, acqua, fognatura ed energia elettrica.

Insomma, una città medievale maggiormente vuota, quasi fatata, costruita sui rifiuti, con materiali di riciclaggio, allontanata dalla post – modernità, in cui nel solo entrare, s‘inizia un viaggio nel passato remoto. Da meravigliarsi.

 

Jorge Garrappa Albani – Redazione Portale Lombardi nel Mondo

www.lombardinelmondo.org – jgarrappa@hotmail.com

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