Cartoline (35) — Lombardi nel Mondo

Cartoline (35)

Mestieri dell’emigrazione – I seggiolai di Gosaldo, con la cassetta degli attrezzi in spalla, prima a piedi, poi in bicicletta, raggiungevano dopo giorni e giorni i luoghi di lavoro: in Toscana, Romagna e all’estero…
Cartoline (35)

Agordino – seggiolaio

I seggiolai di Gosaldo, con la cassetta degli attrezzi in spalla, prima a piedi, poi in bicicletta, raggiungevano dopo giorni e giorni i luoghi di lavoro: in Toscana, Romagna e all’estero…

Chissà che in qualche struttura pubblica dismessa, non possano un giorno alloggiare permanentemente i manichini, i documenti, le fotografie, le lettere, gli oggetti di lavoro e i manufatti raccolti dai volontari per testimoniare un’attività che ha segnato una parte della storia di questo angolo dell’Agordino.

La crisi dell’area mineraria di Valle Imperina indusse gli abitanti della zona a rispolverare il mestiere del seggiolaio e a farlo diventare un lavoro artigianale ricercato. E che gli agordini fossero ben noti per la sapienza del far seggiole e impagliarle, lo testimoniano antichi documenti. Sul finire del XVI secolo, un censimento della Repubblica di Venezia certificava che nella Parrocchia di San Salvador «una famiglia su sei aveva il capofamiglia foresto». Fra questi anche dei bellunesi: «alcuni facoltosi merciai ma anche Bortolomio consa carieghe da Agordo». Ma perché, da esperienza solitaria ed episodica, diventasse fenomeno di “massa”, occorre aspettare il XIX secolo.

È sul finire del 1800 che compaiono i primi apprendisti, segno di un mestiere organizzato che presuppone l’insegnamento e la continuità della professione cui si legava una resa più che da sopravvivenza. Un lavoro comunque duro e faticoso, mai stanziale ma soggetto a continui spostamenti. I seggiolai partivano dalla propria casa a fienagione completata (segnavano le partenze le sagre, il 16 agosto di S. Rocco – a Tiser detta «delle valigie» – e il 24 di S. Bartolomeo), con la cassetta degli attrezzi in spalla e pochi oggetti personali. I primi si limitarono al Veneto, poi seguirono mete via via più lontane: Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio e, all’estero, la Francia centro-meridionale. Ogni cittadina o zona poteva avere due o tre squadre di lavoro, organizzate con tanto di “cucina” da campo. Ad aiutare negli spostamenti arrivarono, solo ai primi del ‘900, il carretto, subito seguito nel 1910 dalle biciclette.

Con quest’ultima, ai gruppi di sette-otto seggiolai che si lasciavano l’Agordino alle spalle percorrendo la valle del Mis, bastavano tre giorni per raggiungere il Piemonte. Infine venne il treno negli anni Trenta del secolo scorso – la tratta elettrificata serviva Agordo e le sue miniere collegandolo con la linea per Padova a Bribano – e allora fu tutto un calcolo, secondo il principio della massima resa con la minor spesa, per adeguare al meglio i tempi del lavoro con le agevolazioni tariffarie offerte dalle ferrovie.

Aspetto del tutto originale e furbesco del migrar dei seggiolai agordini, l’invenzione di un linguaggio particolare detto «El scapelament dei conthe». Un gergo comprensibile solo agli addetti ai lavori, per trasferire informazioni e segreti alla presenza di orecchie indiscrete, soprattutto se erano quelle dei clienti. Un libricino, edito dal Club Unesco, raccoglie le parole usate dai seggiolai di Rivamonte, diverse da quelle dei colleghi concorrenti della vicina Gosaldo, che danno con immediatezza la voluta ermeticità della parlata.

Sandra Re, figlia di emigranti in Svizzera, ha presentato la sua tesi di laurea inerente proprio «I seggiolai ambulanti dell’Agordino». Storia? Sì, ma che non finisce. L’antico mestiere, infatti, non è solo oggetto di studio e ricerche, ma continua nella tradizione locale.

A Gosaldo sono ripresi i corsi per seggiolai (e anche per fabbricare «scarpet») organizzati dal Club a Rivamonte e tenuti da esperti «conthe». L’arte quindi si tramanda ed è sempre richiesta. Unica, grande differenza rispetto al passato, è che non serve più andar per il mondo in cerca di clienti: arrivano da soli. (http://www.infodolomiti.it/dolomiti.990002371-0.run)

 

 

Cartoline, rubrica a cura di L. Rossi (Bochum)

www.luigi-rossi.com

 

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