Il Venezuela nel caos — Lombardi nel Mondo

Il Venezuela nel caos

Manifestazioni di piazza, scontri, repressione, accuse e controaccuse, il Paese rischia di precipitare verso il disastro economico e democratico. Le preoccupazioni aumentano

La polizia venezuelana ha effettuato perquisizioni a tappeto arrestando, il 13 marzo, sei persone (“sei criminali”, ha dichiarato il presidente Nicolás Maduro) coinvolte nelle manifestazioni che da febbraio dilagano ormai in tutto il paese e contro cui il governo ha annunciato misure sempre più drastiche. Nelle case degli arrestati sarebbero stati trovati armi ed esplosivi.

In piazza, dal 4 febbraio, ci sono studenti e oppositori del governo che manifestano contro la crisi economica, la criminalità e la repressione. Gli ultimi scontri, il 13 marzo, sono avvenuti a Valencia, capitale dello stato di Carabobo, 200 chilometri a ovest di Caracas. Tre persone sono morte per colpi d’arma da fuoco. Dall’inizio delle proteste, nelle violenze tra manifestanti e forze dell’ordine sono morte in tutto 28 persone.

Molte associazioni di difesa dei diritti umani denunciano torture e abusi sessuali contro i civili. I responsabili, secondo ong e dimostranti, sono principalmente le forze dell’ordine, ma sarebbero in azione anche gruppi irregolari filogovernativi, anche se Maduro respinge tutte le accuse. A Ginevra, nel corso di una riunione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la procuratrice generale del Venezuela, Luisa Ortega Díaz, ha affermato che “quelle che sono iniziate come dimostrazioni pacifiche si sono trasformate in violenza e caos”.

Gli avvenimenti preoccupano anche gli Stati Uniti: “La situazione in Venezuela sta cadendo a pezzi di fronte a noi e, a meno che non avvenga un miracolo, cioè che l’opposizione o il governo facciano un passo indietro, il paese precipiterà verso il disastro economico e democratico”: è la dichiarazione pessimista sulla crisi in Venezuela del generale John Kelly, capo del Comando sud degli Stati Uniti, che copre la regione del Sud e Centro America e dei Caraibi.

L’instabilità nel paese ha occupato gran parte dell’incontro di Kelly con la commissione del senato per gli affari militari, durante il quale il marine ha espresso preoccupazione per il degrado della democrazia in Venezuela, ma anche la fiducia sulla capacità dei venezuelani di risolvere la situazione “senza perdere il controllo e rischiare ulteriori violenze”.

Anche il governo statunitense ha espresso molte preoccupazioni: il segretario di stato John Kerry ha ammesso che Washington non esclude la possibilità di imporre sanzioni contro Caracas, modificare la politica dei visti d’ingresso o congelare i beni di persone che risultassero coinvolte in violazioni dei diritti umani in Venezuela.

 

Fonte: www.internazionale.it

 

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