Nelle fattorie del Brasile multietnico alla ricerca della top model perfetta — Lombardi nel Mondo

Nelle fattorie del Brasile multietnico alla ricerca della top model perfetta

Alte, bionde, sangue tedesco o italiano e un pizzico di discendenza slava. Ecco il mix genetico delle top model. I talent scout hanno individuato una zona: il Rio Grande do Sul. Dove è nata Gisele Bündchen, scoperta nel 1994. di Alexei Barrionuevo

Restiga Seca (Brasile) – Prima di mettersi in viaggio a bordo di un suv rosa e setacciare i cortili scolastici e i centri commerciali del Brasile meridionale, Alisson Chornak studia libri, mappe e siti web per capire la composizione etnica delle diverse città e farsi un’idea dell’aspetto dei loro abitanti di discendenza europea.

 

 

L’obiettivo, stando a Chornak e ad altri “scopritori di modelle”, è quello di individuare la giusta miscela genetica di sangue tedesco e italiano, magari con l’aggiunta di un che di russo o slavo. È questa combinazione, dicono, che produce le ragazze alte e magre, con i capelli lisci e la pelle e gli occhi chiari che il Brasile esporta con enorme successo sulle passerelle di New York, Milano e Parigi.

 

Ma dal 1994, anno in cui Gisele Bundchen, la modella più pagata del mondo, fu scoperta in una cittadina non lontana da qui, la situazione nel Paese è cambiata: oggi infatti, a dispetto del tipo di bellezza rappresentato con successo dalla Bundchen in patria e all’estero, le donne brasiliane hanno prevalentemente la pelle scura. Del dibattito che ruota attorno all’aspetto della società brasiliana – e di come questa dovrebbe essere rappresentata – si sono occupati anche i procuratori, che in occasione della “Settimana della Moda” di San Paolo, la più importante rassegna di moda del Paese, hanno imposto l’assunzione di modelle di discendenza africana o indigena in percentuale non inferiore al dieci per cento.

 

Ma, a dispetto di questi cambiamenti, oggi le nuove modelle vengono scoperte soprattutto tra le piccole fattorie del Rio Grande do Sul, uno Stato che fu colonizzato soprattutto da tedeschi e italiani e la cui popolazione è pari a un ventesimo di quella nazionale. Stando ai “model scout” infatti, in oltre il settanta per cento dei casi le modelle brasiliane sono originarie dei tre Stati più meridionali del Paese, che certo non riflettono il crogiolo multietnico del Brasile, dove più della metà della popolazione non è bianca.

 

E mentre le pagine delle riviste illustrano l’intera gamma delle bellezze locali, alternando modelle bianche a donne dalla pelle scura, sulla passerella – vero banco di prova per le modelle che sperano di lavorare all’estero – il tasso di diversità cala precipitosamente. I procuratori che hanno indagato sulle accuse di discriminazione rivolte alla Settimana della Moda di San Paolo, hanno scoperto che solo 28 delle 1128 modelle impiegate agli inizi del 2008 avevano la pelle scura. Un fatto che evidenza una discrepanza tra ciò che molti brasiliani considerano “bello” e il tipo di bellezza che il Paese esporta all’estero. E mentre le attrici Juliana Paes e Camila Pitanga, dalla pelle scura, sono considerate tra le brasiliane più sexy, all’estero si affermano invece la Bundchen e altre modelle originarie del sud.

 

Alcuni “scopritori di modelle” hanno timidamente iniziato a perlustrare regioni meno “bianche” del Paese, e recentemente uno stilista brasiliano, Walter Rodrigues, ha inaugurato la Settimana della Moda di Rio con venticinque modelle, tutte dalla pelle nera. Intanto, qui nel sud, gli scopritori continuano a dedicare maggior parte del proprio tempo alla ricerca della futura Gisele e non hanno intenzione di scusarsi per assecondare una tendenza che, dicono, “vende bene”.

 

Dilson Stein, che scoprì la Bundchen quando questa aveva solo tredici anni, ha definito il Rio Grande do Sul uno scrigno di ragazze bellissime e potenziali modelle. Un anno prima di scoprire la Bundchen, i cui genitori sono di origini tedesche, Stein aveva scoperto Alessandra Ambrosio, all’epoca dodicenne e oggi famosa per le foto apparse sul catalogo di Victoria’s Secret. La ricerca di nuovi talenti oggi è affidata soprattutto a “scout” più giovani, come Chornak. Con una prontezza da felino, questi salta fuori dall’auto per inseguire una ragazza alta, che indossa una felpa con cappuccio. “Hai mai pensato a fare la modella?”, le domanda. Chornak si ferma poi presso una piccola piantagione di tabacco per fare visita a Michele Meurer, una sedicenne dagli occhi blu da lui scoperta mentre si recava a scuola in bicicletta. La prima volta che andò a San Paolo, la ragazza – timida e riservata – pianse profusamente, e la volta successiva ha resistito solo sei giorni prima che Chornak la rispedisse a casa. Prima di accompagnare la figlia a San Paolo, sua madre, la cui prima lingua è il tedesco, non aveva mai lasciato la cittadina. Chornak consiglia alla ragazza di usare della crema solare mentre lavora nei campi, e fare attenzione a ciò che mangia. Suo padre, pieno di orgoglio, l’ha iscritta a un corso d’inglese, nel caso dovesse recarsi all’estero. “Voglio poter dare loro una vita migliore”, afferma Michele tra le lacrime, a proposito dei suoi genitori. Recentemente, la giovane è stata di nuovo a San Paolo, dove Chornak l’ha fatta alloggiare in un appartamento di tre stanze insieme ad altre undici ragazze. Ma due settimane prima della Settimana della Moda di San Paolo, Michele ha fatto i bagagli ed è partita. “Sono molto dispiaciuto del fatto che Michele abbia lasciato tutto – conclude Chornak – Avevo investito molto su di lei”.

 

di Alexei Barrionuevo

Traduzione di Marzia Porta (09 giugno 2010)

 

Fonte: New York Times/la Repubblica

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