Fascisti in Italia e in Europa: fermiamoli subito — Lombardi nel Mondo

Fascisti in Italia e in Europa: fermiamoli subito

Oggi numerosi nostalgici della dittatura hanno festeggiato a loro modo i novant’anni dalla Marcia su Roma: a Predappio, per omaggiare la tomba di Benito Mussolini, si sono radunati fascisti, arditi, avanguardisti, ridicoli personaggi in costume da legionario o da federale. Non si contavano le braccia tese, i saluti romani, i gagliardetti e le bandiere nere.
Fascisti in Italia e in Europa: fermiamoli subito

Fermare l’esaltazione del fascismo – foto: giornalettismo.it

Fino a pochi anni fa un comico come Corrado Guzzanti poteva ironizzare tranquillamente sui “fascisti su Marte“. Oggi numerosi nostalgici della dittatura hanno festeggiato a loro modo i novant’anni dalla Marcia su Roma: a Predappio, per omaggiare la tomba di Benito Mussolini, si sono radunati fascisti, arditi, avanguardisti, ridicoli personaggi in costume da legionario o da federale. Non si contavano le braccia tese, i saluti romani, i gagliardetti e le bandiere nere. Ci sarebbe da sorridere. E invece occorre preoccuparsi per un paese che lascia far erigere un monumento al generale Graziani, quello delle armi chimiche e delle stragi di civili nella guerra d’Etiopia. Sarebbe come se in Germania edificassero un mausoleo per Goebbels. L’indignazione per la parata fascista del 28 ottobre è durata il tempo perché si diffondessero alcuni video su youtube. Non so se bisognasse vietare questo chiaro episodio di propaganda (ci sarebbe un articolo della Costituzione in merito, oppure no?) o fermare con la forza i manifestanti.

Sarebbe necessaria una risposta culturale: così si dice spesso, ma per ora quel misto di volgarità, maschilismo e allusioni violente, tipico di un linguaggio fascista, è davvero presente nei discorsi di molti politici italiani perché purtroppo piace molto alla gente. Così impunemente si può esaltare ancora Mussolini. È chiaro che non è accettabile sorvolare sull’episodio, anche perché, se ci guardiamo intorno in Europa, inquietanti ombre nere si diffondono. Generate dalla crisi economica, nutrite da mai sopite istanze nazionaliste ed identitarie, rinvigorite dalle varie forme di razzismo verso i “diversi”.

Affermava recentemente lo storico Miguel Gotor: “a settembre sono rimasto molto colpito dal raid di Alba Dorata nel mercato di Atene, contro gli ambulanti. Quell’evento, e anche la blanda reazione che ha suscitato, è il segnale di un nuovo radicamento di una certa idea di violenza e sopraffazione del più debole che la crisi economica non fa altro che acuire. Le pulsioni fasciste e autoritarie e i consensi che ricominciano a suscitare sono un problema europeo prima che italiano. È evidente l’insofferenza della maggior parte dei .popoli europei verso le istituzioni della democrazia rappresentativa. Questa ondata di sfiducia può costituire un brodo di cultura, una palude, in cui piante antiche possono rifiorire e prosperare. Il qualunquismo, ad esempio, è sempre stato un terreno preparatorio all’affermazione di idee liberticide. L’antipolitica, la generalizzazione sulla disonestà di chi governa, è un pensiero, un’ideologia che crea un clima di distacco e scoramento verso la democrazia che può favorire l’ascesa del neofascismo”.

Già, la Grecia. Mentre, in un pericoloso esacerbarsi dei toni, nelle numerose manifestazioni e negli imponenti scioperi, appariva sempre più spesso l’effige della Merkel vestita da gerarca nazista, i veri e propri neonazisti greci si distinguevano per episodi di violenza. Contro stranieri, disabili, gente normale ostile alle loro idee.

In settembre questa era la situazione: “Questi fascisti marciano per tutta Atene indossando camicie nere e brandendo torce accese, agitando un emblema che si ispira a una svastica, gridando tutto il loro disprezzo per il processo politico. Eppure, in tutta Europa continuano a essere trattati alla stregua di un semplice sintomo della crisi economica greca.

Una volta i delinquenti di ultradestra uscivano ad aggredire gli immigrati soltanto a notte fonda. Adesso lo fanno in pieno giorno, ormai senza timore delle conseguenze delle loro azioni, visto che di rado ce ne sono. Nelle ultime settimane sono aumentati il numero e la gravità delle aggressioni. Oltretutto, se li denunciano alla polizia, i migranti rischiano perfino di essere arrestati.

Non solo i crimini contro gli immigrati in Grecia contano davvero poco: molti esponenti della base di Alba dorata appartengono alle file della polizia. I sondaggi condotti in occasione delle elezioni del maggio 2012 lasciavano intendere che in alcuni quartieri urbani fino al 50 per cento degli agenti della polizia greca ha votato per il gruppo razzista, che oggi occupa il sette per cento dei seggi in parlamento.

Gli accoltellamenti, le botte, le aggressioni in moto sono diventati a tal punto routine che in molte aree della capitale ormai gli immigrati hanno paura a uscire da soli. Se la Grecia per lungo tempo ha avuto sul proprio territorio una notevole popolazione migrante – fino all’80 per cento dei profughi che entrano nell’Unione europea lo fa passando da qualche porto greco -, le famiglie venute nel paese in cerca di sicurezza adesso temono per la vita dei propri figli.

Un recente rapporto stilato da Human Rights Watch e intitolato “Hate on the Streets“ (L’odio per le strade), ha assodato che “le autorità nazionali, come anche l’Ue e la comunità internazionale nel suo complesso, paiono non voler vedere” la violenza xenofoba che si sta scatenando in Grecia.”

Non c’è soltanto la crisi economica, non c’è soltanto la Grecia. Tutta l’Europa dell’est è percorsa da formazioni fasciste che magari cambiano nome nel corso del tempo ma che testimoniano una radicata presenza di componenti antidemocratiche e razziste. Ungheria, Russia, Ucraina. Quest’ultimo paese, che alle recenti elezioni politiche ha visto il trionfo sospetto del partito filo russo dall’attuale presidente Yanukovic, è solcato da episodi di aggressione fascista soprattutto contro la comunità omosessuale, particolarmente presa di mira in quella regione. Nel maggio scorso si doveva tenere il primo Gay Pride dell’Ucraina.

Tutto è stato cancellato. “Gli organizzatori sono stati costretti ad annullarla a causa delle minacce dell’estrema destra. La polizia, infatti, gli ha informati (all’ultimo minuto) che un gruppo di 500 ultra-nazionalisti e fanatici cristiani si dirigeva verso il luogo di inizio della manifestazione (che pure era stato mantenuto segreto fino all’ultimo minuto, altra chiara indicazione delle difficoltà a cui é confrontata la comunità LGBT in questo paese) e, onde evitare incidenti e proteggere i presenti (circa 150 persone), gli organizzatori hanno cancellato l’evento. La maggior parte dei presenti é stata allora trasportata in luogo sicuro con una scorta della polizia.

Il leader del movimento LGBT ucraino Gay Forum of Ukraine, Svyatoslav Sheremet, che si era trattenuto per spiegare a un gruppo di giornalisti lì presenti il perché dell’annullamento del Pride, é stato aggredito selvaggiamente da una decina di giovani si sono accaniti contro di lui, colpendolo a pugni e calci anche quando già era al suolo. Gli estremisti hanno attaccato anche le altre persone presenti a calci e pugni e lanciando gas lacrimogeni. Due persone hanno avuto bisogno di cure mediche. Le immagini di questa brutale aggressione hanno fatto il giro del mondo. Quanto avvenuto evidenzia il processo di deterioramento dei diritti umani in atto in Ucraina e mostra la situazione sempre più difficile che vive la comunità LGBT in questa repubblica ex-sovietica”.

Non è finita. L’Ucraina è in prima fila nel varo di leggi che puniscono la cosiddetta propaganda omosessuale, in nome della salvaguardia della tradizione: ortodossi, religiosi, comunisti e nazionalisti sono concordi nell’impedire, nel punire anche con il carcere qualsiasi manifestazione omosessuale. Successivamente viene proibita ogni manifestazione di dissenso. Le minoranze cominciano a perdere diritti. E le mani cominciano ad alzarsi per picchiare o per fare il saluto fascista… La deriva dunque va fermata subito.

Piergiorgio Cattani

Fonte: Unimondo

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