Chaco: da queste parti, il buon Dio non passò — Lombardi nel Mondo

Chaco: da queste parti, il buon Dio non passò

“Solo i terremoti provocano l’aiuto umanitario? Devono morire migliaia di persone affinché il mondo se ne accorga?”. Lo sguardo di un abruzzese che sa di che cosa sta parlando

Mempo Giardinelli è uno scrittore e giornalista italo – argentino nato a Resistencia (Provincia di Chaco), nel 1947.

Nel capoluogo provinciale risiede dal 1990 dopo anni di pellegrinaggio, compresi otto di esilio in Messico, durante la dittatura militare. Rientrò in patria all’epoca del governo democratico di Alfonsin.

Di origine abruzzese, il nonno Gaetano emigrò da Filetto (Provincia di Chieti) nel 1895 e fu uno dei fondatori del Partito Socialista Argentino.

Fondatore della rivista “Puro Cuento” tra 1986 e 1992. Ha pubblicato articoli, saggi e racconti in giornali e riviste di tutto il mondo. Le sue opere sono state tradotte in una dozzina di lingue.

Mempo ha pubblicato in Italia: La rivoluzione in bicicletta, Luna calda, Impossibile equilibrio, Il decimo inferno, Finale di romanzo in Patagonia, Visite fuori orario, Inchiostro sangue e Gente strana. Con il giallo Santo oficio de la memoria ottenne l’VIII Premio Internazionale “Rómulo Gallegos”, nel 1993.

La Fondazione Mempo Giardinelli è stata creata nel 1997 a Resistencia dal noto romanziere argentino, con l’intento di promuovere la lettura tra i bambini e opera nel Chaco, la provincia più castigata dell’Argentina, con la maggiore percentuale di popolazione indigena e con altissimi livelli di povertà degli abitanti.

Di fronte ad una situazione talmente disperante, la Fondazione Mempo Giardinelli ha dovuto occuparsi di compiti poco convenzionali ed estranei alla sua missione naturale, ossia di necessità immediate della popolazione infantile.

Quindi, la Fondazione Mempo Giardinelli, sta assistendo con provviste diverse mense scolastiche nei quartieri di periferia di Resistencia e creando in quel territorio dei “comedores”, ossia garages, magazzini e negozi che si trasformano in mense dove dei volontari distribuiscono un piatto caldo e una tazza di latte a bambini malnutriti, che vi si recano perché abbandonati o perché le loro famiglie non riescono a nutrirli.

Dopo la visita di Mempo Giardinelli a Piacenza, avvenuta nel 2003, in città si è creato un comitato per la raccolta fondi per la sua Fondazione.

Con i primi contributi raccolti a Piacenza, la Fondazione argentina ha allestito nuove mense infantili nel quartiere “Colonia Benitez”, alla periferia di Resistencia, che si chiama “Piacenza Solidaria”.

Benché in precedenza, Mempo Giardinelli abbia rifiutato la pubblicazione di concetti suoi su Internet, ha pubblicato una denuncia sulla situazione sociale nel suo Chaco natio, intitolato “Chaco – Argentina: Tobas, miseria sin fin”.

Fa paura e vergogna leggere quel rapporto con le immagini dolorose e dure che lo accompagnano.

“Solo i terremoti provocano aiuto umanitario? Devono morire migliaia di persone affinchè il mondo se ne accorga?” Comincia l’articolo.

“Stampa e TV globale vengono a vedere la strage della denutrizione che patiscono gli indiani che abitano l’“Impenetrabile” dice l’autore.

“La mia collega e amica, Cristina Civale, autrice del blog “Civilización y Barbarie” del giornale Clarín, m’invita ad accompagnarla. Non è il primo invito, invece sì la prima volta che accetto. Mi rifiutai di andare prima delle elezioni, perchè, ovviamente, qualsiasi impressione scritta si sarebbe interpretata da denuncia elettorale. Ed io sono convinto, da qualche tempo, che la spaventosa situazione socio – economica dei popoli originari del Chaco e il suo svuotamento socio – culturale, non sono mérito di un solo governo negli ultimi trenta o quaranta anni (abbiamo avuto civili e militari; peronisti, processisti e radicali) ma di tutti loro.”Assicura Giardinelli.

Poi descrive quello capitato in località Sáenz Peña, la seconda città della provincia (90000 abitanti), presso l’Ospedale Ramon Carrillo, il secondo più importante del Chaco.

“Civale prende nota –dice Mempo- e intervista pazienti indiani mentre io percorro corridoi, bagnati dalle infinite filtrazioni dai tetti, guardo le pareti rovinate e sporche, i cortili pieni d’immondizia e perfino un pozzo nero aperto, dal quale versano dei liquidi contaminati accanto alla cucina. Anche se l’ospedale è da poco verniciato, c’e’ dietro una scarica di spazzatura tra due padiglioni. Vetri e mobiliari rotti, relitti, radiografie, sassi e rifiuti chirurgici circondano i ricoveri in cui ci sono solo corpi sciupati dei malati di tubercolosi o Chagas. M’impressiona quanta gente è seduta sul pavimento, non so se sono pazienti o parenti, in qualche caso sarebbe uguale” confessa il giornalista.

Da Saenz Peña a Juan José Castelli, un paese di trentamila abitanti più noto come il “Portale dell’Impenetrabile”.

“Il disagio e la rabbia scoppiano all’osservare quello che rimase dell’allora Chaco boscoso. L’impero dei quebrachos centenari e una fauna meravigliosa, ora sono solo campi bruciati, di suolo sabbioso e desertico, aspettando i bulldozer che puliranno tutto per preparare il” festival della soia transgénica” che asola il nostro Paese.” Si lamenta Giardinelli.

Non possono altro che entrare all’Hospital de Castelli, che da servizio al 90 o 95 % della popolazione indiana di tutto l’Impenetrabile.

“Quello che vedo lì mi colpisce il petto, la tempia, i coglioni: almeno due dozzine di esseri umani in condizioni assolutamente infra – umane. Sembrano ex persone, appena pelle e ossa, corpi come quelli dei campi di concentramento nazisti. Una donna di trentasette anni che pesa meno di trenta chili sembra di settanta. Non riesce ad alzare le braccia, non capisce quello che gli è richiesto. Cinque metri più in là un’anziana è appena un mucchio di ossa sdraiato su di un letto traballante. L’odore di rancido è insopportabile, le mosche, grasse, sembrano invece sane, non ci sono chirurgi a vista e impera un silenzio pesante e accusatore come quello dei parenti che aspettano affiancati ai letti o buttati per terra nel corridoio, su di una coperta sporca, fermi come chi aspetta la Morte, quella maledetta che, nonostante tutto ciò, viene in ritardo.

Provando una furia nuova e crescente e un’impotenza assoluta, continua Giardinelli: “Chiedo a una giovane infermiera che pulisce un armadio vetrato se sempre è cosi. “Sempre -risponde alzandosi con un panno sporco in mano-, anche se ultimamente hanno tirato fuori un mucchio, da quando è venuta la televisione”. E’ magra, volto di bella gente: gli si vede più rassegnazione che risentimento. Sono quarantaquattro infermieri in tutto ma non ce la fanno a coprire i tre turni. Lavorano otto ore al giorno cinque giorni a settimana e prendono 1000 pesos (166 Euro) circa gli universitari e meno di 600 (100 euro) quelli sotto contratto, come lei. Quando piove, versa l’acqua dalle coperture forate e tutto diventa un inferno, dice accennando i soffitti rovinati e i pozzi neri puzzolenti in piena. E tutto si lava con solo acqua perche il cloro, non gliel’abbiamo”.

Dopo aver verificato altre vicende del genere, ripartono per Fortín Lavalle, Villa Río Bermejito, Puente La Sirena, El Colchón, El Espinillo ed altri. Decine di ranchos di fango e paglia albergano famiglie dell’etnia Qom (toba), in condizioni infraumane.

Secondo il giornalista italo – argentino, “queste terre – oltre i tre milioni di ettari furono vendute con gli indiani dentro. Sono oltre tre mila e stanno sempre lì però documenti di proprietà non ce l’hanno e non sanno come acquistarli. Gli amici del potere invece ce li hanno e come. Il risultato è la devastazione dell’Impenetrabile: quando il bosco si taglia, le specie animali spariscono, si esauriscono. Gli esseri umani pure. Anche se delle buone anime urbane dicano il contrario e si scandalizzino i dirigenti, parole dure come “sterminio” o “ genocidio ” sono ormai validi.”

Quella passeggiata di tristezza e oblio arriva alla fine. Mempo Giardinelli scrive a modo di epitaffio: “Da questa parte, il buon Dio non passò. Al tramonto sono spaccato, rotto e solo riesco a scrivere questi appunti, indignato, consapevole della sua inutilità”.

 

Jorge Garrappa Albani – Redazione Portale Lombardi nel Mondo

www.lombardinelmondo.org – jgarrappa@hotmail.com

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